L’India vuole riaprire il caso Bhopal
Il governo indiano chiede un nuovo risarcimento per le vittime del disastro chimico del 1984
Il governo indiano ha presentato un ricorso per ottenere un nuovo risarcimento per il disastro di Bhopal. Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre del 1984 un incidente presso lo stabilimento chimico della Union Carbide nel Madhya Pradesh causò la fuoriuscita di oltre 42 tonnellate di isocianato di metile, che in forma di nube tossica si propagò nell’area intorno alla fabbrica uccidendo ottomila persone solo nelle prime settimane, più di ventimila in totale negli anni successivi.
Una ventina di anni fa la Union Carbide pagò circa 470 milioni di dollari al governo indiano come risarcimento per quanto accaduto. La società fu acquisita nel 1999 dalla Dow Chemicals, i cui legali sostengono che l’accordo raggiunto tra Union Carbide e governo ha di fatto esaurito ogni possibile futura richiesta contro la società per il disastro ambientale.
Lo scorso giugno, a distanza di oltre venticinque anni dal disastro, un tribunale indiano aveva condannato otto persone a due anni di carcere per quanto avvenuto nello stabilimento quel giorno. Una condanna considerata ridicola dalle organizzazioni che in tutti questi anni si sono occupati di assistenza medica alle vittime del contagio. Tra gli imputati infatti mancava il nome di Warren Anderson, principale esponente della Union Carbide all’epoca dell’incidente e accusato di essere uno dei principali responsabili di quanto accaduto quel giorno nello stabilimento.
«La compagnia è stata multata 11.000 dollari per aver causato le morti di più di 20.000 persone? Fa più o meno 55 centesimi a morte», aveva commentato Indra Sinha, uno scrittore inglese di origine indiana che negli ultimi quindici anni aveva seguito molto vicino il caso. «E le sofferenze sopportate per un quarto di secolo da 100.000 sopravvissuti malati? Undici centesimi ciascuno. Da quando esistono i risarcimenti danni, non si era mai stabilito un prezzo così basso per la salute di una persona, non si era mai stabilito un prezzo così basso per una vita umana».
A distanza di tanti anni gli effetti della perdita di gas tossici continuano a farsi sentire a Bhopal. Numerosi bambini nascono ogni anno malformati e con gravi disfunzioni, mentre i casi di cancro, diabete e di altre malattie croniche sono più alti rispetto alla media. Il governo indiano ha fatto sapere che questa volta vuole ottenere il massimo risarcimento possibile per le vittime, ma i tempi per il nuovo processo potrebbero essere lunghissimi. Lo stabilimento della Union Carbide, specializzata nella produzione di pesticidi, è ora abbandonato. Gli ambientalisti sostengono che nei terreni intorno sono ancora presenti molte sostanze tossiche.