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  • Lunedì 6 dicembre 2010

Il pessimo inizio di Ed Miliband

Il nuovo leader del partito laburista non se la passa affatto bene, dice il Telegraph

LONDON, ENGLAND - OCTOBER 25: Labour leader, and Leader of the opposition Ed Miliband, addresses Confederation of British Industry, (CBI), members at the annual CBI conference at the Grosvenor Hotel on October 25, 2010 in London, England. The CBI conference brings together leading politicians and business experts to discuss ways of delivering economic growth. (Photo by Dan Kitwood/Getty Images)
LONDON, ENGLAND - OCTOBER 25: Labour leader, and Leader of the opposition Ed Miliband, addresses Confederation of British Industry, (CBI), members at the annual CBI conference at the Grosvenor Hotel on October 25, 2010 in London, England. The CBI conference brings together leading politicians and business experts to discuss ways of delivering economic growth. (Photo by Dan Kitwood/Getty Images)

Ed Miliband è stato eletto segretario del partito laburista poco più di due mesi fa, al termine di un serrato confronto con suo fratello David, che inizialmente era dato per favorito: benché quest’ultimo avesse ottenuto maggiori consensi tra gli iscritti al partito e tra i parlamentari laburisti, le ingarbugliate regole congressuali del Labour e il grande vantaggio di Ed Miliband nei consensi dei sindacati gli hanno permesso di avere la meglio.

Al termine di una settimana oggettivamente disastrosa, il Telegraph ha dedicato un lungo articolo ai suoi primi due mesi da segretario laburista, stroncandolo e avanzando concretamente la possibilità che possa essere sostituito prima delle prossime elezioni politiche. Si tratta evidentemente di una tesi fuori dalla realtà, almeno per il momento, visto che le ultime elezioni risalgono a pochi mesi fa, e il Telegraph ha storicamente grandi simpatie per il partito conservatore. Al di là della tesi proposta, però, l’elenco dei guai e e degli errori compiuti in questi due mesi da Ed Miliband è corretto ed eloquente.

L’unica iniziativa avviata fino a questo momento dal Labour è la campagna per revisione delle posizioni del partito, di cui il Post si era occupato la settimana scorsa. Dal punto di vista personale, la cosa che ha fatto discutere di più è stata la sua decisione di prendere due settimane di congedo parentale in seguito alla nascita di suo figlio, che lo ha portato a essere assente dal dibattito politico per quindici giorni: secondo il Telegraph alcuni dirigenti laburisti l’hanno definita informalmente “una decisione politicamente corretta ma scorretta politicamente”. In ogni caso, i guai sono arrivati alla fine del congedo parentale: quando è tornato a occuparsi del Labour in prima persona.

Il 26 novembre Ed Miliband è stato ospite del Today Programme, un programma di interviste ai politici della BBC, condotto da John Humphrys. Davanti al continuo utilizzo da parte di Miliband dell’espressione squeezed middle, il “centro spremuto”, in riferimento alla fascia sociale a cui il Labour dovrebbe dare più attenzione, il giornalista gli ha chiesto di spiegarsi meglio. Miliband s’è barcamenato un po’, poi ha indicato la fascia di reddito intorno alle 26 mila sterline l’anno, poi si è incartato in un’affermazione poco chiara e di scarso contenuto: “Dobbiamo metterci in viaggio e capire dove vuole andare la gente di suo”. Il giornalista ha sorriso, come a prenderlo in giro.

Il problema grosso è arrivato mercoledì, nel corso del question time con David Cameron. Abbiamo detto di come il question time metta a dura prova i leader politici britannici. Nel suo libro di recente uscita, Tony Blair ne ha parlato come della più spaventosa e terrorizzante esperienza che è stato costretto ad affrontare nei suoi dieci anni da primo ministro britannico. Da mercoledì prossimo sarà così anche per Ed Miliband, probabilmente, visto come David Cameron lo ha massacrato.

Prima il leader laburista ha attaccato Cameron per il fatto che la disoccupazione nel paese rimane alta, mostrando però il fianco al primo ministro, che ha risposto facendogli notare che il Regno Unito l’anno prossimo crescerà più degli Stati Uniti e della Germania, mentre il Labour diceva che tagli avrebbero avuto effetti disastrosi. Poi ha continuato a pressare Cameron nel tentativo di fargli ammettere che la ripresa sta avvenendo lentamente, dando un’immagine disfattista a fronte di indicatori economici che fino a questo momento confortano il governo. Alla fine, ha preso un uno-due micidiale.

Cameron: «Ormai stai facendo questo lavoro da tre mesi, la gente comincia a chiedersi: ma quando ha intenzione di cominciare?»

Miliband: «Davanti a una risposta come questa non c’è da stupirsi se poi il ministro degli esteri descrive i membri di questo governo come “i figli di Thatcher”. È come negli anni Ottanta: siete fuori dalla realtà delle persone di questo paese»

Cameron: «Mia madre è ancora viva quindi può testimoniare che quanto dici non è proprio vero alla lettera. In ogni caso, meglio essere figlio di Thatcher che figlio di Brown»

https://www.youtube.com/watch?v=2PWWCD9_kYM
Il Telegraph dice che nel partito conservatore qualcuno ha detto che Cameron ha esagerato: che dovrebbe trattare meglio Miliband, perché la sua presenza gli conviene. In ogni caso, il leader del partito laburista sta avendo molti problemi a completare il suo staff e trovare collaboratori all’altezza. Il suo capo ufficio stampa si è dimesso. Il capo della sua campagna elettorale ha lasciato il suo incarico. “C’è un’atmosfera di disorganizzazione cronica nello staff di Miliband”, scrive il Telegraph.

I suoi consiglieri politico sono deboli. Miliband si prepara ai question time con tre consulenti giovanissimi e inesperti: i parlamentari Chuka Umunna e Ann McGuire, l’ex giornalista Polly Billington. Nemmeno i suoi sostenitori più entusiasti li ritengono all’altezza del compito.

James Purnell, brillante ministro del lavoro dell’ultimo governo laburista, ha rifiutato l’offerta di Miliband di fare da capo del suo staff. Roger Baker, il responsabile stampa del Labour, sta per lasciare l’incarico al partito per lavorare nell’ufficio del ministro ombra degli esteri, Yvette Cooper. Alan Johnson, ministro ombra delle finanze e influente dirigente del Labour, è su posizioni apertamente opposte a quelle di Ed Miliband.

Intanto è tornato a farsi vedere anche David Miliband, che due mesi fa sembrava sul punto di lasciare la politica. Ha incontrato i direttori di diverse testate per ringraziarli della copertura durante la campagna congressuale, è molto presente alla Camera dei Comuni, e secondo il Telegraph, il pezzo di partito che lo sostiene è determinato a “distruggere Ed, così come i seguaci di Margaret Thatcher nel partito conservatore volevano distruggere John Mayor”. Ma qui siamo di nuovo alle speculazioni. Di certo c’è che Ed Miliband in questo momento non se la passa benissimo. Potrebbe aiutarlo l’impopolarità della coalizione di governo, che sembra andare incontro a una pesante sconfitta alle elezioni locali del prossimo maggio. Ma gli serve una sterzata, se non vuole fare la fine di Iain Duncan Smith, il segretario conservatore a cui lo paragona il Telegraph, sostituito dopo appena due anni e senza avere affrontato una sola elezione.

(Dan Kitwood/Getty Images)