A che punto siamo con la crisi di governo
Ieri è finalmente successo qualcosa, oggi se ne occupano le tre maggiori cariche dello Stato
Eravamo rimasti che prima bisognava approvare la legge Finanziaria, e quindi non sarebbe caduto il governo così rapidamente. Poi a cavallo del weekend non è successo niente – solo l’improbabile idea di scogliere una sola Camera, buona per far due chiacchiere – e ieri si sono dimessi i ministri di Futuro e Libertà, come era stato annunciato. Ora di fatto qualcosa il governo deve fare.
In conseguenza di questo, oggi pomeriggio Fini e Schifani vanno al Quirinale a incontrare Napolitano: è il primo atto ufficiale della nuova situazione che si è creata, la si chiami già crisi o no. Il governo non ha più un pezzo rilevante della sua maggioranza. Le riunioni dei capigruppo – quelle in competizione per stabilire il calendario delle mozioni di fiducia e sfiudicia – sono state per il momento annullate, per vedere cosa esce dalla riunione di oggi pomeriggio: le tre più alte cariche dello Stato si metteranno lì col calendario a vedere come incastrare i riti eventuali della crisi, l’approvazione della Finanziaria, e il voto delle mozioni a Camera e Senato.
Intanto Berlusconi, per una giornata non solo privato del pallino – quello ormai capita spesso – ma anche estromesso dal campo di gioco, non può che riempire i giornali di altre battagliere ipotesi: subito al voto, la pagheranno, parlo in televisione, eccetera. I suoi hanno assai protestato contro la riunione al Quirinale in assenza di una crisi formale, che di fatto invece la legittima, e contro il sempre più contraddittorio doppio ruolo di Fini: responsabile della crisi e arbitro (guardalinee, nella proporzione esatta dei ruoli). Ma sono di nuovo chiacchiere per riempire i vuoti. Se notizie ci saranno, arriveranno nel pomeriggio dal Quirinale.