I dieci spot più assurdi delle midterm
Dalle pecore indemoniate ai terroristi armati di thermos, poi Chuck Norris e molto altro
In Italia la legge non consente la trasmissione di spot televisivi a sfondo elettorale, ennesima anomalia provocata dalla presenza di un rilevante uomo politico ricchissimo milionario, editore, proprietario del principale network televisivo privato e amministratore del network televisivo pubblico. Altrove invece sono molto diffusi e utilizzati, e negli Stati Uniti sono un importante strumento di campagna elettorale. Con le elezioni di metà mandato alle porte – il 2 novembre: manca poco più di una settimana – l’edizione online del settimanale Christian Science Monitor ha pubblicato una classifica dei dieci spot più bizzarri.
Chuck Grassley
Candidato per un seggio al senato in Iowa, il repubblicano Grassley vuole dimostrare di essere ancora giovane e in gamba. La pappardella è la solita, costi-quel-che-costi, lavoro-per-voi, eccetera, ma l’attacco è notevole: due signore si parlano, una ha sentito dire che “Grassley ha un Twitter”, l’altra corrucciata chiede se è una roba curabile. Poi arriva lui, Grassley, che aggeggia con un Blackberry e spiega che le nuove tecnologie gli piacciono un sacco.
John Hickenlooper
Candidato democratico a governatore del Colorado, parla in prima persona e spiega che ogni volta che vede uno spot che lo insulta o lo critica sente il bisogno di andarsi a fare una doccia. E quindi lo vediamo sotto la doccia, vestito, mentre ci spiega che lui è in grado di unire il Colorado mentre gli altri tentano di dividerlo. Alla fine di docce se ne otto.
https://www.youtube.com/watch?v=3Yv_g7ZyADM
*
Dan Fanelli
Candidato al congresso, il partito non serve specificarlo perché lo capirete. Ci sono due terroristi islamici che stanno progettando un attentato manomettendo un thermos – eh, sì – e si bullano di come negli Stati Uniti agli imputati sono garantiti molti diritti (i Miranda rights di cui parlano sono questi). A un certo punto arriva Fanelli, che evidentemente era lì coi terroristi, e spiega che se gli elettori lo manderanno a Washington lui farà in modo che i terroristi vadano a finire dove nel posto che gli appartiene. “E non è un tribunale”.
Mike Weinstein
L’obiettivo è che non riusciate a farvela uscire dalla testa, e in effetti ci riesce. Per il resto è una specie di ballo di gruppo da secchioni, una roba senza un briciolo di autoironia. Però Weinstein è abbastanza libero di provare quel che vuole: nessuno gli contende il suo seggio alla camera. E quindi sperimenta.
Dale Peterson
Lui è una vecchia conoscenza del Post, e già vi avevamo segnalato il suo secondo spot: quello con cui appoggia ufficialmente John McMillan all’incarico a cui si era proposto, cioè candidato repubblicano a commissario per l’agricoltura in Alabama. C’è il solito repertorio di fucili e cappelli, e accento del sud.
NRA
La National Rifle Association è la potentissima lobby dei possessori di armi. S’incavola spesso quando i suoi soci vengono dipinti come trogloditi in jeans e bandana che vivono in una roulotte: con questo spot si prendono in giro, mostrandosi esattamente come da cliché. A un certo punto arriva Chuck Norris.
*
Pamela Gorman
Era candidata alla camera in Arizona per i repubblicani, ma ha perso la nomination. Ed è un peccato, se no chissà che altro avrebbe prodotto. In questo spot ci spiega in cosa crede tra un colpo di pistola, uno di fucile e una sventagliata di mitra. Si può cambiare la politica se si hanno candidati di un certo calibro, dice lo spot. Gorman ne ha in abbondanza.
https://www.youtube.com/watch?v=GqnjzONrPiA
Carly Fiorina
Questo è un film, non uno spot. Ed è già girato un sacco. L’attuale candidata al senato per i repubblicani in California lo ha utilizzato durante le primarie per colpire il suo avversario interno, Tom Campbell, e descriverlo come un “fiscally conservative in name only”, un conservatore per modo di dire. Ci sono pecore indemoniate, colonne doriche, strane animazioni, acronimi impronunciabili, musiche drammatiche. Dura tre minuti.
https://www.youtube.com/watch?v=KRY7wBuCcBY
Rick Barber
Candidato alle primarie repubblicane per un seggio alla camera nell’Alabama, Barber in questo spot ha davanti Washington, Adams e Frankin: lì, nel suo garage. Gli racconta le vessazioni fiscali dei piccoli imprenditori, gli ricorda che loro si sono ribellati per una tassa sul té e chiede ai padri fondatori se sono con lui o no. Ha perso, alla fine. Però i fondatori sarebbero stati dalla sua parte, e lo avrebbero accompagnato a rovesciare gli Stati Uniti d’America.
Rudy Moise
Lui si chiama Rudy Moise e si candida alla camera in Florida: è democratico, ricchissimo e piuttosto strano. Il suo spot è difficile da descrivere: sembra uno quei video che si fanno vedere alle persone per fargli il lavaggio del cervello. È stato più volte descritto come uno dei peggiori spot di tutti i tempi.
https://www.youtube.com/watch?v=9lA4jEaQVsg