In Cecenia non c’è la guerra
L'inviato di Repubblica racconta la rimozione dell'attentato di l'altroieri a Grozny
Due giorni fa, era mattina presto, sono arrivate confuse e parziali le notizie di un attacco terroristico contro il parlamento ceceno. Nel giro di due ore l’attacco era stato dichiarato sconfitto con l’uccisione di tutti i terroristi, ma le notizie sono rimaste poche. Oggi su Repubblica Nicola Lombardozzi racconta perché.
Hanno messo una toppa d´asfalto sul sangue del kamikaze, un po´ di stucco bianco sui buchi dei proiettili.
Sparita ogni traccia di guerra, la finta pace della Cecenia continua. L´incubo resta ma non si vede. Alla fine di via Vostochnaja una giostrina colorata continua a girare. Non si è fermata neanche martedì mattina mentre urla, fumo e spari venivano fuori dal Parlamento sotto l´attacco dei ribelli. Al Bakkarat, pub-pizzeria con vista sui cancelli della morte, si preparano i tavoli per i tanti clienti di ogni sera.
Ramzan Kadyrov, presidente di fiducia di Mosca, sorride in gigantografia da ogni parete. Seguite i suoi ritratti e arriverete nel cuore della città, il grande viale della Vittoria, devotamente ribattezzato Prospettiva Putin. Rare auto della polizia, folla colorata e urlante tra le bancarelle del mercato, ragazze con stivali dai tacchi altissimi e il capo regolarmente avvolto nel foulard islamico. Vietato avere paura. Di terrorismo, giornali e tv hanno già smesso di parlare. E l´ordine è chiaro per tutti: niente deve offuscare la rinascita miracolosa di Grozny. Ai ribelli ci penseranno le truppe speciali dell´ex Kgb locale. Lo faranno discretamente come sempre. Magari facendo sparire un po´ di giovani sospetti di complicità, come denunciano organizzazioni per i diritti umani di mezzo mondo, o con operazioni militari ultra-segrete tra monti e vallate che da qui arrivano fino al confine con la Georgia.
Leggeremo i bollettini con il numero delle vittime, tra i terroristi.
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