«Qualche mano di troppo l’ho stretta»
Lombardo risponde alle sette domande di Repubblica riguardo i suoi presunti rapporti con la mafia
Il presidente della Sicilia, Raffaele Lombardo, ha tenuto oggi una conferenza stampa per dare la sua versione dei fatti rispetto all’inchiesta aperta dalla procura di Catania che lo vede coinvolto, insieme a suo fratello Angelo, e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Per quanto il procuratore capo di Catania abbia detto che fino a questo momento gli elementi a carico di Lombardo non sono abbastanza da istruire un processo, nei giorni scorsi il presidente della regione era stato più volte invitato – dalla stampa e dai suoi avversari – a fornire chiarimenti rispetto a quanto contenuto negli atti dell’indagine, diffusi dalla stampa.
Lombardo innanzitutto ha ribadito di essere convinto che all’origine della fuga di notizie riguardo le indagini ci sia una precisa matrice politica. “La Procura di Catania si è espressa più volte, con documenti che sono nella disponibilità di tutti. Lo ha fatto il 29 marzo scorso allorché si lesse di questa indagine, con una nota in cui si dice che ‘la propalazione di queste notizie ha quasi sempre una matrice politica, pubblicazione determinata da interesse e contrapposizioni di natura politica’. Quando si parlò del mio possibile arresto sulla stampa la procura mi comunicò che non c’erano iniziative in tal senso né per me né per mio fratello e diramò un comunicato nel quale scrive che ogni riferimento riguardante il presidente è stato vagliato con attenzione e non riteniamo idonea nessuna iniziativa processuale nei confronti del medesimo”. Ha detto di non pensare alle dimissioni e ha risposto alle sette domande che gli erano state rivolte dall’edizione siciliana di Repubblica.
1. Conosce il boss Rosario Di Dio?
«È stato un consigliere comunale e assessore, nonché sindaco di un paese in provincia di Catania, Castel di Judica. Io l’ho incontrato in quella veste, cioè politica, come faccio con tutti i rappresentanti degli Enti Locali. Lo incontrai in quanto assessore agli Enti Locali e come altri sindaci veniva a sollecitare misure per lo sblocco di concorsi fermi da 5-6 anni»
2. È mai andato di notte a casa sua a chiedere voti?
«Non so nemmeno dove sta di casa, a che indirizzo vive. Perché avrei dovuto andarci a casa? Di Dio è titolare di un distributore sulla Catania-Gela, molto frequentato perché c’è anche un bar aperto 24 ore su 24. Lì ho incontrato spesso chi stava alla cassa, quando pagavo il caffè. Compreso Di Dio»
3. Conosce il capomafia Vincenzo Aiello? e 4. Ha mai ricevuto contributi elettorali da lui?
«Non ho mai incontrato Vincenzo Aiello, non so chi sia, non mi ha mai dato né un voto né un euro, direttamente o indirettamente»
5. Che rapporti ha con il geologo Giovanni Barbagallo, collettore di affari per le cosche catanesi?
«Lo conosco come affermato professionista delle più grosse imprese della provincia di Catania. Mai e poi mai nei nostri incontri si può sospettare che io lo abbia visto se non nella funzione di stimato e affermato geologo»
6. Ha mai chiesto a Barbagallo di cercare consenso elettorale tra le famiglie dei mafiosi?
«Mai, e mai gli ho fatto dei favori: è una bugia. Chissà quanta gente in Sicilia va da sindaci ed assessori chiedendo consulenze spacciandosi per mio amico»
7. Dopo la sua elezione a governatore è andato “a braccetto” nella piazza di Castel di Judica con Vincenzo Basilotta, già arrestato e condannato per mafia?
«Non uso passeggiare con nessuno, forse lo facevo 37 anni fa nella strada principale di Ramacca con mia moglie». Lombardo ha detto però di conoscere Basilotta, che gli ha fatto dei lavori nella sua casa di campagna. E ha detto di averlo incontrato a un pranzo elettorale, cui partecipavano anche deputati regionali. «Qualche mano di troppo l’ho stretta, non vivo sotto una campana di vetro: ma gli incontri che ho avuto con alcune delle persone i cui nomi sono nell’inchiesta di Catania sono stati casuali e non voluti, e comunque tutti di natura politica».