La psicomozione di sfiducia
Il voto del 29 novembre sul ministro Bondi è un impiccio politico per il governo e un caso umano per tutti quanti
Nella messa in calendario delle mozioni sul governo – quella che ha fissato la resa dei conti del 14 dicembre alla Camera e al Senato – è stato fissato anche il voto sulla mozione di sfiducia alla Camera nei confronti del ministro Bondi sul crollo della Domus Gladiatoria di Pompei, presentata da Partito Democratico e Italia dei Valori: sarà il 29 novembre. Il voto ha tre implicazioni: una politicamente simbolica, una politicamente concreta, e una umana.
Quella simbolica è che la mozione alza la tensione tra maggioranza e opposizione, e sposta il confronto di nuovo fuori dalla prima: Futuro e Libertà infatti non parteciperà al voto – sostenendo che la questione Bondi è diventata secondaria – e l’attacco sarà tutto delle opposizioni. E infatti al PdL sono molto seccati di questa piccola scazzottata mentre ci si prepara alla rissa vera di metà dicembre e sostengono che le opposizioni abbiano così violato una tregua.
Quella concreta è che teoricamente Bondi potrebbe essere sfiduciato: l’opposizione i numeri non ce li ha, ma il caos in cui ci si sta muovendo non esclude sorprese. Nelle prossime settimane sono state messe in calendario altre tre votazioni: una sulla Rai contro il direttore Masi presentata dai finiani, una dei dipietristi contro il ministro Calderoli e poi c’è la riforma dell’Università. Un improbabile voto contro Bondi non aiuterebbe la maggioranza in vista del 14.
Poi c’è il caso umano. La personalità del ministro, ormai familiare agli italiani, è stata da sempre anteposta da lui stesso ai suoi ruoli: la sua tenace passione in difesa del lavoro della maggioranza e di Silvio Berlusconi, le sue esibizioni di umiltà, il suo mettere sul piatto della discussione pubblica tutti i propri dolori e insicurezze, hanno reso l’attacco contro di lui una specie di imbarazzato infierire. Dalla maggioranza lo trovano una specie di viltà di branco: non si vota contro il povero Bondi, sembrano dire. “Non fa onore a chi l’ha firmata”, dice Frattini. “Un atto di squadrismo politico” che mostra “l’attitudine vigliacca di chi specula sugli eventi negativi”, dice Capezzone. “Solo chi ama le inutili polemiche può ritenere Bondi responsabile del crollo di Pompei”, dice Antonio Leone del PdL, che parla di “sgarbo istituzionale”. “Non si può politicizzare tutto” ha persino detto il ministro Alfano. E lo stesso Bondi parla di “un’angosciosa mortificazione e un sentimento di profonda tristezza”, rinnovando lo psicodramma infantile di cui si era parlato nei giorni scorsi. E si scusa quasi pure il Pd: “Niente di personale”, dice l’onorevole Emilia De Biasi.
Intanto stasera il caso Bondi sarà discusso ad Annozero, non esattamente il luogo in cui si torna alla politica.