Università: tre luci, due ombre
Anche per Michele Ainis la riforma dell'università migliora più di quanto peggiori
Il giurista e docente universitario Michele Ainis si unisce oggi sul Sole 24 Ore al gruppo di commentatori che trovano molte cose criticabili nella riforma universitaria che è stata approvata alla camera, ma che fatti i conti la appoggiano.
Il meglio è nemico del bene, dicevano i nostri vecchi. E la riforma dell’università è senz’altro migliorabile, come no. Ma per esprimere un giudizio equilibrato abbiamo l’obbligo di mettere a confronto il futuro col presente, perché anche il peggio è nemico del bene. E qual è il nostro presente? Proviamo a raccontarlo in pillole.
95 atenei sparsi sotto ogni campanile, che a loro volta aprono sedi distaccate (320 in tutto) nelle località turistiche più amene. Un numero imprecisato di facoltà, sicché per esempio ne abbiamo in circolo 14 di Veterinaria, più di quante ne sommino tutte insieme Francia, Germania, Austria, Belgio, Grecia e Danimarca. Corsi di laurea con appena uno studente, che magari si ritrova a studiare le “Scienze del fiore e del verde”. 180mila insegnamenti alla data del 2008 (erano 10mila durante gli anni Ottanta). E poi rettori a vita, con un record alla Parthenope di Napoli (un quarto di secolo). Colleghi con cui dividi anche la casa, perché sono i tuoi figli, o i tuoi fratelli, o la tua dolce mogliettina. Lauree honoris causa concesse al signorotto locale per ingraziarsene i favori (95 soltanto nel 2007). Concorsi vinti da candidati con zero pubblicazioni accreditate (è successo, per esempio, alla San Pio V di Roma nel 2006).
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-Franco Cardini sulla riforma universitaria