Le motivazioni della condanna per mafia di Dell’Utri
"Un'attività di costante mediazione tra quel sodalizio criminoso e gli ambienti imprenditoriali e finanziari milanesi con particolare riguardo al gruppo Fininvest"
Sono state rese note in serata le motivazioni della sentenza di condanna di Marcello Dell’Utri per concorso in associazione mafiosa dello scorso giugno. Qui si può leggere il testo integrale in PDF.
Il senatore Marcello Dell’Utri avrebbe svolto un’attività di «mediazione» e si sarebbe posto quindi come «specifico canale di collegamento» tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi, al quale i boss avrebbero garantito «protezione» per sè e i suoi familiari. Ma non ci sono prove di un «patto» elettorale tra le cosche e Forza Italia, in seguito alla «discesa in campo» del Cavaliere. Sono queste, in estrema sintesi, le motivazioni, depositate oggi, della sentenza con la quale il 29 giugno scorso la Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Claudio Dell’Acqua, ha condannato a sette anni di reclusione Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa.
Una «sentenza choc» per il Pd che definisce «sconcertanti» le motivazioni, mentre il leader di Idv Antonio Di Pietro chiede che il premier venga «sfiduciato» per i suoi «rapporti ravvicinati con la mafia». Secondo i giudici, Dell’Utri «ha apportato un consapevole e valido contributo al consolidamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso». In particolare, l’imputato avrebbe consentito ai boss di «agganciare» per molti anni Berlusconi, «una delle più promettenti realtà imprenditoriali di quel periodo che di lì a qualche anno sarebbe diventata un vero e proprio impero finanziario ed economico». Per questi motivi la Corte ritiene «certamente configurabile a carico di Dell’Utri il contestato reato associativo».
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