Masi e Rizzo Nervo se le suonano
Sulla partecipazione di Fini e Bersani a "Vieni via con me" volano da alcune ore tosti comunicati tra il direttore della rai e il consigliere
Questa mattina Raitre ha fatto sapere che nella puntata di domenica sera di “Vieni via con me”, il programma televisivo condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano, interverranno Pier Luigi Bersani e Gianfranco Fini. Il presidente della RAI Mauro Masi si è messo subito in mezzo, dicendo che una direttiva interna emanata la prima volta da Cappon impedisce la partecipazione di personaggi politici a programmi di varietà e dicendo che già la partecipazione di Nichi Vendola la settimana scorsa era stata un’eccezione.
Ci sono state decine di reazioni alle dichiarazioni di Masi – compresa una piuttosto combattiva di Bersani – ma la vicenda si è nel pomeriggio convertita in un sanguigno scambio di battute che lo ha coinvolto insieme a Nino Rizzo Nervo, consigliere d’amministrazione della RAI in quota centrosinistra.
Comincia Nino Rizzo Nervo alle 16,40.
«Il dg deve smettere di pensare che la Rai sia una cosa sua. Lo invito a leggere bene gli indirizzi della commisione parlamentare e le circolari aziendali. Non esiste nulla che vieti la possibilità a una trasmissione di cultura di invitare politici. Ma in quale paese al mondo si può vietare che il presidente della Camera e il principale segretario del partito di centrosinistra possano intervenire sui valori della destra e della sinistra?»
Risponde Mauro Masi alle 17,46, così.
«Il consigliere Rizzo Nervo è da troppo tempo abituato ad affrontare problematiche aziendali rimaste irrisolte con roboanti e minacciose dichiarazioni rilasciate alle agenzie di stampa in orario pomeridiano. Al riguardo è bene che sappia, ma lui lo sa benissimo, che io non mi faccio intimidire nè da lui nè da altri. In più e solo per inciso osservo che prima di parlare di problematiche giuridiche dovrebbe meglio documentarsi. Gli ricordo, infatti, che “l’abuso di potere” (peraltro citato a sproposito nelle sue dichiarazioni) è una figura sconosciuta al nostro ordinamento»
Nel frattempo Rizzo Nervo è partito a ricordare a Masi cosa può fare e cosa non può fare. Sono le 18,17.
«Invito la direzione generale a leggere bene: non vi è nessun indirizzo della commissione parlamentare di vigilanza, così come non vi è nessuna circolare dell’ex direttore generale Cappon che vietino la legittimità della presenza degli onorevoli Fini e Bersani in una trasmissione come Vieni via con me. L’atto di indirizzo della Commissione parlamentare di vigilanza dell’11 marzo 2003 citato a sostegno del divieto afferma testualmente al punto 2: ‘La presenza di esponenti politici nei programmi di intrattenimento, quando è frequente e abituale, alimenta la sensazione che il carattere pubblico del servizio consista nella simbiosi con la politica. Va quindi normalmente evitata, e deve trovare motivazione nella particolare competenza e responsabilità degli invitati sugli argomenti trattati nel programma stesso, configurando una finestra informativa nell’ambito del programma alla quale si applica dunque la raccomandazione precedente. In tal modo vengono salvaguardate le finalità del servizio pubblico”. La Rai rischia ormai di coprirsi di ridicolo: a prescindere dal fatto che quello di Fazio e Saviano non è un programma di intrattenimento ma come si può legittimamente sostenere che proprio il servizio pubblico radiotelevisivo non può chiamare il presidente della Camera, che è la terza carica istituzionale del Paese, a parlare dei valori della Destra e il segretario del maggior partito di centro sinistra a parlare dei valori della Sinistra. Dov’è la violazione?»
Poi si accorge della risposta di Masi, e alle 18,44 gli risponde.
«Rassicuro Masi: io non ho l’abitudine di intimidire nessuno, piuttosto sia lui a smettere di intimidire direttori di rete, conduttori, autori e artisti e cominci, se ne è capace, una buona volta a lavorare per l’azienda e non contro l’azienda. Gli chiedo anche di perdonarmi: io ho sempre lavorato nel settore del giornalismo, della comunicazione e della televisione, e ammetto che su alcune materie possa saperne meno di un ex segretario generale della Presidenza del consiglio, che la televisione l’ha sempre conosciuta come uno dei tanti elettrodomestici presenti nelle nostre case. Ritengo però che anche un burocrate possa capire cosa intendevo per “abuso di potere” di un direttore generale della Rai. Gli garantisco infine, che quando ho qualcosa da dire la dico ad ogni orario del giorno e della notte (non soltanto in orario pomeridiano come da lui non so perchè lamentato), ma questo dipende soprattutto dall’orario in cui il direttore generale commette errori ed abusi»
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