Tornando a casa
L'autore del racconto sulla disposofobia aggiorna i lettori del Post sul seguito
Lo scorso primo ottobre il Post pubblicò una storia personale impressionante e commovente che mostrava la concretezza di una patologia poco raccontata: la disposofobia, ovvero l’inclinazione all’accumulo di oggetti i più diversi e alla vita nel disordine. Le implicazioni sono psicologiche – è un sintomo di malesseri altri, e a sua volta genera tensioni personali e familiari – e pratico-sanitarie. Oggi l’autore di quel racconto ha pubblicato nei commenti un aggiornamento che spiega cosa è successo dopo.
Mercoledì mattina, prima di prendere il treno per Roma mia sorella ci ha parlato ed il risultato è stato eccellente , addirittura strappandogli un sorriso . L’impatto era già molto meno devastante del previsto.
Lunedì e martedì con l’ausilio dell’impresa di pulizie, che aveva anche una squadra di montatori, si lucidava pavimenti ed infissi e si montava il mobilio fin ben oltre qualunque orario di lavoro, tutti coesi nel riuscire a chiudere il cantiere nei tempi previsti.
La mattina di mercoledì sembrava di essere sul set del format tv americano “extreme makeover”! Due persone dell’impresa di pulizie pulivano, due dell’impresa di ristrutturazione facevano ritocchi della pittura e collegavano lampadari e quant’altro, io e mia moglie, che poco prima aveva fatto una ricca spesa, selezionavamo libri e suppellettibile e li posizionavamo in giro per casa.
Alle 13,15 finalmente l’ingresso di mio padre con mia sorella
Adesso non è facile trasferire le nostre emozioni, io avevo circa 40 giorni di duro lavoro sulle spalle che pesavano come un macigno e quell’ingresso di mio padre con un’aria sbalordita/smarrita mi facevano venire le lacrime agli occhi, ma cercavo di essere più affabile possibile facendogli vedere le varie innovazioni.
Mia moglie lo ha abbracciato con trasporto dandogli un magnifico benvenuto, mia sorella – anch’essa abbastanza smarrita nonostante conoscesse la situazione – lo teneva sottobraccio e lo sosteneva con qualche commento “leggero” senza far trasparire la sua, per me, evidente emozione.
Da buon agente immobiliare gli ho fatto visitare la sua nuova casa con una splendida nuova cucina, tre camere da letto perfettamente arredate e con tutti i possibili confort che ho potuto creare senza uscire da un budget già abbondantemente sforato, un nuovo bagno con ogni possibile soluzione ad hoc per un giovanotto di 88 anni e via discorrendo .
Sono riuscito a rispondere alle ovvie domande “ma dove hai messo questo” oppure “che fine ha fatto quest’altro” direi in maniera eccellente anche perchè l’accuratezza con cui è stato fatto lo sgombero e il successivo arredamento mi dava prontezza nelle risposte ( non proprio tutte…. visto che qualche mezza verità anche in questo caso è stata utile).
Mia sorella provvedeva a dare altri input positivi conoscendo al meglio il suo modus vivendi e quindi tutto procedeva per il meglio. A questo punto si erano fatte le 17,30 e, come nei giorni precedenti, non avevo mangiato ma stavo benissimo. Con un’ulteriore lista della spesa sono uscito a mangiare un panino per poi andare da euronics a chiudere il cerchio (almeno per la giornata) e tornare alle 19,45 per installare le ultime cose. Alle 20,30 vedere mia sorella e mio padre in cucina pronti per cenare mi sembrava un sogno, quello che per gli altri è normale per noi era un evento straordinario! Capendo il mio stato psicofisico mia sorella mi ha pregato di tornarmene a casa dalla mia famiglia rimandando a domani l’aggiornamento sulla prima notte nella nuova casa.
Non so se ci sia un disegno più grande ma ieri era il compleanno di mia madre e penso che Lei, guardandomi da lassù , abbia apprezzato questo nostro lavoro. Ciao Mamma tanti auguri e scusami se non l’ho fatto prima.
Sono uscito di casa per tornare a casa da mio figlio e mia moglie.