I numeri per sfiduciare il governo ci sono, pare
Futuro e Libertà, UdC, ApI, Libdem e MpA hanno presentato una mozione di sfiducia al governo
Cominciamo da cosa è successo: al termine di un incontro nello studio di Gianfranco Fini, il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli, Raffaele Lombardo, Giorgio La Malfa, Paolo Guzzanti e Italo Tanoni sono giunti a un accordo e hanno presentato alla Camera una mozione di sfiducia al governo, anche questa da votare il 14 dicembre. Il testo della mozione, piuttosto articolato, dice:
La Camera dei deputati, preso atto che la delicata situazione internazionale, la crisi economica e monetaria che aggredisce l´Europa e lo stato di malessere sociale di ampie fasce della popolazione italiana richiedono la piena operatività di un governo solido e sicuro; alla luce della comprovata inadeguatezza dell´attuale esecutivo a garantire, oltre alle misure di contenimento del deficit, il risanamento strutturale della finanza pubblica e il sostegno della ripresa economica e dell´occupazione; auspicando l´avvio di una nuova fase politica della legislatura ispirata al senso di responsabilità nazionale e istituzionale con un governo capace di prendere le misure adeguate per evitare il declino del Paese e garantire il suo futuro civile ed economico; esprime, ai sensi dell´articolo 94 della Costituzione, la sfiducia nei confronti del governo.
La mozione di sfiducia è stata firmata da tutti i deputati di Futuro e Libertà, UdC, ApI, Libdem e MpA. L’unico che non ha firmato è distinguo: Gianfranco Catone, deputato di FLI che a questo punto lascerà il partito di Fini per tornare nel PdL. La presentazione della mozione rappresenta un fattore di notevole chiarezza in vista del 14 dicembre. Due settimane fa, quando tentammo di fare qualche conto in vista del voto di fiducia, appariva chiaro che il principale fattori di imprevedibilità sarebbe stato rappresentato dall’atteggiamento dei deputati finiani e in generale di quelli che si collocano in quella specie di “zona grigia” per cui non fanno parte della maggioranza ma potrebbero tranquillamente astenersi o comunque prendere decisioni in disaccordo con il resto dell’opposizione.
Aver firmato la mozione di sfiducia è certamente cosa diversa dal votare la sfiducia al governo tra undici giorni, ma il dato politico è comunque significativo e permette di fare due conti con maggiore cognizione di causa. Se chi ha firmato la mozione voterà la sfiducia al governo, e dando per scontato che a questi si aggiungano i deputati di PD e IdV, la situazione dovrebbe essere questa: 85 voti per il cosiddetto “terzo polo”, 206 per il PD, 24 per l’IdV. A questi si aggiungono i deputati Giulietti e Nicco, appartenenti al gruppo misto. In totale fa 317. La maggioranza assoluta alla Camera è 316. Al conto è già stata sottratta la deputata finiana Giulia Cosenza, in gravidanza e prossima al parto. Anche la deputata del PD Federica Mogherini è prossima al parto: dovesse mancare al voto, il totale sarebbe 316.
Poi ovviamente niente è ancora definitivo, e i giornali raccontano già dettagliatamente i tentativi del governo di erodere il blocco avversario. Si parla di corteggiamenti sfrenati nei confronti di Maurizio Grassano, conteso tra Tanoni e Pionati, e della finiana Catia Polidori. Ma la situazione per il governo sta peggiorando, non migliorando. «Facendo i conti della serva, la maggioranza non c’è più», ha detto il viceministro Castelli.