Si vota in Giordania
Verrà eletta la camera dei deputati, e il re ha ratificato una legge elettorale in proprio favore
Oggi due milioni e mezzo di cittadini giordani voteranno per eleggere la nuova Camera dei deputati (Majlis al-Umma) dell’Assemblea Nazionale della Giordania. Il paese è una monarchia costituzionale con a capo il re Abd Allah II, che detiene la maggior parte dei poteri: elegge interamente l’Assemblea dei Notabili (Majlis al-Aʿyān, la camera alta del governo), ha in mano il potere esecutivo e la possibiltà di dissolvere il parlamento.
Per i 120 seggi disponibili (di cui dodici riservati alle donne) sono in corsa 763 candidati (di cui 134 donne) per la maggior parte indipendenti, vicini alle potenti tribù indigene giordane sostenitrici del re. Nonostante il sistema politico giordano sia diventato multipartitico nel 1992 nel corso di questi anni solo un partito, il Fronte d’Azione Islamico (IAF), è riuscito a organizzarsi e affermarsi. Negli anni Novanta l’IAF era riuscito a ottenere quasi 110 seggi in parlamento, alle ultime elezioni solo sei.
L’IAF è un’alleanza islamica relativamente moderata, molto critica nei confronti di Israele. Di solito rifiuta forme militanti di islamismo e cerca di ottenere riforme democratiche attraverso processi pacifici. Le autorità giordane, scrive BBC, temono un rafforzamento del potere islamico, che vedono come minaccia alla sempre crescente occidentalizzazione del paese.
Proprio per questo, il re ha rimandato le elezioni per poter ratificare in tempo una legge elettorale che aumentasse il numero dei seggi in parlamento riservati alle aree tribali, diminuendo quelli per le zone urbane, popolate principalmente da rifugiati palestinesi che tendono a favorire i candidati islamici. Lo scorso settembre l’IAF ha chiamato il boicottaggio delle elezioni in reazione alla nuove legge elettorale, eccessivamente favorevole alla famiglia reale. Sette membri dell’IAF hanno deciso di correre ugualmente come indipendenti e sono stati sospesi dal partito.
In un documento del mese scorso l’ong Human Rights Watch ha accusato il governo giordano di sopprimere l’opposizione politica, citando gli arresti di diversi islamici e attivisti in favore della democrazia. Secondo BBC si prevede una bassa affluenza alle urne a causa del malcontento per l’aumento dei prezzi dei beni primari e un’economia che va a rilento.