Le risposte di Lombardo sulla mafia
Il presidente siciliano Raffaele Lombardo è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa
Oggi alle 15 il presidente della regione Sicilia Raffaele Lombardo terrà un’attesa conferenza stampa, annunciata per dare la propria versione dei fatti relativi alla cosiddetta “inchiesta Iblis”, che lo vede coinvolto insieme a decine di altre persone – tra cui suo fratello Angelo, che è deputato in parlamento – e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
L’inchiesta è quella che era stata annunciata da alcuni quotidiani già lo scorso marzo e la cui esistenza è emersa ufficialmente all’inizio di novembre, quando la procura di Catania ha dato il via ha un’imponente operazione giudiziaria sui presunti rapporti tra mafia e politica nell’isola, mettendo sotto indagine decine di persone, confiscando beni per 400 milioni di euro e arrestando 47 persone tra Sicilia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Friuli, tra gli altri, il deputato regionale dei popolari Fausto Fagone, il consigliere provinciale catanese dell’UdC Antonino Sangiorgi, un assessore del comune di Palagonia, Giuseppe Tomasello, e uno del comune di Ramacca, Francesco Ilardi. Tra gli indagati figura anche Nino Strano, ex senatore del PdL (quello della mortadella in aula, per capirsi) oggi passato a Futuro e Libertà.
I giornali hanno raccontato dettagliatamente il contenuto delle pagine che riguardano Raffaele Lombardo, e negli atti dell’inchiesta c’è proprio un capitolo apposta: “Rapporti tra Cosa nostra e i fratelli Angelo e Raffaele Lombardo”. I nodi da sciogliere sono sette, e infatti Repubblica Palermo ha incalzato il presidente della regione proponendogli sette domande, come con le famose dieci rivolte a Berlusconi. Lombardo dovrebbe rispondere proprio durante la conferenza stampa di oggi.
Il primo è quello dei presunti rapporti tra il presidente siciliano e Rosario Di Dio, mafioso appartenente al clan dei Santapaola. Un’intercettazione telefonica mostra Di Dio dire: «È inutile che viene per cercare voti perché voti non ce n’è più per Raffaele… quello che ho fatto io quando lui è salito per la prima volta… e siccome io ho rischiato la vita e la galera per lui… “. Nella stessa intercettazione Di Dio ricorda una riunione notturna avvenuta durante la campagna elettorale per le europee del 2004, che vedevano Lombardo candidato con l’UdC. «Da me all’una e mezza di notte è venuto ed è stato due ore e mezza, qua da me… si è mangiato sette sigarette». Secondo Panorama le sigarette sono otto: non è chiara la ragione di questa discrepanza. In ogni caso, quando si parla di mangiare le sigarette, si intende esattamente quello: Lombardo ha l’abitudine di aprire la cartina che avvolge le sigarette e masticare il tabacco. E secondo i pm il ricordo di Di Dio di questa abitudine dimostra quanto il boss conosca il presidente siciliano.
Un altro nodo riguarda i rapporti di Lombardo con Vincenzo Aiello, considerato il capo di Cosa nostra nella provincia di Catania. Aiello al telefono parla dei fratelli Lombardo come se li conoscesse bene, e i pm hanno in mano varie telefonate tra lui, Aiello, e Giovanni Barbagallo, un geologo che i pm considerano il tramite tra Lombardo e la mafia. In una di queste telefonate, Aiello parla con Barbagallo e dice, riferendosi a Lombardo: “Gli ho dato i soldi nostri del Pigno… gli ho dato a lui per la campagna elettorale i soldi che l’impresa… “. Secondo la procura, queste parole descrivono “l’avvenuta consegna a Lombardo di una somma di denaro destinata al finanziamento della sua campagna elettorale disposto dal capo della più forte organizzazione mafiosa operante nella provincia di Catania”.
Le carte in mano ai pm raccontano anche di un episodio accaduto nel 2008, quando poco dopo la sua elezione a presidente Lombardo sarebbe stato visto passeggiare a braccetto con Vincenzo Basilotta nella piazza di Castel di Judica, in provincia di Catania. Basilotta è un ex imprenditore condannato per mafia. E infine ci sarebbero dieci intercettazioni telefoniche risalenti al 2003 che coinvolgono Lombardo e Raffaele Bevilacqua, capo di Cosa Nostra a Enna.
Lombardo ha chiesto più volte di essere ascoltato dai pm, che però non lo hanno mai convocato. Il procuratore capo di Catania Vincenzo D’Agata, che coordina l’inchiesta, ha detto che “ogni riferimento riguardante il presidente Lombardo e risultante dalle indagini è stato oggetto di attenta valutazione specie con riguardo alla sua valenza sul piano probatorio e alla sua capacità di resistenza alle critiche difensive non ritenendone, allo stato, la idoneità per adottare alcuna iniziativa processuale nei confronti del medesimo“. Insomma, si continua a indagare, per il momento è escluso si possa arrivare a processo.
Tutto questo però ha comprensibilmente agitato la politica siciliana, già instabile di suo. Lo scorso settembre Lombardo ha varato il suo quarto governo regionale, stavolta composto dal Movimento per l’Autonomia, Futuro e Libertà, la parte dell’UdC più lontana da Cuffaro, Alleanza per l’Italia e il PD. Da una parte Cuffaro e il PdL ne stanno approfittando per criticare Lombardo, anche in ragione del suo essere ormai passato ufficialmente all’opposizione al governo Berlusconi. Dall’altra parte l’inchiesta aumenta gli imbarazzi del PD, la cui alleanza con Lombardo è stata molto discussa e criticata: e anche quello è un dibattito ricco di anomalie e posizioni imprevedibili, se letti sotto una lente nazionale. Per dire: tra i principali difensori di Lombardo – nonché tra i principali promotori dell’alleanza tra PD e MpA – c’è Giuseppe Lumia, noto esponente dell’antimafia siciliana e già presidente della commissione parlamentare antimafia. Sostiene che “Non c’è alcuna prova diretta del rapporto fra Lombardo e ambienti malavitosi”.
Difendono Lombardo anche altre figure dello stesso calibro, da tempo coinvolte dallo stesso presidente nel governo della regione e con solide credenziali antimafia: Caterina Chinnici, ex-pm e figlia di Rocco Chinnici; Massimo Russo, altro ex-pm e oggi apprezzato assessore alla sanità; Marco Venturi, esponente della Confindustria siciliana in prima linea nella lotta alle estorsioni. Il PD ha detto che “ascolterà attentamente” cosa dirà Lombardo alle 15. Domani, poi, durante una riunione a porte chiuse della direzione regionale, deciderà quale atteggiamento tenere nel prossimo futuro.