«Mi vergogno del mio paese»
La difesa di Mikhail Khodorkovsky dal tribunale di Mosca dove è sotto processo
Lo scorso martedì Mikhail Khodorkovsky, l’ex magnate russo in carcere dal 2003, ha pronunciato un sentito e toccante discorso dall’aula di tribunale davanti ai giudici di Mosca, che il prossimo 15 dicembre emetteranno una nuova sentenza, già scontata, che manterrà in carcere lui e il suo ex socio Platon Lebedev probabilmente per altri 14 anni.
Nel discorso Khodorkovsky spiega quanto ciò che gli è accaduto sia il simbolo del baratro in cui è caduta la Russia in questi ultimi anni. Khodorkovsky è stato l’uomo più ricco di Russia prima che la sua compagnia petrolifera, la Yukos, dichiarasse bancarotta. È stato arrestato per frode ed evasione fiscale, ma i motivi della sua detenzione sono di natura politica ed economica. Negli ultimi anni, anche per il suo potere economico, viene sempre di più considerato un punto di riferimento dell’opposizione a Putin. La condanna del 2003 scadrà tra un anno, poco prima le elezioni presidenziali del 2012, ed è quindi puntualmente arrivata una nuova accusa che tra l’altro, scrive il Washington Post, contraddice la prima. Ora Khodorkovsky è accusato di appropriazione indebita, cioè di aver rubato alla propria azienda lo stesso petrolio sul quale era stato accusato di evadere le tasse. In questi anni gli avvocati dell’accusa hanno ricattato e minacciato diverse persone per convincerle a fornire una falsa testimonianza.
Qualche estratto dal discorso di Khodorkovsky.
Non voglio parlare degli aspetti legali del caso, questa volta. Chi voleva capire ha capito da molto tempo. Nessuno sta davvero aspettando una mia confessione. Dubito fortemente che qualcuno potrebbe davvero credermi, se dicessi che ho davvero rubato tutto il petrolio prodotto dalla mia azienda. E nessuno potrebbe nemmeno credere a un’assoluzione del tribunale di Mosca. Malgrado tutte le difficoltà, voglio parlarvi della speranza. La speranza, la cosa più importante che esista. Ricordo quando avevo 25 anni, alla fine degli anni Ottanta. Il nostro paese stava vivendo nella speranza della libertà, una speranza che ci avrebbe permesso di raggiungere la felicità nostra e dei nostri figli. Abbiamo vissuto con questa speranza. Per certi versi si è materializzata, per altri no. Credo che le responsabilità della mancata piena realizzazione di questa speranza siano di tutta la nostra generazione, me compreso.
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Con l’arrivo del nuovo presidente (più di due anni fa, ormai), a molti miei concittadini è tornata la speranza. La speranza che la Russia sarebbe diventato un paese moderno con una società civile sviluppata. Libera dal comportamento arbitrario delle autorità, libero dalla corruzione, libero dall’ingiustizia e dall’illegalità. È chiaro che questo non può succedere da solo, o in un solo giorno. Ma fingere che ci stiamo evolvendo, quando in realtà siamo fermi o addirittura retrocediamo, anche dietro il velo del nobile conservatorismo, non è più possibile. È impossibile e semplicemente pericoloso per il nostro paese.
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Mi vergogno nel vedere certe persone, che in passato rispettavo, tentare di giustificare l’illegalità e il comportamento incontrollato della burocrazia. Stanno vendendo la loro reputazione in cambio di una vita facile di privilegi. Fortunatamente non sono tutti come loro, e ce ne sono anche di più di un altro tipo. Mi rende orgoglioso sapere che dopo sette anni di persecuzioni, neanche uno dei migliaia di impiegati della Yukos ha acconsentito a diventare un falso testimone, vendendo la propria anima e la coscienza. Decine di persone hanno ricevuto minacce, sono state allontanate dalla famiglia e sono stati buttati in prigione. Qualcuno di loro è stato torturato. Ma, dopo aver perso la propria salute e diversi anni della propria vita, stanno ancora mantenendo la cosa che considerano più importante, la dignità umana.
Mi vergogno del mio paese. Credo che tutti capiscano perfettamente che questo processo segna molto più delle sorti mie e di Platon [Lebedev], e anche oltre quelle di chi ha sofferto alla Yukos, coloro che non sono riuscito a proteggere, ma a cui penso ogni giorno. Chiediamoci: cosa starà passando per la testa di un imprenditore, di un produttore, o semplicemente di qualsiasi persona normale, educata e creativa, mentre osserva questo processo e la sua sentenza completamente prevedibile? L’ovvio conclusione di qualsiasi essere pensante è una sola: la classe politica russa può fare qualsiasi cosa. Non esiste il diritto alla proprietà privata. Una persona che si scontra con il “sistema” non ha alcun diritto. Anche se dovrebbero essere difesi dalla legge, i diritti non sono protetti in tribunale. O perché i tribunali sono anch’essi spaventati, o perché sono parte del “sistema”. È forse una sorpresa per qualcuno se, qua in Russia, le persone capaci non hanno ambizioni? Chi modernizzerà l’economia? Gli avvocati? I poliziotti? I servizi segreti? Abbiamo già provato e non ha funzionato. Siamo stati in grado di costruire una bomba all’idrogeno, e anche un missile, ma non siamo ancora capaci di costruirci i nostri beni, una televisione moderna, una nostra automobile competitiva e moderna, un nostro telefono cellulare moderno, e un’intera serie di altri beni moderni.
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Non esagererò dicendo che milioni di occhi, in tutta la Russia e il mondo intero, osserveranno ciò che succederà in questo processo. Stanno guardando con la speranza che la Russia diventi, dopotutto, un paese basato sulla libertà e la legge, dove la legge sarà sopra le autorità burocratiche. Dove i sostenitori dei partiti all’opposizione non subiranno più rappresaglie. Dove i servizi speciali proteggeranno le persone e la legge, e non la politica dalle persone e dalla legge. Dove i diritti umani non dipenderanno più dell’umore di uno zar, buono o malvagio. Dove, al contrario, il potere sarà davvero in mano ai cittadini, e i tribunali sono in quelle della legge e di Dio. Chiamatela coscienza se preferite. Io ci credo, sarà così. Non sono una persona idealista, sono una persona con un’idea. Per me, come per tutti, è difficile vivere in prigione, e non voglio morire qui. Ma se dovrò, non esiterò a farlo. Sono disposto a morire per le cose in cui credo, credo di averlo già dimostrato. E voi? In cosa credete voi? Che i capi hanno sempre ragione? Credete nel denaro? Nell’impunità del “sistema”? Vostro Onore! Nelle vostre mani c’è molto di più del destino di due persone. Qui e ora, si sta decidendo il destino di ogni cittadino del nostro paese.
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Voglio che un sistema giudiziario indipendente diventà la realtà e la norma, voglio che la frase sovietica “il tribunale più giusto del mondo” smetta di suonare ironica e torni a essere ciò che era. Non voglio che il nostro paese lasci i simboli pericolosi di un sistema totalitario come eredità ai nostri figli e nipoti. Tutti sanno che il vostro verdetto — qualsiasi esso sarà — entrerà a far parte della storia della Russia. Formerà le generazioni future. I nomi di tutti gli avvocati, e dei procuratori rimarranno nella storia, come lo sono rimasti quelli degli infelici processi sovietici. Vostro Onore, immagino perfettamente che tutto questo non debba essere troppo facile per lei, forse addirittura spaventoso, ma abbia coraggio!