Cosa c’è di vero e di falso nel film su Facebook
"The Social Network" piace, ma lascia qualche domanda: Mark Zuckerberg è davvero così bastardo? E sul serio gira sempre in ciabatte?
di Chiara Lino
Scritto da Aaron Sorkin (The West Wing, Codice d’Onore), diretto da David Fincher (Zodiac, Fight Club, Seven), The Social Network è arrivato nelle sale italiane due settimane fa e, pur colpendo lo spettatore con una trama avvincente e un’ottima sceneggiatura, non manca di far sorgere qualche dubbio sull’attendibilità di quanto raccontato. Il sottotitolo recita “non arrivi a 500 milioni di amici senza farti qualche nemico”, alludendo da un lato all’incredibile numero di iscritti a Facebook, di cui il film racconta la creazione, e dall’altro alle controversie legali seguite alla sua fondazione. Le pretese di realismo sono evidenti: vengono usati (quasi) sempre nomi veri, la successione dei fatti è abbastanza attinente alla realtà, sono spesso citati documenti legali. Il film contiene anche una serie di minuzie che sembrano piazzate lì per stupire e coinvolgere lo spettatore, che spesso sono realmente accadute. Davvero Mark Zuckerberg andava in giro in ciabatte anche in inverno? Sean Parker è stato arrestato per possesso di cocaina in compagnia di una giovane stagista? È effettivamente iniziato tutto da una brutta rottura con una ragazza? Cerchiamo, per quanto possibile, di fare un po’ di chiarezza.
Criticato da più parti per l’imprecisione e la parzialità dei fatti narrati, in un’intervista a Groucho Reviews Aaron Sorkin spiega il processo di ricerca, facendo sempre presente che, per quanto il film racconti una storia vera, pur sempre di un racconto si tratta.
«Abbiamo adottato due diverse tipologie di ricerca. Da un lato abbiamo usato informazioni disponibili a tutti, dall’altro abbiamo cercato di parlare in prima persona con gli individui coinvolti: abbiamo parlato con le persone che sono diventate personaggi del film e altri non abbastanza importanti da diventare personaggi ma che avevano potuto osservare gli eventi da vicino. […] Quindi invece di scegliere una versione dicendo “beh, penso che sia la verità. è questa la storia che racconterò”, o sceglierne un’altra perché più piccante, mi è piaciuto avere a disposizione tre diversi punti di vista della stessa storia. E nel film le racconto tutte e tre. Continuo a spostarmi da un punto di vista all’altro, che sia quello dei gemelli Winklevoss o di Mark o di Eduardo. […] Nulla è stato aggiunto nel film solo per creare spettacolo fine a sé stesso. Nulla è stato Hollywoodizzato. In alcuni casi ho fuso due personaggi. In tre occasioni ho cambiato il nome di un personaggio. Uno di questi neanche lo vediamo, viene solo nominato. Negli altri due casi non era necessario mettere ulteriormente in imbarazzo la persona in questione. Ottieni esattamente lo stesso film e la stessa verità se eviti di farlo. Quindi non lo fare.»
Le domande più importanti sull’attendibilità del racconto cinematografico sono poste prevalentemente dal carattere dei personaggi e dall’effettiva profondità delle loro relazioni. Davvero Mark Zuckerberg è il nerd insicuro, sociopatico e vendicativo così sleale nei confronti del socio e migliore amico? Davvero Sean Parker, il fondatore di Napster interpretato da Justin Timberlake, è il paranoico cocainomane responsabile della rottura tra i due?
È necessario premettere che il film è un adattamento del libro Accidental Billionaires di Ben Mezrich. Storia romanzata della fondazione di Facebook, pare sia basato prevalentemente sulle conversazioni che l’autore ha avuto con Eduardo Saverin, direttore finanziario, primo socio e amico tradito di Mark Zuckerberg. Benché, quindi, la maggior parte dei fatti rappresentati siano realmente accaduti, potrebbero essere visti da una prospettiva di parte. David Kirkpatrick, autore di The Facebook Effect, sul Daily Beast definisce Mark Zuckerberg “una delle persone meno arrabbiate che mi sia mai capitato di incontrare”.
Jesse Eisenberg interpreta Zuckerberg come un ragazzo detestabile, arrabbiato, insicuro e allo stesso tempo arrogante, la cui decisione di creare Thefacebook era motivata principalmente dal desiderio di attirare l’attenzione di una ex ragazza. In realtà, Zuckerberg è una delle persone meno arrabbiate che conosco. È equilibrato, ottimista, taciturno, ed estremamente sicuro di sé. […] (Nel film) è ossessionato dall’idea di entrare in uno dei club elitari di Harvard. «Devo assolutamente fare qualcosa di significativo per attirare l’attenzione dei club» dice con insistenza. Ma a quanto mi risulta, Zuckerberg non è mai stato interessato ad entrare in un club.
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È davvero cominciato tutto quando Zuckerberg è stato lasciato dalla sua ragazza?
Non è certo, di sicuro la notte in cui è nato il primo abbozzo di Facebook (Facemash) Mark ce l’aveva con una certa Jessica Alona, poi rinominata Erica Albright nel film (uno dei pochi personaggi di cui è stato modificato il nome). Benché molti ritengano fosse la sua ragazza, la storia tra i due non è mai stata confermata. Tutto il resto è vero: Aaron Sorkin ha addirittura ripreso il testo originale del post scritto da Mark sul suo blog la sera stessa, con tanto di tag html, orari e date.
<p><i>8:13pm</i>. <!- – Jessica Alona is a bitch. I need to think of something to make to take my mind off her.- – > I need to think of something to occupy my mind. Easy enough I just need an idea…
(Jessica Alona è una troia. Devo pensare a qualcosa per togliermela dalla testa. Devo trovare qualcosa che mi distragga. Ho soltanto bisogno di un’idea…)<p><i>9:48pm</i>. I’m a little intoxicated, not gonna lie. So what if it’s not even 10pm and it’s a Tuesday night? What? The Kirkland facebook is open on my computer desktop and some of these people have pretty horrendous facebook pics.
(Sono un po’ sbronzo, a essere onesto. Quindi, cosa fare se non sono nemmeno le 22 ed è martedì sera? Che cosa? L’annuario online del Kirkland è aperto sul desktop del mio computer e questa gente ha delle foto piuttosto orrende.)[…] Billy comes up with the idea of comparing two people from the facebook, and only sometimes putting a farm animal in there.
(Billy propone di mettere a confronto (le foto di) due persone dell’annuario, e ogni tanto inserire nella coppia l’ìmmagine di un animale.)<p><i>11:09pm</i>. Yea, it’s on. […] Unfortunately, Harvard doesn’t keep a public centralized facebook so I’m going to have to get all the images from the individual houses that people are in. And that means no frashman pictures…drats!
(Ok, facciamolo. Sfortunatamente Harvard non ha un annuario pubblico centralizzato, quindi dovrò prendere le foto da (gli annuari di) ciascuno degli studentati. E questo significa che non ci saranno le foto delle matricole, maledizione!)
In difesa di Zuckerberg va detto che, a quanto pare, Facemash non era un’applicazione per mettere a confronto solo le ragazze ma includeva anche i ragazzi: questo ridimensiona la sfumatura di vendicativo maschilismo che viene data all’episodio. A conferma dell’effettiva creazione di Facemash è ancora consultabile l’articolo pubblicato su The Harvard Crimson in proposito.
Eduardo Saverin e Mark Zuckerberg ci vengono presentati come grandi amici e unici ideatori di Facebook. È andata davvero così?
David Kirkpatrick ritiene che il ritratto fatto di Eduardo Saverin sia uno dei più accurati, tra i personaggi del film, eppure anche qui non mancano diverse imprecisioni. Secondo Business Insider non era lui il migliore amico di Zuckerberg, come sottolineato più volte nel film, ma un certo Adam D’Angelo, suo compagno di corsi e primo Chief technical officer di Facebook. Altra figura di incredibile rilevanza è quella di Dustin Moskovitz, che nel film diventa un semplice programmatore: Zuckerberg ha dichiarato più volte che senza di lui Facebook sarebbe andato incontro ad un rapido declino, e il suo ruolo all’interno della società è stato ben più cruciale di quello di Saverin.
Eduardo Saverin è stato davvero accusato di maltrattamenti sugli animali?
No. Nonostante l’Harvard Crimson abbia pubblicato, in quel periodo, un articolo in cui si parlava di presunta crudeltà sugli animali da parte dei membri del club universitario Phoenix S. K. di cui Saverin faceva parte, lui non è mai direttamente menzionato.
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Sean Parker (interpretato da Justin Timberlake) è stato davvero arrestato per possesso di cocaina?
Sì e, come rappresentato nel film, in compagnia di un’impiegata minorenne di Facebook. Subito dopo ha lasciato la società, ma ha più volte negato di essere stato arrestato per crimini che riguardassero uso o possesso di cocaina. La testimonianza legale dello stesso Zuckerberg sembra invalidare queste sue dichiarazioni, come riportato su Guest of a Guest.
IL TESTIMONE: È stato arrestato per possesso di cocaina.
Penso che si trovasse ad un party con una dipendente della società.
Lo stesso articolo descrive a grandi linee le abitudini festaiole di Sean Parker, accennando al fatto che ha dato alla sua villa il nome di “Bacchus House” (la casa di Bacco), concludendo che la scena della festa e del successivo arresto potrebbe non essere tra le parti romanzate del film. Gli unici dettagli non fedeli sono la data (l’arresto è avvenuto nel 2005, non nel 2004) e il luogo (Parker si trovava in North Carolina, non in California).
I fondi inizali sono stati versati davvero solo da Eduardo Saverin?
No, a quanto pare Zuckerberg ha contribuito alla spesa iniziale e a quelle successive quando Saverin ha congelato il conto in banca.
È ora accreditato tra i fondatori di Facebook sul sito?
Come scritto in sovripressione nel finale del film, oltre al risarcimento ad Eduardo Saverin ha acquisito il diritto di essere reinserito nel colophon di Facebook, dove effettivamente compare con una breve biografia.
Eduardo Saverin
Co-fondatore
Eduardo Saverin è uno dei co-fondatori di Facebook. Eduardo ha gestito lo sviluppo business e gli aspetti commerciali durante i primi anni di vita di Facebook. Eduardo si è laureato in economia con lode ad Harvard.
A quanto ammonta il risarcimento di Eduardo? È davvero rimasto vittima delle manie di grandezza del suo migliore amico?
In proposito è necessario ricordare che il suo investimento iniziale ammontava a circa 15.000 dollari. David Kirkpatrick, autore di The Facebook Effect, sul Daily Beast:
[Eduardo] non ha mai creduto abbastanza in Thefacebook, come allora era chiamato il social network. Ha pagato le sue scelte quando è stato escluso dalla società e ha visto la sua quota di proprietà radicalmente ridotta. Alla fine però non ne è stato danneggiato, perché in un accordo successivo ha ottenuto un numero di azioni sufficiente a conferigli la proprietà del 5% della compagnia, valutato circa 1.4 miliardi di dollari (il film omette questo dato). Saverin, il cui impegno per Thefacebook non superò i sei mesi, è l’unico vero miliardario casuale.
Secondo Business Insider il film non sottolinea abbastanza quanto il soggiorno di Eduardo Saverin a New York fosse più festaiolo che lavorativo, mentre i programmatori passavano le nottate a scrivere codice in California. È riportato un (presunto) scambio di SMS tra lui e Zuckerberg:
Eduardo: Quindi… Voi ragazzi state partecipando a dei bei party e robe del genere, laggiù?
Mark: in generale non facciamo molta roba divertente. Ma è ok, il lavoro è divertente.
Il risarcimento dei gemelli Winklevoss, invece, ammonta davvero a 65 milioni di dollari?
No, in effetti è circa il doppio. Questo potrebbe dipendere dal fatto che parte di esso è stato fornito in azioni, il cui valore è in crescita. Secondo quanto racconta Business Insider 20 milioni di dollari sono stati versati immediatamente, e poco più di un milione è stato offerto in azioni. Quelle azioni ora valgono circa 100 milioni di dollari, il che porterebbe il loro risarcimento a circa 120 milioni di dollari. Non contenti, hanno intenzione di fare nuovamente causa, dichiarando che Zuckerberg li avrebbe truffati sul reale valore della società. Se dovessero vincere, il loro risarcimento dovrebbe essere quadruplicato.
I gemelli Winklevoss hanno davvero partecipato alle Olimpiadi di Pechino nel 2008?
Sì, e si sono posizionati sesti, come scritto alla fine del film, nella disciplina del Due senza. La famosa scena della regata in Inghilterra nel 2004, però, è falsa: nel film dopo la sconfitta i gemelli scoprono che Facebook si è espanso in Europa, quando in realtà doveva passare ancora del tempo prima che il social network attraversasse l’Atlantico. Secondo la timeline ufficiale, dall’ottobre del 2005 è stata aperta l’iscrizione anche alle scuole al di fuori degli Stati Uniti.
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Altre curiosità, sparse
• Al liceo, Mark Zuckerberg ha effettivamente rifiutato l’offerta da parte di Microsoft di acquistare un software da lui sviluppato. Si trattava, come accennato nel film, di un’applicazione in grado di riconoscere i gusti musicali di ognuno a partire dagli mp3 salvati sul proprio lettore.
• Mark Zuckerberg indossava sempre delle ciabatte Adidas (anche in inverno), come si vede nel film.
• Ha usato davvero dei biglietti da visita con su scritto “I’m the CEO… bitch.” (“sono l’Amministratore Delegato… stronzo”).
• Gran parte dei dialoghi ambientati nello studio legale durante la contrattazione tra Zuckerberg e Saverin sono ripresi dal verbale del processo.
• Le email di Zuckerberg che l’avvocato dei gemelli Winklevoss legge ad alta voce sono state inviate realmente.
• I Winklevoss avevano assunto Zuckerberg per programmare ConnectU e, per quanto lui non li abbia mai sabotati direttamente, si pensa che abbia volutamente tralasciato di far loro notare i difetti del progetto per poi trasferire l’idea nel suo Thefacebook. L’hanno denunciato sulla base della violazione dell’accordo verbale.
• Nel film si dice che 650 utenti si sono registrati su Facebook il primo giorno, ma non è esatto: quel numero è stato raggiunto il quarto giorno.
• Effettivamente i primi programmatori sono stati scelti con una prova di abilità, che però non comprendeva l’assunzione di bevande alcoliche.
• Pare che Eduardo Saverin abbia pubblicato su Facebook la pubblicità della sua start up senza consultare nessuno degli altri soci.
Inoltre, secondo Business Insider, c’è un aneddoto divertente che Sorkin ha tralasciato di raccontare.
Nell’estate del 2004, dopo che i gemelli Winklevoss lo avevano accusato di avergli rubato l’idea per il social network, Mark Zuckerberg entrò (o almeno così dice) sul loro profilo su ConnectU, hackerando il social network rivale di Facebook. Una volta dentro, Mark sfruttò un difetto nel codice di ConnectU per creare un finto profilo a uno dei fratelli, modificare gli account di veri utenti e cancellarne del tutto alcuni.
[…] In seguito, Mark raccontò ad un amico di essere entrato negli accounti di alcuni utenti di ConnectU per modificare le loro impostazioni di privacy su “invisibile”, spiegando che la sua idea era di rendere più complicato per gli utenti di ConnectU trovare i propri amici sul sito, riducendone così l’utilità.
Ecco cosa dice di aver scritto sul finto profilo creato a nome di Cameron Winklevoss:
Città natale: Sono fot******nte privilegiato… da dove pensate che venga?
Scuola superiore: Non siete all’altezza di pronunciarne il nome. Informazione riservata.
Sto cercando: Donne.
Interessato a: Darmi da fare stanotte.
Etnia: Migliore della tua.
Altezza: 2,25 m.
Tipologia fisica: Atletico.
Colore di capelli: Biondo ariano.
Colore degli occhi: Blu cielo.
Fumi? No.
Bevi? In compagnia.
Musica preferita: Il suono di quando mi masturbo.
Film preferito: Le avventure del barone di Münchausen.
Citazione preferita: “Il valore di un barbone equivale al suo peso in graffette – odio i negri”.
Risultati atletici: Sono così rapido che faccio i 2 km in 2 minuti e 36 secondi.
Lingue straniere: WASP-y. [un gioco di parole con la sigla “W.A.S.P.”, White Anglo-Saxon Protestant, traducibile in italiano con Bianco AngloSassone Protestante. È usato per indicare la ricca borghesia bianca americana.]
Strumenti musicali: La musica coprirebbe il suono della mia voce.
Club: Mio papà mi ha fatto entrare al Porcelain. [gioco di parole su Porcellian, il prestigioso club di Harvard di cui i gemelli facevano parte. Con la parola “porcelain” viene indicato il bagno.]
Tempo libero: Cercare il mio pene. Sperperare i soldi di mio padre. Sembrare un coglione.
Su di me: Non puoi resistere al mio ghigno soddisfatto.