Chi è Giuliano Pisapia
Il candidato a sindaco di Milano ha 61 anni, una ricca lista di esperienze e posizioni molto garantiste sulla giustizia
Giuliano Pisapia ha 61 anni – è nato il 20 maggio 1949 a Milano – ed è figlio di Gian Domenico Pisapia, uno dei più celebri avvocati penalisti italiani, autore del nuovo codice di procedura penale italiano in vigore dal 1989. Pisapia riceve una forte educazione cattolica, frequenta il liceo classico Berchet (dove tra gli insegnanti ha don Giussani, un incontro che definisce “particolarmente formativo”) ed entra nel Movimento Studentesco. Non segue subito la strada del padre («non ne capivo l’utilità sociale e politica») e si iscrive a medicina dove, mentre di notte fa il barelliere volontario alla Croce Rossa, si tiene in pari con gli esami per i primi due anni.
Non chiede il rinvio per il servizio militare («desideravo l’autonomia e fare il soldato mi sembrava il modo per ottenerla senza arrivare a una rottura traumatica con la mia famiglia») e viene inviato in fanteria con gli assaltatori. Finito il servizio militare lascia gli studi e inizia subito a lavorare, «proseguendo l’impegno politico di base». Fa l’operaio in una fabbrica chimica, l’educatore nel carcere minorile Beccaria, l’impiegato di banca. Spinto dalle lotte operaie e studentesche va a Torino, dove si iscrive a Scienze politiche con indirizzo sociologico.
E si interessa al diritto penale, di cui inizia a vedere «l’attualità della materia, il ruolo della difesa per il sostegno di determinati valori e di alcune persone». Si laurea anche in legge ma, per tenere le distanze con il padre (che non condivide le sue scelte politiche “estremiste”), fa pratica da civilista e non da penalista. Il padre lo convince «che è stupido fare il civilista solo per rimarcare la mia autonomia da lui» e gli propone di lavorare con lui a patto che entrambi rispettino a vicenda le convinzioni dell’altro senza danneggiare l’immagine dello studio.
Pisapia lavora ad alcuni importanti processi a cavallo della fine Millennio: difensore di Arnaldo Forlani nei processi di “Tangentopoli”, parte civile nel processo SME, difende Ovidio Bompressi nel processo Calabresi, è parte civile nel cosiddetto “toghe sporche” (imputati Previti, i giudici Squillante e Metta), difende la famiglia di Carlo Giuliani dopo i fatti del G8 di Genova, difende, come parte civile, la figlia di Davide Cesare, detto Dax, il ragazzo ucciso nel 2003 da un neonazista poi condannato a 16 anni e 4 mesi di reclusione e, a livello internazionale, difende il leader curdo Abdullah Öcalan (oggi molti giornali lo danno come avocato “di Piazza Fontana”, confondendolo forse col padre).
Nel 1995 Gian Domenico Pisapia muore, e suo figlio rifiuta una candidatura alle regionali per seguire lo studio. Nel 1996 però si candida come indipendente nelle liste di Rifondazione, viene eletto, ed è nominato presidente della commissione giustizia. Si dimette alla caduta del governo Prodi e nel ’99 va come volontario in un campo profughi al confine con l’Albania. Nel 2001 viene rieletto alla Camera e lavora a due progetti che non vedranno mai la luce, il programma giustizia per il centrosinistra in vista delle elezioni del 2006 e la riforma del codice penale (il suo ultimo libro, In attesa di giustizia, dialogo sulle riforme possibili, racconta proprio dell’esperienza alla commissione giustizia): si dice più volte favorevole alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, e prende altre posizioni non allineate al fronte più giustizialista a sinistra. Conclude la sua seconda legislatura e decide di non ricandidarsi («la politica non deve diventare una professione e, poi, si può fare anche fuori dal Parlamento»).
Nel luglio scorso, in una serata al Teatro Litta, Pisapia annuncia ufficialmente la propria candidatura alle primarie per il centrosinistra a Milano, appoggiato da Sinistra, Ecologia e Libertà. Se dovesse venire eletto sindaco, ha già dichiarato che lascerebbe la professione. Oltre all’ultimo ibro, Pisapia è coautore di San Vittore: voci dal carcere e sul carcere, di Usage de stupéfiants: politiques européennes, di Il Diritto e il Rovescio: i rapporti tra politica e magistratura e di Giustizia penale: esiste l’approdo?.