La Cina arresta l’architetto Ai Weiwei
Il governo cinese ha deciso di punire il suo impegno politico demolendo il suo studio a Shanghai
Ai Weiwei è l’architetto cinese più famoso del mondo e da tempo uno dei più osteggiati dal regime di Pechino per la sua indipendenza e per il suo impegno politico. Da ieri è agli arresti domiciliari nella sua casa di Pechino perché il governo ha deciso di impedirgli di recarsi a Shanghai dove, domani sera, si sarebbe dovuta tenere la festa d’addio per il suo studio, che le autorità cinesi hanno deciso di demolire.
Ai, dopo avere cercato inutilmente di opporsi alla demolizione, aveva scelto di accettare la decisione del governo con ironia, offrendo un rinfresco a base di diecimila granchi di fiume – uno dei piatti più prelibati della cucina cinese autunnale – per «festeggiare la demolizione forzata». Gli agenti si sono però presentati nella sua abitazione della capitale, intimandogli di cancellare l’evento. Di fronte al suo rifiuto, lo hanno bloccato mentre cercava di partire. La notizia è stata diffusa dallo stesso Ai Weiwei con un messaggio su Twitter. Due giorni fa aveva spiegato che la demolizione è una vendetta contro la sua attività in difesa dei diritti umani: «In Cina non c’è libertà di stampa, non c’è una giustizia indipendente e non c’è la possibilità di esprimere il proprio dissenso», ha detto.
Erano state le stesse autorità di Shanghai a chiedere ad Ai Weiwei di costruire l’atelier di duemila metri quadri, terminato lo scorso marzo. Altri sei famosi artisti cinesi avevano partecipato alla costruzione del nuovo quartiere culturale di Shanghai, ma solo Ai è stato punito dal governo. Il sostegno dello stato si è interrotto quando Ai si è schierato con chi accusa le autorità per gli effetti disastrosi del terremoto del 2008 in Sichuan. Prima ha realizzato un’opera con i nomi dei cinquemila bambini uccisi dal crollo di scuole mal costruite. Poi ha cercato di testimoniare in favore dell’attivista che ha compilato l’elenco delle vittime e raccolto le prove contro i funzionari corrotti. Il giorno del processo è stato picchiato dalla polizia nella sua stanza d’albergo, costringendolo a un delicato intervento chirurgico al cranio in Germania. A settembre infine gli è stato ordinato di demolire il suo studio di Shanghai, improvvisamente diventato una «costruzione illegale». In questi giorni la Tate Modern di Londra espone una sua opera realizzata con cento milioni di semi di girasole in porcellana.