Cos’altro è uscito dai documenti di Wikileaks
Un punto della situazione delle cose più interessanti uscite nelle ultime ore
Poi forse a un certo punto si stancheranno, i giornali di mezzo mondo oppure i loro lettori, e quindi i contenuti dei rapporti diplomatici diffusi da Wikileaks perderanno l’attuale attenzione e visibilità. Fino a questo momento, però, la decisione di Wikileaks di diffondere i rapporti diplomatici a poco a poco e a scaglioni sta funzionando: permette alle testate di raccontare giorno dopo giorno fatti e notizie, facendo le verifiche del caso e adoperandosi in ricostruzioni con la pazienza che una diffusione di 250 mila documenti in un colpo solo non avrebbe certo permesso. Quello che segue è un punto della situazione delle storie rilevanti uscite nelle ultime ore.
Frattini “demoralizzato, stanco e sempre più irrilevante”
Delle cose che riguardano il presidente del consiglio abbiamo scritto abbondantemente ieri: qui la traduzione integrale della redazione di Elizabeth Dibble per il presidente Obama e qui il rapporto dell’ambasciatore americano Thorne, entrambi contenenti i giudizi impietosi sul premier da parte del suo amico e storico alleato Gianni Letta. In un altro di questi rapporti, sempre firmato da Thorne, si legge che Berlusconi “rifiuta costantemente i consigli del suo ministro degli esteri, che è demoralizzato, stanco e sempre più irrilevante, a favore invece dei suoi soci in affari, molti dei quali hanno mani e piedi nella strategia energetica della Russia”. Questo punto viene ulteriormente approfondito in un altro documento, che parte dalle controverse dichiarazioni di Berlusconi a margine di un vertice con la Turchia, nel corso del quale criticò molto la NATO.
Tutti i nostri interlocutori erano addolorati e sottolineavano quanto fossero consapevoli del fatto che i commenti di Berlusconi erano andati oltre. Tutti, in particolare i funzionari di partito, hanno di nuovo precisato che Berlusconi non ascolta i pareri dei suoi colleghi e consulenti, quando si tratta di definire il suo approccio con altri stati. Sulla Russia questa tendenza diventa estrema: Berlusconi conduce la sua personale politica estera, allo scopo di guadagnarsi il favore dei suoi interlocutori russi. E ci sono molti sospetti – anche da parte di membri del suo partito – che abbia degli interessi economici personali nel miglioramento di questi rapporti.
Perché Putin scelse Medvedev
Un documento del 2007 raccoglie le perplessità sulla regolarità delle elezioni in Russia da parte di un informatore il cui nome è stato oscurato dal Guardian, e racconta di come il presidente Putin abbia organizzato la sua successione al termine del suo secondo mandato da presidente. Putin “ha bisogno di una figura debole”, perché sa che nel sistema che ha creato “non c’è un vero stato di diritto e chiunque in qualsiasi momento può essere arrestato”. Per questo il nuovo presidente russo sarebbe dovuto essere qualcuno che non avesse intenzione di prendere iniziative contro Putin. Alla fine, come sappiamo, l’allora presidente russo scelse Dimitri Medvedev.
La corruzione in Afghanistan
Che il fratello del presidente Karzai fosse un leader dei narcotrafficanti è noto da molto tempo, da anni, e i documenti diffusi da Wikileaks lo hanno confermato. Alcuni rapporti raccontano cose altrettanto inquietanti del vice presidente afghano, Zia Masood, che avrebbe fatto praticamente da corriere portando ogni mese grosse quantità di denaro in contanti da Dubai all’Afghanistan, per un totale che ammonta a diverse centinaia di milioni di dollari. “Il governo degli Emirati Arabi Uniti”, si legge, “ha fermato il vice presidente dell’Afghanistan mentre cercava di entrare nel paese con 52 milioni di dollari, dei quali non ha rivelato l’origine”. Qualche settimana fa si era discusso molto di un analogo trasferimento di denaro verso il governo afghano, stavolta da parte dell’Iran. Un altro documento racconta di come la famiglia di Karzai temesse ritorsioni e violenze all’indomani delle ultime elezioni politiche, da molti considerate irregolari a seguito delle numerose frodi.
Nuovi dettagli sullo spionaggio all’ONU
Una delle rivelazioni più grosse uscite finora dai documenti di Wikileaks è la storia dello spionaggio statunitense ai vertici dell’ONU, quella per cui lo stesso Julian Assange ha detto che Hillary Clinton dovrebbe dimettersi. Vengono fuori nuovi dettagli. Innanzitutto che la lista delle informazioni e dei dati da reperire è stata stilata dalla CIA, per la precisione dal direttore dello Humint, un settore di intelligence creato dall’amministrazione Bush nel 2005 allo scopo di coordinare le agenzie governative di intelligence all’indomani dell’11 settembre. Il direttore dello Humint aveva stilato le sue priorità per l’anno a venire e le aveva inviate al dipartimento di stato, che poi ha girato le richieste alla comunità diplomatica. Per questa ragione il portavoce del dipartimento di stato sta insistendo molto in queste ore nello spiegare che se l’intenzione degli Stati Uniti era spiare, sarebbero state delle spie a occuparsene, e non i diplomatici. Il fatto che quella lista sia stata inviata alla comunità diplomatica mostrerebbe che l’intenzione del dipartimento di stato era una semplice “raccolta di informazioni, utile nell’elaborazione delle nostre policy e delle nostre azioni”. Comunque, altri rapporti diplomatici mostrano che simili direttive furono inviate alle ambasciate americane in Paraguay, Romania, Ungheria e Slovenia.
Ce n’è anche per Brown
L’ex primo ministro britannico era rimasto uno dei pochi leader mondiali degli ultimi anni a non essere tirato in mezzo dai documenti diplomatici. Ora invece il Guardian riprende un rapporto dell’ambasciata americana a Londra, stilato un anno dopo l’arrivo di Brown al numero dieci di Downing Street, che una serie “abissale” di guai e incidenti lo hanno fatto passare “da un disastro politico all’altro”. Analisi impietosa, e tra l’altro identica a quella della totalità degli osservatori della politica britannica di quegli anni. I rapporti discutevano anche dei possibili successori di Brown, senza menzionare però Ed Miliband, attuale segretario del Labour. Qualche mese dopo, ad aprile del 2009, Brown veniva ancora definito “una nave che sta affondando”.
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