Hyderabad, la città-farmacia
I farmaci antiretrovirali a basso costo usati nei paesi dell'Africa subsahariana arrivano dall'India
di Elena Favilli
Oggi è la giornata mondiale contro l’AIDS. Si celebra il primo dicembre di ogni anno perché il primo dicembre del 1981 fu diagnosticato il primo caso conclamato della malattia. Da allora l’AIDS ha ucciso oltre venticinque milioni di persone in tutto il mondo, diventando una delle epidemie più distruttive della storia dell’uomo.
L’AIDS (Sindrome da Immunodeficienza Acquisita) è una malattia che colpisce il sistema immunitario ed è causata dal virus HIV. Nonostante i progressi fatti dalla ricerca medico-scientifica degli ultimi anni, non esistono ancora vaccini. L’unica possibilità di sopravvivenza per le persone sieropositive è la cura attraverso farmaci antiretrovirali, che consentono di rallentare il manifestarsi della malattia in forma conclamata. In mancanza di questi farmaci, il passaggio dall’infezione da HIV all’AIDS si verifica in un arco di tempo più breve (che va di solito dai nove ai dieci anni ) e una volta che la malattia si manifesta il decesso è inevitabile e arriva nell’arco di pochi mesi.
Negli ultimi anni la percentuale di donne sieropositive dei paesi a basso e medio reddito che hanno avuto la possibilità di usare farmaci antiretrovirali durante la gravidanza è aumentata dell’otto percento (dal 45% del 2008 al 53% del 2009, secondo i dati Unicef). L’azione di questi farmaci non solo rallenta la manifestazione della malattia nella madre, ma riduce anche le possibilità di trasmissione del virus al bambino.
Al centro di questa rivoluzione farmaceutica che ha dato nuove speranze di vita a milioni di persone c’è una città indiana. Si chiama Hyderabad ed è stata ribattezzata «la farmacia dei paesi in via di sviluppo». Più dell’ottanta percento dei farmaci antiretrovirali comprati in Africa vengono proprio da lì, perché sono venduti a prezzi più bassi. Grazie a questi farmaci, secondo i dati della International Aids Society, dal 2003 a oggi il costo medio per curare un paziente sieropositivo è passato da cinquecento dollari all’anno a settanta dollari all’anno circa. Nell’insieme, dal 2001, l’India ha fornito cure antiretrovirali a circa quattro milioni di persone nei paesi in via di sviluppo.
L’Independent oggi dedica un lungo articolo alla storia di questa rivoluzione farmaceutica proveniente dall’India. E lo fa raccontando la storia di Stella: una bambina ugandese di quattro anni affetta dal virus dell’HIV dalla nascita, le cui speranze di vita sono legate a doppio filo con i farmaci che arrivano da Hyderabad. E con le scelte dell’Unione Europea.
Come molti bambini della sua età, Stella non ama prendere le medicine ma è costretta a farlo due volte al giorno. Sono quelle che le salvano la vita. Ma per quanto tempo ancora? Se l’Unione Europea andrà avanti per la sua strada, i rifornimenti di medicine a basso costo da cui dipende la vita di Stella potrebbero essere interrotti. L’Unione Europea la prossima settimana avvierà delle trattative commerciali con l’India. Tra le varie questioni in ballo c’è quella che punta a proteggere i diritti di proprietà intellettuale dei giganti dell’industria farmaceutica europea. Se l’accordo viene firmato, si creerà una nuova barriera che renderà più difficile l’accesso ai farmaci alle bambine come Stella.
L’accordo impedirebbe ai produttori farmaceutici indiani di immettere sul mercato copie di farmaci stranieri. Il che significherebbe un ritardo di almeno dieci anni per la distribuzione di nuovi farmaci generici e di oltre quindici anni per la distribuzione della versione per bambini degli stessi. Medici Senza Frontiere sta conducendo da tempo una lotta contro la firma di questo accordo e chiede di poter parlare con i rappresentanti dell’Unione Europea: «Si tratta di un caso in cui il profitto viene anteposto alla vita», ha detto il presidente di MSF, Unni Karunakura, «stiamo parlando di vite vere. Possono essere nascoste in qualche remoto angolo ma sono vere. Ci sono milioni di vite che dipendono da questi farmaci a basso costo, quindi giù le mani dalle nostre medicine».
Karunakura spiega che introdurre una clausola di proprietà esclusiva su questo tipo di dati significherebbe rendere di fatto illegali farmaci destinati a salvare la vita di milioni di persone. Molti di questi farmaci provenienti dall’India potrebbero infatti essere sequestrati o distrutti all’arrivo nei porti delle città europee. L’Unione Europea insiste che questo cambiamento non comprometterà la capacità dell’India di esportare questi farmaci a prezzi contenuti. «La mia posizione, e quella dell’Unione Europea, è molto chiara», ha detto Karel De Gucht, Commissario europeo per il Commercio «stiamo negoziando un accordo con il governo indiano. Non ci sarà nessun impatto negativo per le capacità dell’India di produrre questi farmaci».
Secondo le stime più recenti oggi nel mondo ci sarebbero oltre trentatré milioni di persone sieropositive. Di questi, oltre due milioni sono bambini. L’AIDS è ancora una delle maggiori cause di mortalità tra le donne in età riproduttiva a livello globale e una delle maggiori cause di mortalità materna nei paesi dove l’epidemia è generalizzata. Nell’Africa subsahariana, per esempio, ogni giorno circa mille bambini contraggono l’HIV attraverso la trasmissione da madre a figlio.