La volta che Clinton perse i codici nucleari
Hugh Shelton è un ex generale statunitense, già capo di stato maggiore tra il 1996 e il 2001
Hugh Shelton è un ex generale dell’esercito statunitense, oggi in pensione, che ha ricoperto il ruolo di capo di stato maggiore tra il 1997 e il 2001. Martedì scorso è uscito un suo libro di memorie, che racconta tra le altre cose alcuni aneddoti curiosi riguardo la sua esperienza ai vertici militari: si tratta di un testo interessante perché Shelton ha prestato servizio sotto due amministrazioni – la seconda di Bill Clinton, la prima di George W. Bush – e durante la risposta americana agli attentati dell’11 settembre del 2001.
Il libro in questi giorni è stato spulciato da vari giornalisti, e soprattutto da Thomas Ricks su Foreign Policy. Shelton descrive dettagliatamente un vertice a Camp David tra Bush e il Consiglio per la sicurezza nazionale seguito all’11 settembre, durante il quale il governo si divise riguardo la risposta agli attentati: Shelton scrive che lui e Colin Powell, allora segretario di stato, furono determinanti nel convincere Bush a moderare l’entità della risposta militare.
Così come questo, altri episodi sembrano fatti apposta per attirare l’attenzione dei giornalisti. Vanno presi con le molle, perché salvo poche eccezioni il mercato dei libri di memorie si basa in gran parte sul racconto di episodi romanzati e artefatti, ma in fin dei conti si tratta sempre della versione di uno dei maggiori esponenti dell’esercito americano dell’ultimo decennio, nonché di un protagonista diretto di quelle vicende. Shelton racconta di quando membri di rilievo del governo Bush proposero di mandare intenzionalmente un pilota americano a morire in Iraq così da avere un pretesto per andare in guerra, e di quando Donald Rumsfeld – allora ministro della difesa – convinse un generale statunitense a bypassare lo stato maggiore dell’esercito nell’elaborazione del piano per l’invasione irachena, che infatti fu mal costruito e ignorò colpevolmente le conseguenze dell’insurrezione e lo scoppio della guerra civile.
Uno di questi aneddoti poi è particolarmente bizzarro, più degli altri, e rappresenta in qualche modo una prova dell’utilità di certi studi attorno a casistiche particolarmente pericolose o assurde che vengono realizzati correntemente da think tank ed esperti di politica estera. Insomma, a un certo punto durante l’amministrazione Clinton, scrive Shelton, il codice per autorizzare l’uso di armi nucleari fu perso. La veridicità della storia è in piccola parte avvalorata dal fatto che già nel 2003 veniva raccontato un fatto simile, sempre da un militare in pensione.
Shelton non spiega esattamente cosa successe e chi ne era a conoscenza, ma racconta che il membro dell’amministrazione che ogni mese riceveva i codici e li metteva al sicuro a un certo punto li mise nel posto sbagliato, forse li scambiò con altri documenti, e insomma dopo qualche giorno si rese conto che non aveva idea di dove fossero. Non lo disse a nessuno, però, e il fatto venne alla luce quando fu necessario riconsegnare i vecchi codici per ottenere i nuovi. Sarebbe interessante capire che fine fece quel membro dell’amministrazione, e cosa sarebbe successo se durante quel periodo il presidente Clinton avesse ordinato un attacco nucleare.