Le proteste di Haiti
Migliaia di persone sono scese in strada a manifestare contro i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali
Migliaia di persone ieri ad Haiti sono scese per le strade della capitale Port-au-Prince e di altre città per protestare contro i risultati delle elezioni presidenziali di domenica 28 novembre. Almeno due persone sono morte negli scontri. Scuole, negozi e l’aeroporto internazionale di Port-au-Prince sono stati chiusi. I manifestanti hanno incendiato la sede centrale del partito dell’attuale presidente Rene Preval, molti altri hanno marciato verso gli uffici della Commissione Elettorale dove sono stati respinti dai soldati dell’ONU con gas lacrimogeni e pallottole di gomma.
I manifestanti si sono mobilitati quando il governo ha annunciato che Jude Celestin, candidato alle presidenziali per il partito al governo, è passato al ballottaggio del prossimo 16 gennaio al posto di Micheal Martelly, un cantante molto popolare ad Haiti e conosciuto con il nome di Sweet Mickey. Secondo i risultati ufficiali Martelly ha avuto 6.800 voti in meno di Celestin. «Se non ci danno Martelly, Haiti sarà messa a ferro e fuoco», ha detto uno dei manifestanti, «stiamo ancora vivendo nelle tende e Celestin spende soldi per i manifesti elettorali». Martelly ha tempo fino al 20 dicembre per contestare i risultati. Nessuno dei diciotto candidati aveva raggiunto il 50 percento dei voti al primo turno. L’altro candidato passato al ballottaggio è Mirlande Manigat, ex first lady.
L’ambasciata degli Stati Uniti ad Haiti ha fatto sapere in un comunicato stampa di essere molto preoccupata per la situazione del paese e di avere motivo di credere che i risultati annunciati ufficialmente dalla Commissione Elettorale non siano quelli corretti. Le elezioni di domenica 28 novembre si sono svolte in una situazione di totale disordine, mentre il paese continuava a combattere contro l’epidemia di colera che nell’ultimo mese ha già fatto più di duemila morti. Lo scorso 12 gennaio il paese fu colpito da un devastante terremoto che uccise quasi duecentomila persone. Circa un milione e mezzo di haitiani vivono da allora all’interno di tende e ripari improvvisati, che hanno contribuito ad aumentare le già precarie condizioni igieniche dei centri abitati e favorito il diffondersi del colera. Molte persone non hanno potuto votare perché i loro certificati elettorali sono andati persi durante il terremoto.