I dieci anni di Talking Points Memo
La storia di un blog personale diventato nel tempo uno dei siti di news più apprezzati degli Stati Uniti
Talking Points Memo è uno dei più importanti, seguiti e apprezzati siti di news sulla politica statunitense. Pochi giorni fa ha festeggiato il suo decimo compleanno. Il suo fondatore si chiama Josh Marshall, e più volte è stato citato qui sul Post: faceva il giornalista, scriveva su un blog personale e a un certo punto, prima di moltissimi altri, ha capito che quel blog poteva diventare qualcosa di più grande, serio e professionale.
Questa è una delle molte ragioni per cui la storia di TPM è interessante: perché non comincia con un editore e degli investitori, per quanto inizialmente piccoli, come per esempio quella di Politico, ma semplicemente con un blogger e il suo scarno blog personale. Era il novembre del 2000, gli Stati Uniti si stavano avvitando intorno alla contesa tra Al Gore e George W. Bush, la Florida stava ricontando le sue schede elettorali. Josh Marshall aprì un blog personale, come moltissimi altri: le cose per lui sarebbero molto cambiate, di lì a poco.
Dieci anni fa non avevo idea di dove stavo andando. E non avevo idea di cosa sarebbe successo dopo. Le cose sono cambiate cinque anni fa, quando ho deciso di fare di TPM un’organizzazione a cui lavorassero più persone. A quel punto, sì, avevo un’idea abbastanza chiara di cosa sarebbe successo dopo. Certo, alcune cose sono andate diversamente. All’inizio, per esempio, pensavo al lancio di più siti internet, diversi tra loro. Poi ho pensato che fosse più logico dare a TPM maggiore solidità, e quindi diversificare l’offerta di informazioni all’interno ma all’interno dello stesso sito. In termini di dimensioni, di quantità di argomenti di cui mi volevo occupare, è stato fondamentale il passaggio al finanziamento tramite la pubblicità.
Nel 2005, quando Josh Marshall decide di far diventare il suo blog qualcosa di più professionale e sostanzioso, TPM è già uno dei siti politici più letti degli Stati Uniti. Il primo grosso salto in termini di popolarità avviene nel 2002, quando Josh Marshall scova alcune vecchie interviste dell’allora leader dei repubblicani al senato, Trent Lott, che mostravano il suo passato sostegno a politici segregazionisti. Lott alla fine è costretto a dimettersi, Marshall viene citato dall’Associated Press e dal New York Times. Le pagine viste quotidiane passano da otto mila a ventimila al giorno. Nel 2004, grazie alla sola vendita degli spazi pubblicitari, il sito guadagna diecimila dollari al mese.
Nel 2007 il sito di Josh Marshall è protagonista di un altro scandalo nazionale, quando l’amministrazione Bush prende la decisione senza precedenti di congedare in blocco sette procuratori federali. TPM copre la vicenda prima e meglio di molti altri, facendo venire alla luce gli aspetti problematici della decisione dell’amministrazione Bush e ricostruendo una serie di casi in cui i procuratori furono licenziati per ragioni politiche. Diversi funzionari ed esponenti del governo finirono per dare le dimissioni dai loro incarichi, in conseguenza dello scandalo. Josh Marshall ricevette il prestigioso premio George Polk per il giornalismo investigativo. L’esplosione finale è arrivata però nel 2008, grazie alla campagna elettorale per le presidenziali. TPM è passato dai 32mila visitatori unici quotidiani del settembre 2007 ai 458mila del settembre del 2008: un aumento colossale, superiore al 1300 per cento, che gli ha permesso di allargare il suo organico e le sue risorse, conservando una crescita costante anche dopo la fine della campagna elettorale.
Talking Points Memo oggi è composto da varie sezioni. L’home page racconta le principali notizie politiche, ma sulla colonna sinistra campeggia ancora il blog di Josh Marshall, come a fare da editoriale e spalla perenne ai fatti del giorno. Poi ci sono le sezioni, che stanno anche in piedi da sole: TPMMuckraker, che tiene traccia di scandali, inchieste e storie non proprio edificanti; TPMDC, con le notizie da Washington e dal Congresso; TPMLivewire, che aggrega e segnala in tempo reale quanto di buono e interessante pubblicato su altri siti internet; PollTracker, che tiene traccia dei sondaggi su scala statale e nazionale; TPMTV, dove vanno a finire i video e i servizi con i fatti del giorno; TPMCafè, una specie di blog con le opinioni e i dibattiti con un taglio più da blog.
Diverse grandi società in questi anni hanno fatto offerte per acquisire Talking Points Memo, del tutto o almeno in parte. Fino a questo momento Josh Marshall ha deciso di rifiutare le offerte e conservare la sua indipendenza. “Sapevo qualcosa del giornalismo e di internet, quando ho iniziato, ma non sapevo niente di come si gestisce e si tiene in piedi un’azienda”, ha detto parlando del suo ruolo di giornalista e imprenditore. “L’ho imparato facendolo, e devo dire che mi piace”.