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  • Mercoledì 10 novembre 2010

I repubblicani vogliono liberarsi del loro leader

La prima vittima in vista del 2012 potrebbe essere Michael Steele, controverso presidente del partito

Republican National Committee Chairman Michael Steele speaks during an election night gathering hosted by the National Republican Congressional Committee, Tuesday, Nov. 2, 2010, in Washington. (AP Photo/Cliff Owen)
Republican National Committee Chairman Michael Steele speaks during an election night gathering hosted by the National Republican Congressional Committee, Tuesday, Nov. 2, 2010, in Washington. (AP Photo/Cliff Owen)

Si è scritto più volte – anche qui sul Post – che nonostante la netta vittoria alle recenti elezioni di metà mandato il partito repubblicano non gode esattamente di ottima salute, e probabilmente si troverà ad affrontare nei prossimi due anni una complicata lotta al suo interno tra l’ala più moderata e quella che fa riferimento ai tea party. Una delle prime vittime potrebbe essere Michael Steele, eletto due anni fa presidente del partito.

Steele potrebbe essere fatto fuori per due ragioni, racconta oggi il New York Times. La prima è che in vista delle primarie per ottenere la candidatura alla Casa Bianca, il ruolo di presidente del partito è fondamentale nel trattare con i grandi donatori, dirimere controversie legate ai regolamenti delle primarie e disporre delle operazioni per muovere i volontari del partito sul territorio. A ogni candidato farebbe comodo avere come presidente del partito una persona più vicina alle proprie esigenze, e per questa ragione diversi pezzi grossi tra i repubblicani – compreso il futuro speaker della Camera, John Boehner – starebbero tentando di convincere Steele a non ricandidarsi, quando il prossimo gennaio scadrà il suo primo mandato. Qualora Steele decidesse di invece di voler rimanere al suo posto, questi gli schiereranno contro un candidato alternativo.

La seconda ragione è che Steele in questi due anni è stato tutto meno che perfetto, commettendo diversi errori e mettendo in imbarazzo i membri del suo partito inanellando una serie infinita di errori. Lo scorso luglio disse che la guerra in Afghanistan è stata “una scelta di Obama” e che gli Stati Uniti non avrebbero dovuto infilarsi in una “guerra praticamente inutile”. Prima ancora aveva litigato con Rush Limbaugh, lo speaker radiofonico idolo degli ultraconservatori, al quale fu poi costretto a chiedere scusa. In generale, le goffe difficoltà del suo mandato hanno rispecchiato in qualche modo le contraddizioni del partito repubblicano: Steele ha cercato di dividersi, un po’ di qua e un po’ di là, un giorno con dichiarazioni dialoganti sul fronte degli omosessuali e delle unioni civili, un giorno – quando metà del suo partito lo sta sbranando – ribadendo la sua completa contrarietà ai matrimoni omosessuali.

A un certo punto la mediocrità di Steele è apparsa a tutti così evidente che ha smesso di essere un tema di discussione, anche tra gli stessi repubblicani. Si è discusso molto, invece, della ragione per cui una persona come Steele possa essere arrivata a essere eletta presidente del partito repubblicano. Le risposte sono sfaccettate ma molti attribuiscono l’errore alla frenesia con cui i repubblicani hanno tentato di correre ai ripari dopo la vittoria di Obama alle presidenziali del 2008. Nessuna riflessione sulle cause della sconfitta, nessuna decisione politica, nessun cambio di strategia: solo il desiderio di mettere a segno un buon colpo d’immagine e soffiare qualche ora di attenzione ai democratici e a Obama. E quindi, come ha scritto qualche tempo fa Josh Marshall su Talking Points Memo, è inutile stupirsi: se metti una persona in un posto di responsabilità solo perché ha la pelle di un certo colore – o perché è uomo, o perché è donna, o perché agli occhi azzurri, eccetera – poi non ti stupire se non è in grado di fare il suo mestiere.

Steele è stato eletto perché era nero. E la verità è che oggi non può essere rimosso dall’incarico soprattutto perché è nero: perché liquidare Steele significherebbe ammettere che con la sua elezione i repubblicani volevano solo simulare una svolta di facciata. Quindi rischiano di essere costretti a tenersi la miriade di goffaggini e l’incompetenza di Steele, per una serie di ragioni che si sono costruiti loro, dalla prima all’ultima.