Le torture a Papua dell’esercito indonesiano
Un video mostra le violenze sugli abitanti della Papua, e il governo ammette le colpe
Il governo dell’Indonesia ha ammesso le torture dell’esercito nei confronti degli abitanti di un villaggio di Papua, la provincia indonesiana sull’isola della Nuova Guinea. Qualche giorno fa la Commissione Asiatica per i Diritti Umani con sede a Hong Kong aveva pubblicato un video che ritrae due militari in uniforme prendere a calci e abusare di diversi papuani. In passato l’esercito aveva più volte negato l’uso della tortura nella lotta ai ribelli separatisti papuani.
Il ministero della sicurezza Djoko Suyanto ha ammesso che le azioni dei soldati sono state eccessive e non professionali, e ha dichiarato che i militari verranno puntii. Suyanto ha aggiunto che erano comunque state trovate delle armi nelle loro abitazioni, e ci sarebbero quindi forti indizi per credere che quei papuani fossero legati ai ribelli e avessero già compiuto atti violenti a Papua. La versione delle associazioni umanitarie è però diversa, e sostengono che i papuani fossero dei semplici contadini.
Nel video si vedono i soldati accusare gli abitanti del villaggio di collaborare con i ribelli. Nella seconda parte uno dei papuani è legato a terra e viene torturato da un uomo che gli tiene un coltello alla gola, calciandolo ripetutamente a ogni domanda. Per qualche secondo il video mostra poi i soldati bruciare i testicoli dell’uomo con un bastone rovente. Parte del resto del video è stato poi censurata perché, secondo l’associazione asiatica, conterrebbe immagini troppo forti.
Nonostante l’Indonesia abbia ratificato l’accordo ONU contro la tortura del 1998, la polizia e l’esercito — immuni davanti alle corti civili — usano comunque maniere dure durante gli interrogatori e le intimidazioni. Secondo le associazioni umanitarie circa 100mila persone — più o meno il 20 per cento della popolazione papuana — sarebbero state uccise da coloni indonesiani.