Le vespe a energia solare

Quelle orientali catturano i raggi solari e li usano per produrre energia nelle ore più calde della giornata

Gli esemplari di Vespa orientalis, per gli amici Vespa orientale, vanno a energia solare. La scoperta è stata resa possibile da uno studio condotto da Marian Plotkin dell’Università di Tel-Aviv, che ha pubblicato i risultati delle proprie ricerche sull’ultimo numero della rivista scientifica tedesca Naturwissenschaften. La Vespa orientale, spiegano i ricercatori, ha una particolare struttura nel proprio addome in grado di catturare i raggi solari e di trattenerne l’energia, che viene poi utilizzata dall’insetto. Questo spiegherebbe, almeno in parte, la particolare e distintiva striscia gialla che hanno le vespe orientali sul loro addome e aiuta a comprendere come mai questi animali diventino molto più attivi all’aumentare della temperatura dell’ambiente.

In genere, le vespe sono più attive nella prima parte del giorno, quando fa meno caldo, ma le vespe orientali sono invece un’eccezione e si danno molto più da fare nelle ore centrali della giornata. Da tempo i ricercatori si chiedevano come mai questa specie, che vive in un’ampia area compresa tra il vicino Oriente e l’India, si comportasse diversamente rispetto alle altre vespe.

Un primo legame tra presenza del sole e attività di queste insetti era stato notato da alcuni entomologi, che avevano osservato come le vespe scavassero con maggiore intensità i loro nidi nel terreno quando maggiore era l’esposizione ai raggi solari. Partendo da queste osservazioni, Plotkin ha approfondito lo studio delle vespe orientali per verificare se effettivamente siano in grado di sfruttare l’energia dei raggi solari.

Utilizzando un microscopio a forza atomica, un macchinario molto potente che consente di esaminare le strutture più intime della materia, i ricercatori hanno esaminato la struttura della cuticola (la “pelle”) di questi insetti, i cui strati più rigidi costituiscono la parte esterna del loro corpo, l’esoscheletro. La parte colorata di marrone dell’addome delle vespe orientali è formato da un insieme molto fitto di scanalature, alte appena 160 nanometri (un nanometro corrisponde a un milionesimo di millimetro). La parte colorata di giallo è invece fatta diversamente, spiega Matt Walker su Earth News della BBC.

È costituita da una serie di protuberanze a forma ellittica, ognuna delle quali contiene al proprio interno una piccola depressione delle dimensioni della capocchia di uno spillo. Ogni protuberanza è alta 50 nanometri e si intreccia con le altre. Alcuni test successivi hanno permesso di scoprire a che cosa servano queste strutture. In pratica, spiegano i ricercatori, impediscono alla luce di essere riflessa e di abbandonare il corpo delle vespe. La luce rimane intrappolata e accumulata per produrre energia.

La parte colorata di marrone aiuta a convogliare la luce verso l’area dell’addome colorata di giallo, intrappolando così maggiori quantità di luce. Le ricerche condotte con il microscopio hanno anche messo in evidenza un secondo livello nella cuticola costituito da un intricato insieme di strati di chitina (uno dei principali componenti dell’esoscheletro degli insetti) che fanno filtrare la luce verso uno speciale componente chimico, un pigmento, in grado di estrarre l’energia dai raggi solari.

Il pigmento si chiama xantopterina e «trasforma la luce in energia elettrica» spiega Plotkin. Questo potrebbe spiegare il comportamento delle vespe orientali, che si rivelano molto più attive a metà giornata, quando l’intensità della luce raggiunge il proprio massimo: «Pensiamo che parte dell’energia venga trasformata in un processo foto-biochimico che aiuta le vespe a ottenere maggiori forze per svolgere i loro compito come preparare i nidi».

foto: Wikipedia.org (EN)