L’aria che tira a Telecom
Il mandato di Bernabé scade in primavera ma sarà rinnovato, nonostante i dissidi col governo
La prossima primavera si concluderà il primo mandato di Franco Bernabè da amministratore delegato di Telecom, carica che ricopre dal 2007.
La questione della sua riconferma non dovrebbe essere oggetto di discussione, eppure nei giorni scorsi sono tornate a circolare alcuni voci su una sua possibile sostituzione: qualcuno ha addirittura fatto il nome di Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit, come suo possibile successore. I giornali di ieri hanno registrato le smentite dei diretti interessati, anche perché sia Mediobanca che Intesa Sanpaolo – influenti azionisti di Telecom – hanno confermato la loro soddisfazione nei confronti di Bernabé (al contrario di Generali, cioè Cesare Geronzi, che secondo Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera di ieri auspicherebbe una sua sostituzione).
La questione della riconferma di Bernabè ha a che fare molto anche con i rapporti tra Telecom e il governo, che sono oggetto di un’analisi sul Foglio di oggi. Nel governo ci sarebbe “un’insofferenza verso Telecom”, accusato di scarsi investimenti, e anzi la mancata erogazione degli 800 milioni per la banda larga da tempo annunciati dal governo e sempre rimandati si dovrebbe proprio alla volontà di non favorire Telecom, dato che l’intervento finirebbe per ammodernare la rete fissa posseduta da Telecom. Che non vuole condividere la rete in rame con gli altri operatori e intanto continua a investire per conto suo, siglando accordi e intese per il potenziamento della rete a livello locale.
In quello che alcuni osservatori chiamano un accerchiamento governativo-istituzionale a Telecom, di cui però non farebbe parte l’Autorità per le comunicazioni presieduta da Corrado Calabrò, rientra anche la proposta di Antonio Catricalà, presidente dell’Antitrust: cambiando opinione rispetto a mesi fa, Catricalà ha sostenuto la necessità di un’operazione sistemica per realizzare la nuova rete in fibra ottica. Ipotesi stigmatizzata due giorni fa da Bernabè (“inappropriata”, è stato il giudizio dell’ad di Telecom): critica interpretata come un segnale preciso inviato anche al neo ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani.
Bernabé dice di essere “sereno” e di avere “assunto questo incarico per portare a completamento il rilancio di Telecom Italia, che sta procedendo in maniera molto soddisfacente”. Ieri Telecom ha annunciato investimenti nella sua infrastruttura per assecondare la richiesta di banda sempre maggiore proveniente dai dispositivi mobili: la diffusione degli smartphone e delle chiavette è tale che dal 2007 a oggi il traffico internet mobile è aumentato di quindici volte. Nove miliardi di euro saranno investiti a questo scopo da qui al 2012. Scrive Repubblica:
Telecom non solo raggiungerà con la fibra le case del 20% degli italiani, ma collegherà circa il 60% dei ponti radio con la fibra alle sue centraline. A partire dal 2011 il gruppo lancerà poi un nuovo servizio a 21 Megabit (un mega in più della rete fissa Adsl) a Roma e a Milano, offrendo ai suoi clienti nuove chiavette per collegarsi a Internet tre volte più veloci di quanto abbia bisogno uno smartphone. Vodafone ha già lanciato questo servizio a 21,6 mega su Roma e Milano, affidandosi al colosso cinese Huawei per la commercializzazione delle chiavette.