La talpa sull’inchiesta Finmeccanica
Aperta un'altra inchiesta: gli indagati avrebbero tentato di fermare e depistare il lavoro dei pm
Fiorenza Sarzanini sul Corriere – e così anche Carlo Bonini, su Repubblica – racconta di una nuova inchiesta su Finmeccanica aperta dalla procura di Perugia, collaterale a quella principale aperta dalla procura di Roma, che ha come oggetto i presunti tentativi di depistaggio da parte di alcuni degli indagati.
Nelle scorse settimane alcuni indagati avrebbero cercato di fermare l’inchiesta su Finmeccanica. Il tentativo, smascherato da intercettazioni telefoniche, è adesso al centro di un’indagine avviata dalla Procura di Perugia. E ha per protagonisti gli stessi alti funzionari che i magistrati romani accusano di aver creato una contabilità occulta attraverso fatture false e appalti gonfiati per pagare tangenti a manager e politici. Spiccano i nomi del presidente dell’Enav Luigi Martini e del capo delle relazioni esterne della holding Lorenzo Borgogni, che i magistrati romani accusano di essere uno dei terminali del sistema di corruzione. Ieri è stato interrogato per oltre due ore e nei prossimi giorni dovrebbe essere convocato lo stesso Martini. Ma prima era già stato ascoltato come parte lesa il procuratore aggiunto della capitale Giancarlo Capaldo, il titolare del fascicolo.
«Arriva la botta»
Il caso nasce la scorsa estate. Gli accertamenti sull’affare Digint e sull’esistenza di «fondi neri» sono in una fase cruciale con Capaldo e i carabinieri del Ros che hanno rintracciato svariati conti esteri e molti milioni di euro riconducibili a consulenti e funzionari che hanno effettuato l’operazione di compravendita della società e stanno effettuando rogatorie in Medio Oriente e in altri paradisi fiscali. I vertici di Finmeccanica sono evidentemente in agitazione. Viene captata una telefonata tra Martini e Borgogni che commentano gli ultimi sviluppi. «Stai tranquillo – afferma il primo – perché ora arriva una “botta” della finanza che gli farà perdere l’inchiesta». Capaldo capisce che è lui l’obiettivo, ma inizialmente si decide di non dare un peso specifico alla conversazione che potrebbe anche essere una millanteria. Si vigila comunque su eventuali interferenze che potrebbero essere messe in atto per depotenziare le indagini o addirittura per far cambiare mano al fascicolo. Nulla accade fino agli inizi di ottobre scorso, quando il nucleo di polizia tributaria della capitale trasmette ai magistrati una informativa sugli affari di Enav e sui sospetti che riguardano un giro di false fatture. Il capo dell’ufficio delega il pubblico ministero Paolo Ielo che dispone nuove verifiche. Procede ipotizzando il reato di corruzione nei confronti dei vertici dell’Ente e quando il quadro delle presunte responsabilità appare delineato informa i capi dell’ufficio che intende eseguire perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni degli indagati.
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