In Colombia si fugge dai narcotrafficanti
Ogni anno migliaia di famiglie scappano dalla guerra tra narcos, FARC e paramilitari
Ogni anno migliaia di famiglie colombiane abbandonano le loro case per sfuggire agli scontri tra narcotrafficanti, guerriglieri e paramilitari che avvengono in diverse parti del paese. Le famiglie finiscono spesso a vivere nei quartieri poveri, dove si vive con meno di 2 dollari al giorno e i più giovani — spesso già da bambini — vengono reclutati dagli stessi trafficanti. I numeri sono vaghi e poco precisi perché si tratta di un “movimento invisibile”, ha dichiarato il responsabile della sezione rifugiati dell’ONU. Ma si stima che la Colombia sia il secondo stato al mondo, dopo il Sudan, con il più alto numero di rifugiati interni.
Nonostante siano decenni che questo fenomeno va avanti, Reuters scrive che le cose ultimamente sono peggiorate. Nel 2008, a Medellin, la seconda città colombiana, circa 4.000 persone, di cui la maggior parte donne, sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Si stima che negli ultimi anni siano più di 70mila le persone arrivate a Buenaventura, una città sull’Oceano Pacifico dove passa la droga diretta in Messico e Stati Uniti, in fuga dalle loro abitazioni nella foresta pluviale sulla costa, dove è in corso una lotta tra i guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionarie (le FARC) e i paramilitari. Perlopiù contadini, si rifugiano nei quartieri poveri — di solito un agglomerato di semplici palafitte di fortuna, costruite sui fiumi — spesso controllati dagli stessi ribelli.
«La violenza ha distrutto generazioni di famiglie e comunità intere. La violenza nei quartieri poveri di Buenaventura è una delle cause principali delle fughe», ha detto un portavoce dell’ONU, rimasto anonimo per ragioni di sicurezza. «Il traffico di droga è il carburante di tutto ciò, e porta sempre violenze. I trafficanti di droga tendono ad attaccare quartieri poveri costruiti sull’acqua per il loro accesso al mare».
La povertà, la situazione precaria e la mancanza di un lavoro spingono spesso i più giovani a entrare nelle organizzazioni criminali, dove diventano informatori, messaggeri o corrieri della droga. «È difficile proteggere i più giovani dalla tentazione dei soldi facili che promettono loro i narcotrafficanti», ha detto Jose Mario Riasgos, leader di una comunità di La Gloria, una città sul confine. Le piccole città e i quartieri cambiano spesso padrone: le FARC hanno iniziato a controllare la periferia di Buenaventura dopo che i paramilitari si sono ritirati dalla zona in seguito a un accordo con il governo.
A complicare la situazione c’è l’omertà: spesso le famiglie preferiscono non denunciare violenze per paura, o semplicemente perché non sanno dell’esistenza di programmi di sussidio del governo. Governo che viene comunque criticato dalle associazioni umanitarie locali, perché molto spesso non è in grado di proteggere i cittadini e si rifiuta di ammettere che le migrazioni interne siano causate dalle violenze legate al traffico di droga.