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  • Martedì 16 novembre 2010

Masi, forse basta?

Il successo del programma di Fazio e Saviano è un guaio per il direttore generale della RAI

© Roberto Monaldo / LaPresse
10-11-2009 Roma
Interni
RAI - Conferenza stampa per lo Switch Off nel Lazio
Nella foto Mauro Masi (DG Rai)

© Roberto Monaldo / LaPresse
10-11-2009 Rome
RAI, italian television - Press conference on Switch Off in Lazio region
© Roberto Monaldo / LaPresse 10-11-2009 Roma Interni RAI - Conferenza stampa per lo Switch Off nel Lazio Nella foto Mauro Masi (DG Rai) © Roberto Monaldo / LaPresse 10-11-2009 Rome RAI, italian television - Press conference on Switch Off in Lazio region

Non che manchino agli occhi di qualunque osservatore equilibrato ragioni più antiche e solide per dimostrare l’iandeguatezza di Mauro Masi alla guida della Rai, ma stiamo solo alla rigorosa logica dell’oggi.

La seconda puntata di Vieni via con me, il programma televisivo condotto su Raitre da Fabio Fazio e Roberto Saviano, ha migliorato il già notevolissimo risultato in termini di audience ottenuto con la prima puntata, battendo nuovamente il record storico di Raitre e contando oltre nove milioni di telespettatori, pari al 30 per cento di share. Sono numeri di cui si parlerà per anni.

Adesso come prevedibile le opposizioni (finiani compresi) stanno celebrando i risultati, e la maggioranza sta attaccando il programma. Buffo come tra i celebranti ci siano quelli che contestano sempre l’uso dello share per giudicare la qualità di un programma, mentre tra i critici che sempre sostengono la “legittimazione democratica” quel dato è improvvisamente irrilevante. Ma in tutta questa anomalia italiana, un elemento puntuale è invece chiaro. C’è un direttore generale dell’azienda che ha appena visto trionfare un suo prodotto, il quale si è ripetutamente opposto a quel prodotto e ai modi con cui è stato pensato: Mauro Masi.

Nino Rizzo Nervo, consigliere d’amministrazione della RAI già protagonista di un serrato scambio di dichiarazioni con Masi, lo prende in giro, ringraziandolo per essersi confermato “ancora una volta un eccellente promoter delle trasmissioni che vorrebbe impedire. La polemica innestata nei giorni scorsi e il cambio di programmazione di Raiuno sono state una trovata geniale da grande esperto di marketing televisivo. Grazie Masi!”. Poi ci sono le richieste di dimissioni, che arrivano dai Comunisti Italiani e dall’associazione Articolo 21, il cui portavoce Giulietti dice che “i cittadini hanno espresso il loro voto di sfiducia al direttore generale”. Italo Bocchino dice che la linea editoriale di Masi ne esce “sconfessata”.

Ma quella del dimostrato fallimento della linea Masi è solo metà della questione esplosa ieri. Nei giorni scorsi il direttore della RAI aveva protestato contro l’annunciata presenza di Pier Luigi Bersani e Gianfranco Fini alla trasmissione di Fazio e Saviano, e aveva intimato – di concerto col suo vice Antonio Marano – a Raitre di ritirare l’invito ai due leader politici, sulla base del fatto che la loro presenza confliggeva con quanto disposto da una delibera della commissione di vigilanza della RAI, che impediva ai programmi televisivi di intrattenimento di ospitare personaggi politici. I dirigenti di Raitre hanno risposto che Vieni via con me è un programma di “approfondimento culturale” e non di intrattenimento, hanno tirato dritto senza farsi troppi problemi e ieri Bersani e Fini sono andati regolarmente in onda, peraltro senza che nessuno abbia avuto da ridire sulla loro comparsata, neanche nella maggioranza.

Riassunto: la direzione Rai ha dato un ordine agli autori di un programma, quell’ordine è stato completamente disatteso, e senza nessuna conseguenza di rilievo. La direzione ha dimostrato non solo scarsa intuizione sui prodotti vincenti ma anche una totale mancanza di autorità. Ci si dimette, a un certo punto.