La famiglia Ambani e lo skyline di Mumbai
Un nuovo edificio di ventisette piani rivestiti di acciaio e vetro sarà abitato solo da cinque persone
Lo skyline di Mumbai, in India, ha un nuovo esclusivo grattacielo composto da ventisette piani rivestiti di acciaio e vetro. Soltanto il garage occupa sei livelli dell’edificio. Sul tetto ci sono tre piattaforme per atterraggio e decollo di elicotteri. E poi terrazze su terrazze, piscine e giardini pensili. Nove ascensori, una spa, un teatro da cinquanta posti e una sala da ballo. Ogni giorno, al suo interno, lavora uno staff di oltre cento persone. Tra poco sarà abitato dai suoi soli cinque residenti: l’uomo più ricco dell’India e la sua famiglia. Il New York Times oggi ne racconta la storia.
Perfino qui, nella capitale finanziaria del paese, dove gli abitanti hanno di fronte agli occhi ogni giorno gli estremi della ricchezza e della povertà indiana, l’edificio di Mukesh Ambani è così fuori misura che i confini già molto elastici dell’eccesso e della disparità sono stati ulteriormente allargati. Ambani si trasferirà nell’edificio con sua moglie Nita e i loro tre figli dopo una festa di inaugurazione a cui sono state invitate duecento persone. Da parte sua, ha sempre rifiutato di esprimersi sulla sua nuova casa e ha chiesto a designer, architetti e a tutte le altre persone che ci hanno lavorato di firmare un documento in cui si impegnano a non far trapelare nulla sulle sue caratteristiche.
Come racconta il New York Times, dietro questo edificio c’è la storia della famiglia più ricca dell’India. Il padre di Mukesh Ambani, Dhirubhai Ambani, era un magnate ultramilionario dell’industria indiana, fondatore della Reliance Industries. Oggi la Reliance Industries è il più grande produttore mondiale di fibre artificiali e conta per il 15% di tutte le esportazioni dell’India. I due figli di Dhirubhai, Mukash e Anil, hanno passato anni a farsi la guerra per dividersi l’impero che avevano avuto in eredità. Una delle loro lotte più recenti su alcune riserve di gas naturali ha addirittura richiesto l’intervento del primo ministro indiano, prima che la Corte Suprema decidesse di chiudere la disputa in favore di Mukesh.
Dei due fratelli, Anil è considerato quello più spumeggiante ed estroverso, mentre Mukesh è considerato più serio e posato. Almeno fino a quando non ha deciso di farsi costruire una torre di ventisette piani solo per sé. L’edificio si trova sulla Altamount Road, la stessa strada in cui il padre aveva comprato la sua prima casa dopo essere riuscito a tirare fuori la sua famiglia dagli slum in cui era cresciuto. Più tardi aveva comprato un edificio di quattordici piani dove Mukesh e Anil avevano continuato a vivere con le rispettive famiglie anche dopo la morte del padre. Ma ora Mukesh si sta per trasferire in una residenza così esclusiva da far sembrare quel palazzo una dependance per gli ospiti.
Mumbai, conosciuta una volta con il nome di Bombay, è la città più cosmopolita dell’India e ha circa venti milioni di abitanti. Migliaia di persone si sono trasferite qui nel corso degli ultimi decenni, attratti dalla sua reputazione di «città dei sogni», dove chiunque può diventare ricco. Il suo fascino non le ha comunque impedito di rimanere una delle città in cui il divario tra i ricchi e i poveri è tra i più profondi del mondo: secondo quanto riporta il New York Times circa il 62% della popolazione vive negli slum, tra cui quello di Dharavi, uno degli slum più grandi dell’intera Asia con oltre un milione di abitanti.
A Mumbai i prezzi delle case sono tra i più alti del mondo e per questo spesso anche molte delle persone che lavorano regolarmente sono state costrette a trasferirsi negli slum. Contemporaneamente, una nuova classe di imprenditori edili ha iniziato a costruire centinaia di edifici verticali che ospitano gli appartamenti dei nuovi ricchi. Lo sviluppo in altezza è reso necessario dalla ristrettezza dello spazio su cui si estende il centro della città, ma ha finito soltanto per aumentare ancora di più la distanza fra i ricchi e i poveri. Nel caso di Ambani, per esempio, i suoi elicotteri gli danno addirittura la possibilità di vivere a Mumbai senza mai dover toccare il suolo. «È una comunità inaccessibile che vive nel cielo» ha detto Gyan Prakash, autore del libro “Mumbai Fables” «riflette il fatto che i ricchi stanno voltando il loro sguardo dalla città».