Armi di distruzione di foglie

Il New Yorker racconta la battaglia per mettere al bando i soffiatori, i rumorosi marchingegni per spostare le foglie

Come ogni autunno, là fuori iniziano a esserci milioni di foglie secche da rimuovere dalle strade, dai vialetti e dai giardini. I tradizionalisti si armano di rastrello, ramazza e molta pazienza, mentre i più evoluti o pigri imbracciano il loro rumoroso soffiatore a motore per liberare il circondario dal fogliame. Da quando esistono, i soffiatori (in inglese leaf blowers, “soffia foglie”) dividono gli amanti del giardinaggio e i loro vicini: secondo chi li utilizza sono pratici e velocizzano il lavoro di pulizia dalle foglie secche, mentre per i detrattori sono dei marchingegni infernali che producono solo rumore e polvere in un raggio di decine di metri. Dei soffiatori si parla sull’ultimo numero del New Yorker, in un lungo articolo che racconta la storia di una coppia di coniugi californiani che mira a far bandire dalla loro cittadina i macchinari a motore per rimuovere le foglie.

Peter e Susan Kendall vivono a Orinda, una cittadina di 18 mila abitanti a una quindicina di chilometri a est di Berkeley. L’intera area è ricoperta da una fitta vegetazione e le numerose ville appena fuori dal centro cittadino, oltre ad arrivare a costare 1,3 milioni di dollari, sono immerse tra gli alberi piantati nel corso dell’ultimo secolo man mano che l’area abitata si espandeva. I due coniugi sono sulla cinquantina e passano buona parte del loro tempo a casa: Peter soffre di apnee notturne, che spesso non gli consentono di riposare tanto da essere stato costretto ad anticipare il pensionamento, mentre Susan lavora part time come infermiera e soffre spesso di attacchi d’asma.

Lo scorso autunno, Peter e Susan hanno pubblicato una lettera su tre giornali locali proponendo di bandire i soffiatori dalla città per tornare a usare ramazze e rastrelli. Galvanizzata dal sostegno ricevuto, la coppia ha speso quattromila dollari per creare un sito web per la causa, chiamato Quiet Orinda, e ha realizzato un breve documentario sulla minaccia. Questa estate, ha approntato un banchetto al mercato domenicale per raccogliere le firme per una petizione contro i soffiatori.

Se l’operazione messa in piedi dai Kendall dovesse andare in porto, Orinda potrebbe diventare la ventiquattresima città californiana in cui è vietato l’utilizzo dei marchingegni per soffiare e spostare le foglie. La prima cittadina statunitense a mettere al bando i soffiatori fu quella di Carmel nel 1975, a una decina d’anni dall’invenzione dei primi modelli motorizzati per la rimozione delle foglie.

I soffiatori sono nati negli anni Sessanta in Giappone ed erano stati concepiti per spargere i pesticidi nei campi coltivati e nei frutteti. Qualcuno un giorno pensò di rimuovere il contenitore dei prodotti chimici e di utilizzare lo strumento come un aspiratore al contrario per smuovere il fogliame e altri detriti poco pesanti. I progettisti si misero al lavoro e realizzarono infine i primi modelli di soffiatori veri e propri, che nei periodi di siccità furono visti come una salvezza: consentivano, per esempio, di ripulire le strade senza dover utilizzare l’acqua. I primi modelli erano però molto rumorosi e non erano costruiti per un uso domestico, così alcune cittadine nelle aree rurali della California decisero di metterli al bando per preservare la quiete.

Nel 1998 il problema investì anche la grande conurbazione di Los Angeles. Anche grazie all’impegno di alcuni attori di Hollywood, la città mise al bando i soffiatori, inducendo i produttori di questi strumenti a coalizzarsi per richiedere allo stato una legge che impedisse alle amministrazioni locali di porre i loro veti sull’utilizzo dei sistemi motorizzati per la rimozione delle foglie. Il Senato temporeggiò e una legge vera e propria non venne mai approvata: ai produttori non rimase che adottare una strategia più morbida, mirando alla qualità dei loro soffiatori e ai vantaggi offerti rispetto all’uso di ramazza e rastrello.

I primi modelli erano però ancora molto rumorosi ed emettevano anche un continuo sibilo, che poteva essere percepito a grande distanza. Gli ingegneri hanno così lavorato per anni ai soffiatori modificando la forma delle pale e introducendo motori a scoppio più complessi, a quattro tempi e non a due, che vibrano meno e producono anche meno rumore, fino al 75% in meno. Il problema è che, raggiunti questi obiettivi verso la fine dei Novanta, l’industria non si è più sentita incentivata a proseguire le ricerche per silenziare ulteriormente i soffiatori. Gli acquirenti sono ormai abituati a macchinari rumorosi e quelli che non lo sono vengono visti come meno efficienti e meno potenti, anche se nella maggior parte dei casi erogano una potenza più che sufficiente per smuovere le foglie secche.


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Le città che hanno deciso di non bandire l’utilizzo dei soffiatori hanno cercato di regolamentarne l’utilizzo, definendo momenti precisi della giornata in cui utilizzare i macchinari a motore. Il loro utilizzo è solitamente consentito dalle otto del mattino alle sei del pomeriggio, mentre nei giorni del fine settimana il limite è tra le dieci e le cinque. Le leggi di questo tipo vengono però puntualmente disattese, come spiegano le autorità di Orinda:

«Riceviamo una media di due lamentele ogni domenica, solitamente anonime. Andiamo nel posto indicato, spegniamo l’automobile, e ci mettiamo a sentire da dove proviene il rumore dei soffiatori. Ci spostiamo, spegniamo la macchina e ascoltiamo. Dopo mezz’ora, e quasi sempre, siamo sulla strada sbagliata e magari il giardiniere ha già finito.»

Di citazioni a Orinda non ce ne sono ancora state e le cose non vanno meglio nelle altre città che adottano regolamenti simili. I soffiatori vengono utilizzati senza particolari remore nelle ore più disparate della giornata e le forze dell’ordine si limitano ad ammonire chi li utilizza, senza multare i proprietari. Il rumore e il conseguente disturbo della quiete del vicinato non sono motivazioni sufficienti per ottenere regole e controlli più incisivi, così i coniugi Kendall e alcuni altri esperti stanno cercando di spostare l’attenzione sul piano sanitario.

Oltre a spostare le foglie, i soffiatori sollevano infatti grandi quantità di polveri dal terreno, che in molti casi rimangono poi sospese per giorni nell’aria, trasportate dai venti in luoghi anche molto distanti dal giardino o dal vialetto dove si trovavano inizialmente. Queste nubi di polveri contengono al loro interno tossine, muffe e altri composti che possono essere nocivi per la salute, specialmente dei bambini e degli anziani.

A Orinda il problema delle foglie e della loro rimozione è particolarmente sentito a causa dell’alta concentrazione di alberi nella zona. Il lavoro per i giardinieri in autunno non manca: le foglie cadono in continuazione e sono pochi i proprietari che gradiscono un giardino poco pulito. E sono proprio i giardinieri i principali oppositori della proposta dei Kendall per bandire i soffiatori. Grazie ai sistemi a motore, dicono, possono lavorare molto più rapidamente e liberare maggiori quantità di terreno dalle foglie impiegando meno tempo. Tornare a rastrello e ramazza implicherebbe l’utilizzo di un maggior numero di addetti, l’utilizzo di più mezzi per gli spostamenti e di conseguenza maggiore inquinamento, spiegano gli impresari che gestiscono la rimozione delle foglie nella zona.

Qualche proprietario chiede che le foglie vengano raccolte con i vecchi sistemi, ma spesso i giardinieri rifiutano il lavoro o abbandonano dopo poche settimane di impiego. Nel timore di ritrovarsi con le foglie da rimuovere, molti proprietari preferiscono non sollevare questioni e non oppongono obiezioni all’utilizzo dei soffiatori. Del resto, il metodo vecchio stile con ramazze e rastrelli costerebbe loro molte decine di dollari in più.

Nonostante le esperienze poco incoraggianti nelle altre cittadine californiane dove sono stati banditi i soffiatori, i Kendall non si danno per vinti. A metà novembre la coppia presenterà il proprio lavoro di ricerca sugli effetti nocivi dei soffiatori al consiglio della città, richiedendo formalmente alle autorità di studiare il problema. I Kendall avranno bisogno di tre voti favorevoli su cinque per avere il via libera al bando, ma ottenere il risultato non sarà semplice, come dimostra lo scetticismo di uno dei consiglieri, Steven Glazer:

«È una strada pericolosa: dopo a cosa toccherà? Qualcuno infuriato contro le motoseghe? Limitazioni per le auto per strada?»

Un giovane movimento di protesta contro i soffiatori è nato intanto anche in Italia. L’anno scorso ne scrisse Marco Belpoliti sulla Stampa (ripreso in una puntata del programma Condor su Radiodue da Luca Sofri e Matteo Bordone: si può ascoltare qui sotto) e se ne fece interprete Massimo Mantellini sul suo blog in più di una occasione. E naturalmente c’è il suo bravo gruppo di Facebook.

[audio:http://www.wittgenstein.it/wordpress/wp-content/uploads/2010/10/condor_soffiatori.mp3]

foto di Micah Boy