Il bagno di sangue nella cattedrale di Baghdad
Cos'è successo ieri nella chiesa Sayidat al-Nejat, dal sequestro dei fedeli all'irruzione delle forze speciali
Sono finiti molto male, l’attentato e il sequestro avvenuti ieri in una chiesa cattolica di Baghdad. E d’altra parte, considerate le premesse, difficilmente le cose potevano andare diversamente. È finita in quello che le agenzie di stampa di tutto il mondo hanno definito un bagno di sangue. “Un pomeriggio di caos trasformato in un bagno di sangue”, scrive il New York Times.
Il casino è cominciato alle cinque del pomeriggio di ieri, ora di Baghdad. Diversi uomini armati hanno preso di mira prima la Borsa della capitale irachena, uccidendo due guardie giurate, ferendone quattro e facendo esplodere due bombe, che hanno provocato la morte di altre quattro persone. Poi si sono infilati nella chiesa di Sayidat al-Nejat, già colpita da un violento attentato nel 2004, gremita di fedeli per la funzione domenicale.
Dentro la chiesa, qualcuno ha chiamato la tv locale Baghdadiya dicendo di essere uno degli attentatori e facendo la richiesta al governo di rilasciare tutti i membri di Al Qaida detenuti nelle carceri di tutti i paesi arabi. Fuori dalla chiesa, venivano dispiegate forze di polizia, posti di blocco. Anche se in realtà la zona in questione è già piena di forze di sicurezza, proprio in ragione della presenza della Borsa e della chiesa. Il ministro della difesa iracheno Obeidi ha detto che “pare ci siano state negligenze da parte delle forze di sicurezza, ma ce ne occuperemo dopo”.
Perché intanto il commando era ancora lì, dentro la chiesa, e con loro anche un centinaio di fedeli. Per capire come si è arrivati al blitz bisogna fare un passo indietro a quanto accaduto venerdì, sempre in Iraq, quando un attentato nella provincia di Diyala ha ucciso ventuno persone: il peggior attacco del mese. Il tutto mentre il parlamento e il governo dell’Iraq sono ancora bloccati dall’empasse in cui li ha trascinati lo scorso turno elettorale. Sebbene in molti temessero una maggiore presenza di atti di violenza durante la crisi politica, proprio in ragione della debolezza delle istituzioni, in questi mesi non ci sono stati attentati di grande portata. Però hanno avuto luogo diversi attacchi piccoli e in luoghi simbolici e importanti: e sempre senza che le forze antiterrorismo del governo iracheno, i cosiddetti Golden Force, riuscissero a fermarli in tempo.
Reduci quindi da varie critiche, stavolta i Golden Force si sono mossi con grande decisione e rapidità. Sono arrivati sopra la chiesa con degli elicotteri e vi hanno gettato dentro granate e lacrimogeni. Poi hanno sfondato le porte e fatto irruzione, ma i terroristi erano tutto meno che fuori gioco. Due di questi si sono fatti esplodere. Gli altri hanno combattuto. Il resto lo possiamo solo immaginare. I terroristi sono stati neutralizzati e uccisi, insieme a molti altri fra i fedeli: questa mattina il vice ministro degli interni ha detto che i morti sono 52. Di questi, almeno trenta sono ostaggi. Sette sono agenti di polizia. Altri quarantuno ostaggi sono feriti, così come quindici agenti di polizia.
Non si sa molto altro. Non si sa se i terroristi intendessero colpire solo la Borsa o avessero già in programma di prendere in ostaggio i fedeli in chiesa. Abdul-Kader Jassem al-Obeidi, il ministro della difesa, ha detto che è stata “un’operazione riuscita con un numero minimo di vittime”. Nel frattempo, otto uomini sono stati arrestati con l’accusa di essere complici dei terroristi e aver partecipato alla progettazione dell’attentato. Hussain Nahidh, un agente di polizia che ha fatto un sopralluogo nella chiesa a operazione conclusa, ha detto che ha visto “una scena orribile. I giubbini suicidi erano imbottiti di sfere d’acciaio, oltre che di esplosivo, così da uccidere più gente possibile. C’erano pezzi di persone ovunque, persino sul tetto della sala. Moltissime persone sono andate in ospedale senza gambe o senza mani”.