Il ritorno di Liu Xiang
È tornato alla vittoria il formidabile atleta cinese che si infortunò alle Olimpiadi di Pechino
di Simone Incontro
Liu Xiang sa vincere ancora. Mercoledì notte gli ottantamila dell’Aoti Main Stadium di Guanzhou (Canton) gli hanno dedicato una lunghissima standing ovation. Il giorno dopo l’impresa, lo Shanghai Daily, lo speciale dei Giochi asiatici del China Daily e lo Shanghai Morning Post lo hanno messo in prima pagina. Per la terza volta Liu si aggiudica i 110 ostacoli nei giochi del continente del XXI secolo. È questo l’oro più importante per la compagine cinese. Il ventisettenne di Shanghai ha vinto correndo i 110 metri ad ostacoli in 13 secondi e 09, il suo miglior tempo dal 2008. È quello l’anno dell’incubo di Liu.
Le olimpiadi di Pechino avrebbero dovuto rappresentare la perfetta doppietta dopo il suo oro ad Atene nel 2004 ma così non avviene. Time e Newsweek, qualche giorno prima dei Giochi olimpici, l’avevano ritratto in copertina nella stessa settimana, privilegio che è toccato davvero a pochi. In Cina all’epoca Liu Xiang – versione testimonial – lo si poteva trovare ovunque. Lui era sempre con te. Se si passava con il bus davanti all’aeroporto di Shenzhen c’era Liu che pubblicizzava un orologio Omega, se si camminava nelle vie centrali di Hong Kong c’era la sua ultima campagna per la Nike, se si attraversava la stazione centrale dei treni di Pechino, Liu beveva Coca Cola e un latte cinese a basso contenuto di lattosio, per non parlare degli aeroporti dove dava il benvenuto ai viaggiatori con la carta di credito Visa. A differenza del cestista Yao Ming, Liu ha scelto di restare in patria e ha rifiutato ogni ipotesi di espatrio, particolare che i cinesi hanno apprezzato molto. Ogni giorno Liu riceve decine di lettere d’amore. Lo amano i bambini perché ha una bella faccia rassicurante. E lo amano le famiglie perché è il figlio che molti papà e mamme desidererebbero. È l’icona della semplicità e del successo conquistato sudando in silenzio.
Liu è stato il primo atleta asiatico a stabilire il record in una disciplina occidentale. È stato il primo atleta cinese a detenere nello stesso anno la tripla corona: record mondiale, titolo mondiale e titolo olimpico. Il proiettile giallo, «yellow bullet» – come lo hanno soprannominato gli americani – contende a Ming la palma dello sportivo più amato in Cina. Era stato Liu, il 22 maggio del 2008, a tenere a battesimo il Nido d’Uccello. Proprio su quella pista, nel caldo agosto di Pechino, succede l’impensabile. Un’intera nazione è incollata davanti alla tv per vedere il suo idolo e Liu deve rinunciare a correre la gara. Nella fase di riscaldamento, le telecamere si soffermano sulle smorfie di dolore di Liu, che entra già zoppicante nello stadio olimpico. Liu indossa il pettorale 1356 (mercoledì aveva lo 056) e la sua corsia è la numero 2. Tutto sembra essere pronto per l’ennesima impresa dell’atleta della Perla d’Oriente. Il suo nome viene accolto da un’ovazione e il Nido si trasforma in una bolgia, ma subito si materializza uno degli incubi di Liu: la falsa partenza. L’eroe di Atene, infatti, commette un errore e parte prima del via. Ritorna ai blocchi, sembra riprovarci, ma, dopo qualche lunghissimo istante – mentre gli altri atleti sono pronti a partire – abbandona la pista d’atletica e si avvia verso la galleria, dietro le quinte del grande show olimpico che era pronto a festeggiare il suo bis olimpico. I volontari e le guardie di sicurezza, per un attimo, non seguono il copione e cominciano a piangere, così anche gran parte del pubblico cinese. Alcuni, con le lacrime, cancellano le bandiere che avevano dipinto sul volto.
Ma cos’è successo a Liu? Sembra che a causare la “tragedia” siano stati due problemi alla gamba destra: uno muscolare alla coscia e un altro al tendine d’Achille. Due anni dopo, dal sud della Cina, Liu torna sul gradino più alto del podio. A molti ritornano le immagini della sua vittoria olimpica di Atene del 28 agosto del 2004. Quando tagliò il traguardo eguagliando l’allora record del mondo, il telecronista della televisione greca disse: «Al primo posto c’è… un cinese». E quando tutti erano andati a intervistarlo lo chiamavano Signor Liu, perché nemmeno i giornalisti conoscevano il suo nome di battesimo. Sei anni dopo, lui dice che “la felicità è la cosa più importante nella vita”. Non promette di vincere a Londra, ma tutti sanno che sarà lui l’uomo da tenere d’occhio alle Olimpiadi del 2012.