Cos’è Futuro e Libertà a questo punto
Alla vigilia del convegno umbro, Repubblica fa i conti sulla consistenza del nuovo partito
Era il 30 luglio, quando nell’escalation seguita al “deferimento ai probiviri“, fu annunciato il nome di “Futuro e Libertà” per il gruppo dei finiani fuoriusciti/cacciati dal PdL. Non era ancora un partito e non diceva ancora di volerlo essere ma nel frattempo lo è diventato, con le lunghe e noiose tappe di detto-e-smentito tipiche della politica italiana. Adesso c’è anche il simbolo (un po’ semplificato per chiamarlo simbolo) e sabato e domenica a Bastia Umbra ci sarà il lancio ufficiale del partito dei finiani: con cambio di location, perché a Perugia – dove l’appuntamento era inizialmente previsto come raduno di Generazione Italia, la corrente di Italo Bocchino – tutti non ci stavano. Fini parlerà sabato sera ai giovani del nuovo partito, a Perugia, e chiuderà invece il convegno domenica.
Doveva essere la kermesse di Generazione Italia e dei suoi 750 circoli, il precipitare degli eventi l’hanno trasformato nel lancio ufficiale di Futuro e Libertà. A Perugia il presidente della Camera leggerà il «Manifesto per l’Italia», prima tappa della road map che porterà al congresso di gennaio. Ma l’appuntamento segnerà soprattutto l’esibizione plastica della potenza di fuoco del nuovo partito.
Carmelo Lopapa fa un po’ di conti su Repubblica di questa “potenza di fuoco”. A cominciare dai casi promettenti ma isolati della giunta di Futuro e Libertà del comune di Favara, in provincia di Agrigento e dei dieci consiglieri comunali del PdL su 14 che hanno traslocato a Benevento. Venendo alla rappresentanza nazionale e più importante, con l’ingresso dei deputati Toto e Rosso di ieri, i parlamentari di FL sono ora 45 (35 solo alla Camera, 10 al Senato).
Dal palcoscenico di Perugia sfileranno soprattutto gli amministratori locali che Fli ha «conquistato» dalla Lombardia alla Sicilia, quasi tutti strappati agli avversari del Pdl. Fino a ieri mattina il comitato organizzatore ne ha contati circa 1.100. Sono consiglieri regionali, comunali e provinciali. Ultimi arrivati, i 220 consiglieri comunali piemontesi che, assieme a 35 sindaci, avrebbero seguito l’ultimo deputato transitato, Roberto Rosso. Ma sono altre quattro le regioni clou dell’esodo verso le sponde finiane. Il maggior numero degli accreditati alla convention, nell´ordine delle centinaia, provengono da Lombardia, Toscana, Sicilia e Campania. Non a caso. A Milano, sono dei giorni scorsi i transiti del presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri e dell’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chivenna, in attesa del passaggio più atteso, quello dell’eurodeputato pidiellino Gabriele Albertini. Ex sindaco in odor di rottura con Berlusconi che i finiani sognano di ricandidare a sindaco.
Da Nord a Sud, in Sicilia, roccaforte dei «mastini» e Granata, dove sono cinque i consiglieri regionali e due gli assessori nella nuova giunta Lombardo. Anche se ieri il governatore, risultato indagato in un’inchiesta catanese su mafia e politica, pur a Montecitorio non è riuscito a farsi ricevere da Fini, ufficialmente impegnato. Un centinaio i consiglieri comunali sparsi per la Sardegna, una quarantina nella Toscana della rivolta pidiellina anti-Verdini. Problemi invece in casa finiana in Abruzzo, dopo la nomina a coordinatore di Giampiero Catone, dimissioni e proteste dai circoli di Generazione Italia. In Liguria è passato con loro i coordinatore genovese del Pdl, Gianfranco Gadolla, mentre il deputato Enzo Raisi guida le manovre in Emilia Romagna, dove tre consiglieri provinciali di Bologna sono transitati in Fli. Da Napoli ad Avellino a Caserta, sulla Campania lavorano duro Bocchino e Viespoli. I circoli sono un centinaio, finora con oltre mille iscritti.