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  • Domenica 31 ottobre 2010

Le tre elezioni di oggi

Scontato il risultato in Brasile, prevedibile quello in Tanzania, incerto quello in Costa d'Avorio

In queste ore i cittadini di tre paesi stanno votando per eleggere i propri presidenti. In Brasile e in Tanzania non dovrebbero esserci problemi, e il risultato — soprattutto nello stato sudamericano — sembra scontato. La situazione in Costa d’Avorio, dove non si votava da dieci anni, è invece molto più complessa, e si teme che possano esserci scontri.*

Brasile
Oggi in Brasile si svolgerà il ballottaggio tra Dilma Rousseff e Josè Serra, i due candidati alla presidenza che hanno ricevuto più voti alle elezioni del 3 ottobre, senza essere però riusciti ad arrivare al 50 per cento necessario per venire eletti. Delle elezioni brasiliane ne abbiamo scritto spesso, e sul risultato di oggi non ci sono molti dubbi: a meno di clamorosi colpi di scena, la candidata sostenuta dall’attuale apprezzatissimo presidente Luiz Inacio Lula da Silva, Dilma Rousseff, dovrebbe vincere il ballottaggio e diventare la prima donna presidente del Brasile — o “presidenta”, come dice lei. Alle elezioni si era fermata al 46.9 per cento, lasciando però al 32.6 il secondo candidato, Serra.

Rousseff è conosciuta per la serietà, l’intransigenza e le scarse doti retoriche. Figlia di un esule, poeta e militante comunista bulgaro, durante gli anni della dittatura militare in Brasile si era unita alla resistenza dandosi alla macchia e diventando una guerrigliera della Vanguarda Armada Revolucionária Palmares. Catturata dai militari, è stata anche imprigionata e torturata per tre anni. La sua candidatura aveva destato molte perplessità all’inizio, proprio perché considerata troppo di sinistra, ma il sostegno di Lula durante tutta la campagna elettorale è bastato a darle vantaggio sugli altri candidati.

Laureata in economia, divenne ministro per le miniere e per l’energia nel 2003. Due anni dopo Lula, impressionato dalle sue capacità, la nominò ministro della Casa Civil, una sorta di ministro dell’Interno con funzioni di sottosegretario alla presidenza del consiglio. Da quella posizione Dilma Roussef si incaricò di attuare e coordinare tutti i principali programmi approvati dal governo e si affermò come la donna forte, braccio esecutore delle politiche di Lula.

Serra è un politico brasiliano di lunghissimo corso. Figlio unico di un emigrato calabrese, è stato senatore, ministro, sindaco di San Paolo e più recentemente governatore dello stato di San Paolo.

Costa d’Avorio
Le elezioni non si tenevano da ben dieci anni, e negli ultimi cinque sono state rimandate sei volte. La speranza della popolazione è che le votazioni possano portare a un nuovo periodo di stabilità politica per il paese, condizione necessaria per riportare la pace dopo anni di guerra civile e colpi di stato che hanno aggravato le precarie condizioni della Costa d’Avorio.

I candidati sono tre: Lauren Gbagbo, l’attuale presidente in carica e leader del Fronte popolare ivoriano (FPI), Henri Konan Bedie, già presidente della Costa d’Avorio dal 1993 al 1999, anno in cui fu deposto in seguito a un colpo di stato, e Alassane Ouattara del Burkina Faso, che non poté partecipare alla precedente consultazione elettorale in seguito alla decisione delle autorità del paese di escludere i candidati non originari della Costa d’Avorio. L’esito delle nuove elezioni non è per nulla scontato e la popolazione teme forti tensioni tra le diverse fazioni che sostengono i tre candidati.

Negli ultimi due giorni, i mercati locali dei principali villaggi del paese hanno registrato vendite record. Nel timore dei violenti scontri, che potrebbero paralizzare il paese, la popolazione ha fatto scorte di cibo e si prepara a trascorrere i giorni successivi all’elezione in casa, al riparo dalle possibili violenze.

Le Nazioni Unite hanno inviato altri 500 caschi blu in Costa d’Avorio. Il contingente complessivo delle forze di pace è ora pari a 8mila unità, che avranno il compito di vigilare sull’andamento delle elezioni.

Tanzania
Si vota per eleggere il presidente e rinnovare il parlamento. In corsa ci sono diciotto partiti politici e sette candidati tra cui un grande favorito, l’attuale presidente Jakaya Kikwete. I suoi avversari principali sono Willibrod Slaa, un ex prete, e Ibrahim Lipumba, un professore universitario, che nei sondaggi sembrano però indietro.

Nel 2005 Kikwete venne eletto con l’80 per cento dei voti, ed è possibile che oggi le cose vadano nello stesso modo. Kikwete è il leader del partito CCM, Chama cha Mapinduzi (il Partito della Rivoluzione in swahili), e durante il suo primo mandato ha cercato di incrementare l’economia del paese aprendo al libero mercato, nella speranza di migliorare sanità, educazione e trasporti. Il suo lavoro è stato apprezzato dalla maggior parte dei cittadini, ma chi lo critica sostiene che non sia riuscito a raggiungere gli obiettivi preposti: la Tanzania è ancora uno tra gli stati poveri del mondo, e secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale più del 50 per cento dei tanzaniani vive sotto la soglia della povertà.

Oggi si voterà per la prima volta anche nell’arcipelago di Zanzibar, una parte autonoma della Tanzania (la Costituzione la definisce proprio “una parte”, e si discuta se debba essere considerato uno stato o meno), dopo che nel 2005 i due partiti principali strinsero un accordo bipartisan per evitare gli scontri avvenuti durante le elezioni precedenti.