Wikileaks: Putin avallò l’omicidio di Litvinenko?
Secondo gli americani sì, dicono i documenti provenienti dalle sedi diplomatiche di Parigi e Amburgo
Probabilmente il premier russo Vladimir Putin era al corrente dell’operazione in cui venne ucciso a Londra il dissidente Alexander Litvinenko, secondo il parere del sottosegretario di Stato americano Daniel Fried contenuto in uno dei documenti provenienti dall’ambasciata americana a Parigi.
Il documento è del 12 dicembre 2006 e si riferisce a un incontro all’ambasciata del 7 dicembre tra Fried e il consigliere diplomatico della Presidenza francese Maurice Gourdault-Montagne (oogi ambasciatore a Londra), che in una conversazione dedicata soprattutto ai rapporti con la Russia (gli americani erano seccati dell’indulgenza francese nei confronti russi, che andava di pari passo con lo smarcamento di Chirac dagli USA) attribuiva l’omicidio Litvinenko a elementi criminali. Fried obiettò che le indagini condotte dagli inglesi suggerivano invece che ci fossero dei coinvolgimenti autorevoli, ma secondo Gourdault-Montagne questo era in contrasto con l’apparente collaborazione russa all’inchiesta, ed era più probabile un regolamento di conti interno che non un’autorizzazione dall’alto all’assassinio. Ma secondo Fried l’attenzione di Putin su ogni cosa e la sua crescente arroganza e sicurezza di sé facevano escludere che un’operazione del genere fosse avvenuta a sua insaputa.
Litvinenko era morto in un ospedale di Londra per un avvelenamento da polonio due settimane prima, accusando Putin di averlo fatto uccidere. Un altro documento del “cablegate”, proveniente dal consolato americano di Amburgo, rivela che l’ex agente del KGB Dmitry Kovtun – che avrebbe incontrato Litvinenko a Londra immediatamente dopo – lasciò tracce di polonio durante il suo soggiorno ad Amburgo alla fine di ottobre 2006. Nello stesso documento si riferisce che il responsabile tedesco delle indagini su Kovtun, Thomas Menzel, era curioso di capire se ci fosse una pista italiana, visto che Kovtun “si era incontrato ad Amburgo con un italiano e che gli italiani avevano un ruolo anche all’interno dell’inchiesta londinese”. Menzel si riferiva alla figura di Mario Scaramella e ai rapporti di Litvinenko con l’Italia, dove viveva un suo fratello.
L’altro uomo che partecipò all’incontro con Litvinenko a Londra – Andrei Lugovoi, anche lui ex agente del KGB – è il maggior sospettato del suo omicidio da parte degli inquirenti inglesi, ma è oggi un membro della Duma e la Russia ha rifiutato la sua estradizione. In altri documenti del “cablegate” Lugovoi viene definito come “protetto personalmente da Putin”, e successivi ambasciatori americani a Mosca riferiscono che malgrado le responsabilità della morte di Litvinenko siano avvolte in una fitta nebbia di ipotesi diverse, il fatto che si ritenga che Putin non possa essere ignaro della verità la dice lunga sull’immagine prevalente del potere russo.