Paola Caruso ha interrotto lo sciopero della fame
La giornalista del Corriere della Sera non mangiava da tre giorni
Sciopero della fame, quinto giorno. Fine. Oggi interrompo la protesta. Quello che ho potuto fare l’ho fatto. Ho raggiunto il mio obbiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica, almeno per quanto riguarda la Rete e gli organi legati all’editoria. Anche se la maggior parte della stampa tradizionale mi ha ignorata, nonostante i lanci di agenzia. Chissà perché?
Adesso è arrivato il momento di andare avanti con altri mezzi e strategie diverse per far discutere di precariato. Bisogna portare a casa risultati. Come? Rivoluzionare il sistema mi pare arduo, ma si può tentare di cambiare le regole, di dare più serenità ai precari, di garantire a tutti un lavoro dal valore monetario adeguato e sufficiente a pagare affitto e mantenimento, senza l’aiuto della famiglia.
Purtroppo precarietà non significa flessibilità. All’estero un lavoratore flessibile ha uno stipendio superiore a quello di un dipendente a contratto a tempo indeterminato, almeno per quello che ne so. Questo permette ai flessibili di tutelarsi a proprie spese, non potendo usufruire delle tutele aziendali.