Il social network delle buone cause

Jumo è un social network per organizzare e gestire le iniziative benefiche online coinvolgendo i propri amici

Chris Hughes ha 27 anni, è diventato milionario collaborando da subito con Mark Zuckerberg per la creazione di Facebook, ha coordinato la campagna elettorale online di Barack Obama nel 2008 e da poco ha lanciato online un nuovo social network per incentivare il volontariato e le iniziative benefiche. Il nuovo sito si chiama Jumo, una parola che in Yoruba – una lingua parlata nell’Africa occidentale – significa “collaborare insieme” e mira ad aiutare le persone a migliorare le realtà in cui vivono.

Su Facebook esistono da tempo alcune applicazioni per incentivare la raccolta di fondi per le associazioni non profit, come l’applicazione Causes che ha una media di 19 milioni di utenti attivi ogni mese. Jumo intende partire dal successo di Causes e degli altri sistemi simili creando uno spazio maggiormente slegato da Facebook con un maggior numero di servizi e funzionalità per gli utenti.

Nonostante questo intento, il nuovo sito web rimane molto legato al social network di Zuckerberg. Al momento, infatti, per poter utilizzare Jumo è necessario avere un account su Facebook, ma le pagine dei singoli progetti possono essere comunque visualizzate prima di iscriversi al portale. La grafica è molto essenziale e privilegia il testo sulle immagini, offrendo link a contenuti e approfondimenti sui singoli progetti.

Nella homepage di Jumo vengono segnalati i temi più seguiti dagli utenti e per ogni argomento è poi disponibile un elenco dei progetti presenti sul social network. Collegandosi, per esempio, al profilo dell’associazione benefica Partners in Health è possibile visualizzare le ultime attività dell’organizzazione nella sezione “Top News”, cosa dicono gli utenti e che cosa segnalano nella sezione “Talk” e i programmi umanitari avviati. Non manca poi il tasto “Donate” per consentire a chi lo desidera di inviare denaro per sostenere le diverse iniziative.

Sempre nella pagine delle singole iniziative è possibile visualizzare l’elenco degli utenti che hanno deciso di aderire, cosa che consente di scoprire se alcuni dei propri amici abbiano o meno deciso di seguire una data attività benefica. Proprio come su Facebook, anche i profili dei singoli utenti possono essere consultati per controllare le loro attività e le iniziative cui partecipano.

Jumo è partito da pochi giorni e ha già raccolto circa 3.500 iniziative da altrettante organizzazioni benefiche. Il numero, spiega Hughes, dovrebbe aumentare sensibilmente già nel corso delle prossime settimane perché ogni utente che lo desidera ha la facoltà di avviare un nuovo progetto. Singoli gruppi di amici potranno quindi usare il social network per coordinare le loro attività di volontariato su piccola scala, coinvolgendo magari altre persone della zona in cui vivono.

Al momento la società che gestisce Jumo è molto piccola e conta appena otto impiegati, che possono comunque fare affidamento su un investimento di 3,5 milioni di dollari da alcune fondazioni e associazioni benefiche che credono molto nel progetto. Hughes confida di espandere rapidamente il social network e respinge le critiche dei detrattori, che identificano nell'”attivismo da clic” una forma di impegno leggera che non porta a effettivi vantaggi per la società:

«Seguire qualcuno su Twitter o seguire un progetto su Jumo o inserire il link verso una pagina su Facebook non è la stessa cosa rispetto a fare un sit-in, questo è sicuramente vero. Ma equivale comunque a dire che si ha a cuore una data causa, condizione che pone le basi per creare qualcosa di serio. Consente alle persone di sentirsi maggiormente coinvolte.»

foto di USV