E adesso che succede?
Una serie di scenari possibili sulla sorte del governo Berlusconi
di Francesco Costa
Il discorso conclusivo di Fini al congresso fondativo di Futuro e Libertà ha rimesso ufficialmente in discussione la stabilità e la salute del governo, che fino a qualche giorno prima stava approfittando dell’effimera ma evidente tregua seguita alla fiducia votatagli dalle camere alla fine di settembre. Cinque settimane dopo aver votato la fiducia al governo – a questo governo – su quei cinque punti, il presidente della Camera ha definito quella piattaforma “cinque punticini” e, di fatto, ritirato il suo appoggio al governo: ha chiesto a Berlusconi di dimettersi per formare un nuovo esecutivo, allargato all’UdC, e ha detto che se questo non accadrà i ministri e i sottosegretari di Futuro e Libertà si dimetteranno dai loro incarichi.
Ora, da due giorni i quotidiani e gli opinionisti si affannano nel fornire letture e analisi del comportamento del presidente della Camera. Sinteticamente, a noi sembra che il discorso di domenica sia l’ennesima tappa della strategia di logoramento messa in piedi ormai da più di un anno dei finiani nei confronti di Berlusconi: una strategia il cui obiettivo ultimo è sì defenestrare il premier, ma al termine di un processo lento e lungo. Non con uno shock improvviso, quindi, ma con una serie di mosse volte ad alzare l’asticella progressivamente – ognuna sempre un po’ più forte di quella prima, e seguita poi da un periodo di tregua apparente – e a far arrivare la fine del premier come un evento inesorabile, inevitabile, e non come il frutto di uno scontro all’ultimo sangue. Per questo i finiani non sfiduciano il governo in parlamento, come sarebbe opportuno, ma in tv; per questo i membri del governo appartenenti a Futuro e Libertà non rimettono il loro mandato nelle mani del premier, come dovrebbero, bensì poco elegantemente in quelle del loro leader di partito; per questo non minacciano di sfiduciare il governo in parlamento, ma di uscirne; per questo propongono di allargare la maggioranza all’UdC, che però dice di non volerne sapere.
Però questa è l’analisi, appunto: altri avranno legittimamente opinioni diverse su quanto accaduto. Vediamo allora di concentrarci su quanto accadrà o potrebbe accadere. Gli scenari possibili sono molti, e tutti ugualmente incerti. Noi ne abbiamo individuati quattro.
La goccia cinese
Avete presente quella tecnica di tortura volta a far impazzire un prigioniero tenendolo immobilizzato e facendogli cadere sulla fronte una goccia d’acqua gelida a intervalli regolari? Alla fine si muore di pazzia e disperazione, di rassegnazione: non di violenza cruenta e improvvisa. Secondo questo scenario, Fini continuerebbe a rosolare Berlusconi ancora per un bel po’, fino all’ultimo momento disponibile. Futuro e Libertà ritirerebbe i suoi ministri dal governo, garantendogli l’appoggio esterno, in attesa della prossima puntata: e intanto alzerebbe la posta su tutti i capitoli legislativi aperti, dalla legge costituzionale sull’immunità per le alte cariche dello Stato fino alla legge elettorale e la stessa legge finanziaria. Una di queste sarà il pretesto per alzare l’asticella la prossima volta, probabilmente col nuovo anno.
Probabilità: 90 per cento.
Ognuno per la sua strada
Futuro e Libertà ritira la sua delegazione al governo, come promesso da Fini, e i suoi parlamentari votano la sfiducia al governo approfittando di una mozione presentata dall’opposizione. Di fatto, passano ufficialmente dalla maggioranza all’opposizione. Il governo ha i numeri per stare in piedi al Senato ma probabilmente non alla Camera: partirebbe un’altra campagna acquisti sfrenata ma alla fine difficilmente Berlusconi potrebbe fare a meno di andare al Quirinale e rassegnare le dimissioni. Da lì si aprirebbero poi altri mille scenari possibili, ovviamente.
Probabilità: 50 per cento.
Come dite voi
Berlusconi ci prova, e asseconda i finiani. D’altra parte portare al governo l’UdC è il suo obiettivo da sei mesi, e l’unico modo per farlo è aprire una nuova fase, promettere una nuova agenda di governo, un progetto di responsabilità nazionale e tutto quanto. Una volta allargata la maggioranza, poi, il PdL tenterà di blindare un accordo con Casini così da avere mano libera con Futuro e Libertà, e poterne eventualmente fare a meno. Ma perché mai l’UdC dovrebbe entrare in una maggioranza in dissoluzione quando caduto il governo dietro l’angolo potrebbe esserci il loro Santo Graal, il governone tecnico di unità nazionale?
Probabilità: 15 per cento.
Non succede niente
«Se non ci sarà un colpo d’ala, se Berlusconi sarà preda dei cattivi consiglieri è evidente che Ronchi, Urso, Menia, Buonfiglio, non rimarranno nel governo un minuto in più». Così diceva Fini domenica. Ora, va bene che è ancora martedì, ma Berlusconi ha fatto sapere da subito di non avere alcuna intenzione, manco lontanamente, di dare retta a Fini e dimettersi. Di minuti ne sono passati parecchi, insomma, eppure Ronchi, Urso, Menia e Buonfiglio sono ancora lì, al governo. Va bene che il mantra di Fini è il deve-essere-lui, però qualcosa devono farla anche loro. Invece potrebbero far passare dei giorni, aspettare, magari simulare un’altra tregua. E giocarsela un’altra volta, la chiave dell’uscita dal governo, ché stavolta hanno già fatto abbastanza casino.
Probabilità: 30 per cento.