Ruby, come si è saputo
Il Corriere della Sera racconta la relazione di servizio degli agenti presenti in questura il 27 maggio
Il Corriere della Sera ha raccontato stamattina, con un articolo di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella, che il “caso Ruby” è nato dalle informazioni fornite da parte di alcuni agenti di polizia colpiti dalle anomalie di quella serata di maggio nella questura di Milano.
Non è stata l’indagine per favoreggiamento della prostituzione nelle feste di Berlusconi a portare ora a galla le pressioni di Palazzo Chigi sulla Questura di Milano per un trattamento di riguardo, la notte del 27 maggio, nei confronti di una 17enne marocchina ospite delle serate ad Arcore. E’ stato l’esatto contrario: a far nascere prima delle ferie estive l’indagine della Procura sui festini è stata, indirettamente, una relazione di servizio in cui alcuni poliziotti, seppure a scoppio ritardato di parecchie settimane dal 27 maggio, misero per iscritto al pm di turno la singolarità delle «direttive superiori» che avevano fatto affidare la minore a una privata cittadina (l’ex igienista dentale del Cavaliere, Nicole Minetti) a mezzanotte qualificatasi in Questura non soltanto come «consigliere regionale» ma anche come «delegata per la presidenza del Consiglio».
È stato quindi un pezzo di polizia ai piani bassi, ripescando dall’oblio una circostanza non segnalata ai piani alti di un altro pezzo di polizia, a innescare la genesi dell’inchiesta sulla 17enne che scuote ora Palazzo Chigi. Impossibile, allo stato, comprendere se la tardiva relazione di servizio degli agenti sia stata il frutto della maturazione di uno scrupolo di coscienza; o la puntata di un dissidio interno alle burocrazie di polizia; o una mossa anticipata per mettersi al riparo dall’eventuale emersione di una storiache forse, come aneddoto tra colleghi, iniziava a circolare a proposito della ragazza finita in Questura perché una donna asseriva di averla riconosciuta in un centro estetico come la ladra di 3 mila euro da casa sua.
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