Il Belgio ci riprova
Johan Vande Lanotte propone di concedere maggiore autonomia fiscale alle Fiandre in cambio di un rifinanziamento di Bruxelles
Tra l’indifferenza del mondo e di gran parte dello stesso Belgio, in Belgio sono ripartiti i negoziati tra i partiti per formare un nuovo governo. Dalle elezioni anticipate dello scorso giugno ci sono già stati quattro tentativi falliti e da un mese l’incarico è nelle mani dell’ex presidente del partito socialista fiammingo e ed ex vice primo ministro Johan Vande Lanotte, che ieri ha annunciato una proposta con cui spera di mettere d’accordo tutti e scongiurare nuove minacce di secessione (anche quelle diventate ormai parte del panorama).
Le elezioni del 13 giugno avevano sancito la nota divisione del paese: a nord hanno vinto gli autonomisti fiamminghi di Bart de Wever, a sud i socialisti francofoni di Elio Di Rupo. E l’ipotesi della divisione del paese, invocata molto spesso dai fiamminghi durante la campagna elettorale, aveva di nuovo acquistato concretezza.
A Lanotte spetta quindi il nuovo estremo tentativo di raggiungere un compromesso tra le richieste di maggiore autonomia dei fiamminghi e le preoccupazioni dei francofoni, che temono che un ulteriore grado di devolution sia solo un altro passo verso la spaccatura del Belgio. Il leader del partito nazionalista fiammingo Bart De Weaver ieri ha ribadito che l’obiettivo resta «modificare la Costituzione in modo da trasferire maggiori poteri e maggiore autonomia fiscale alle regioni».
Le Soir oggi ha anticipato i punti fondamentali contenuti nel documento di 33 pagine che Lanotte sta discutendo con i leader dei vari partiti. Il grande baratto, scrive, consisterebbe nel concedere ai fiamminghi una forte autonomia fiscale in cambio di un rifinanziamento della regione di Bruxelles. «Uno scambio di proposte a forte valore simbolico per ciascuna comunità, che lascia nelle mani del governo federale le leve finanziarie della politica sociale», spiega il quotidiano.
La frattura tra fiamminghi e francofoni ha una lunga storia, che negli ultimi anni è stata fomentata soprattutto da questioni economiche. Quando il Belgio ottenne l’indipendenza dai Paesi Bassi nel 1830, la sua aristocrazia parlava francese e le regioni francofone del paese – ricche di ferro e carbone – disprezzavano il nord fiammingo, la cui economia si reggeva prevalentemente sull’agricoltura. Oggi però la parte francese del Belgio – che ha circa quattro milioni di abitanti – è più povera, mentre le Fiandre – con una popolazione di circa sei milioni di abitanti – hanno sviluppato un’economia più varia e più ricca che non sentono valorizzata a sufficienza.
Per questo molti fiamminghi si lamentano che le loro tasse vadano anche al sud. In alcune aree della Vallonia, il tasso di disoccupazione è quasi al 20%. Nonostante ciò, molti abitanti rifiutano un lavoro se si trova a più di 15 km da casa loro. Un atteggiamento che dà molto fastidio ai fiamminghi. Il Belgio è una federazione composta da tre regioni: le Fiandre al nord, la Vallonia francofona al sud e Bruxelles-capitale, ufficialmente bilingue (ma che nelle ipotesi di separazione i valloni rivendicano come propria). I francesi e i fiamminghi hanno partiti politici diversi, giornali diversi e canali televisivi diversi.
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