I giornali online francesi sono in crisi, forse
L'Express ha fatto infuriare i siti di informazione online sostenendo che la crisi della stampa tradizionale investe anche loro
di Francesca Barca
I siti di informazione on line, secondo il settimanale francese L’Express.fr, sono lontani dal dimostrare la loro redditività: nel 2009 i principali “pure player” francesi – Rue89, Slate.fr, Mediapart e Le Post – hanno accumulato 5 milioni di perdite. Sicuramente, dice l’articolo, è dovuto alla crisi economica che sta toccando tutta la stampa: ciò non toglie che per l’online sembra essere più dura. L’articolo poi parte ad elencare le soluzioni scelte dai quattro protagonisti per uscire dalla crisi, accusandoli di usare “vecchie ricette” e, soprattutto, fondi pubblici.
I modelli in crisi
Quindi Slate, oltre ad un partenariato con il Washington Post e con il portale del gruppo di comunicazione francese Orange (che ne riprende dei contenuti) sta pensando a una versione a pagamento per IPad. Nonostante questo il 2009 si è chiuso con 380mila euro di perdita. «Il 2010 andrà meglio, questo è stato solo il primo anno» è la difesa di Jean-Marie Colombani, cofondatore di Slate.fr ed ex direttore de Le Monde. Rue89 sostiene che il 40% dei suoi introiti arrivano dai corsi di giornalismo per il web e dalla creazione di siti Internet; inoltre il giornale di Pascal Riche ha appena lanciato una versione mensile – udite, udite – cartacea in associazione con l’ex direttore generale de Les Inrockuptibles. In ogni caso fa notare L’Express, Rue89 dovrebbe pareggiare a partire da questo trimestre. Mediapart ha invece fatto parecchio parlare di sé per gli scooppubblicati durante l’Affare Bettencourt: a seguito dell’inchiesta uscirà un libro L’Affaire Bettencourt. Un scandale d’Etat (L’affare Bettencourt. Uno scandalo di stato). Ricordiamo che nel giugno scorso Mediapart pubblicò delle registrazioni di discussioni della miliardaria Liliane Bettencourt dove si parlava di evasione fiscale e finanziamenti ai partiti politici: il nome di Eric Woerth, ex Ministro delle finanze e tesorie dell’Ump uscì a più riprese. «Quest’operazione ci permette di promuovere la nostra marca. Grazie alla nostra inchiesta il numero di abbonati supera ora le 40mila unità. Nel 2011 prevediamo di far rientrare i conti», dice Edwy Plenel, il direttore. Solo che il tutto è fatto a offerte ad un euro ad abbonamento, sostiene L’Express.fr. L’articolo si conclude annunciando che i quattro giornali si sono raggruppati in sindacato per poter accedere ai fondi per la stampa on line.
Ricordiamo infatti che dall’aprile di quest’anno i siti Internet in Francia hanno ottenuto lo statuto di éditeur en ligne (editore on line) che permette la quasi completa equiparazione con la stampa tradizionale: oltre all’abbattimento dell’Iva (dal 19,6 al 2,1%) permette l’esonero dalle tasse professionali e la possibilità di accedere ai fondi per la stampa.
Il dibattito si sposta on line
L’articolo non è passato, ovviamente, inosservato: a commentare direttamente sul sito de L’Express è Johan Hufnagel, directoire di Slate.fr. Hufnagel accusa l’articolo di imprecisioni e di confusione concettuale. «Com’è possibile paragonare dei media che hanno oltre cinquant’anni con altri che ne hanno al massimo tre? (Slate.fr è stato lanciato nel febbraio del 2009). (…) Per alcuni quotidiani le sovvenzioni pubbliche sono un vero e proprio business-model, per Slate non è neanche un modo per ridurre la concorrenza», commenta il direttore di Slate.fr, che dice che il suo giornale ha ottenuto una sovvenzione di 200mila euro su tre anni. La stessa cifra pare sia toccata anche a Rue89 e a Mediapart, su un totale di 20milioni di euro che di sovvenzione per la stampa on line.