Un piano per l’Irlanda
Bruxelles vara il piano di salvataggio per l'Irlanda, probabile un intervento da circa cento miliardi di euro
Oggi a Bruxelles i ministri delle Finanze dell’Eurozona vareranno il piano per il salvataggio dell’Irlanda, che la settimana scorsa si è decisa a chiedere ufficialmente aiuto all’Europa e al Fondo Monetario Internazionale per recuperare l’economia del paese. Si parla di un intervento di circa cento miliardi di euro per salvare le banche irlandesi e risanare almeno in parte i conti pubblici.
Ieri oltre cinquantamila persone hanno manifestato a Dublino per protestare contro il governo, accusato di avere schiacciato i cittadini con continue stangate fiscali per poi capitolare di fronte alle richieste d’intervento di Bruxelles, ansiosa di stabilizzare l’area euro: «L’Irlanda non è in saldo», urlavano i manifestanti guidati dai sindacati e dai due partiti dell’opposizione.
Il sistema bancario irlandese era collassato nel 2008 in seguito all’esplosione della bolla speculativa che aveva colpito il mercato dell’edilizia (i prezzi delle case sono crollati del 60 percento). Dublino aveva dovuto tappare i buchi milionari dei suoi istituti di credito, accumulando un enorme debito pubblico. Fino alla settimana scorsa il governo irlandese aveva sempre negato di aver bisogno di sostegno economico esterno: il primo ministro Brian Cowen aveva detto pochi giorni fa di non aver mai chiesto un prestito all’Europa, e che l’economia irlandese sarebbe rimasta stabile almeno fino al prossimo anno.
Il deficit pubblico dell’Irlanda ha raggiunto il 32 percento (12 percento se non si considerano gli aiuti alle banche), i bond decennali sono schizzati oltre il 7,5 percento, contro il 2,73 percento dei bond tedeschi. E gli investitori stanno iniziando a trasferire progressivamente i loro capitali all’estero. Secondo il Financial Times, la Bank of Ireland ha ammesso la perdita di depositi societari per dieci miliardi di euro da settembre.
Il Fondo monetario internazionale dovrebbe erogare la sua quota a un tasso del 3,4 percento, lo stesso garantito alla Grecia. Quello della Banca Centrale Europea invece potrebbe arrivare al 6/7 per cento. L’idea è annunciare l’accordo prima dell’apertura delle borse di domani, nella speranza di bloccare l’effetto contagio sui mercati europei.