I Verdi che non ci sono
I partiti verdi conoscono uan seconda giovinezza in tutto il mondo, ma non in Italia
Andrea Mollica analizza su Giornalettismo uno dei più interessanti fenomeni politici mondiali di quest’ultimo anno, e la sua estraneità al panorama italiano.
I partiti anti immigrazione sono i trionfatori delle ultime elezioni nel Vecchio Continente, ma c’è un altro movimento politico che è all’apice del suo consenso a livello mondiale. Gli ecologisti sono tra i grandi beneficiari dello smottamento elettorale dei partiti tradizionali, una risposta sostenibile e intellettuale al disarticolarsi delle grandi formazioni di massa. Con una grande eccezione, ilBelpaese. Dall’arrivo della crisi si è affermata una tendenza chiara a livello europeo, l’impetuosa crescita dei movimenti che mettono al primo punto la lotta all’immigrazione e lo scetticismo sull’integrazione con i nuovi arrivati nelle comunità occidentali, in primis gli islamici. Il boom della destra xenofoba ha parzialmente oscurato la netta avanzata delle formazioni ecologiste, che crescono non solo in Europa ma anche il altri Continenti, e spesso riportano sul fronte progressista voti in uscita dai partiti socialisti.
Il primo poderoso squillo dell’avanzata ecologista si è sentito nelle elezioni per il Parlamento europeo dell’anno scorso. Mentre la destra avanzava e la sinistra crollava verso minimi storici, il gruppo ecologista aStrasburgo riusciva ad ottenere il maggior incremento di seggi in termini percentuali. Particolarmente clamorosa l’avanzata dei Verdi francesi, che impattavano grazie ad un’alleanza con altre forze ambientaliste con i socialisti , da sempre il riferimento maggioritario della guache transalpina. L’anziano leader Cohn-Bendit registrava così il suo più grande successo, parzialmente confermato dalle successive regionali. Anche in altri Paesi del Nord Europa le forze ambientaliste ottenevano buoni risultati, che trovavano una replica nelle successive consultazioni nazionali. In Belgio, Svezia o Olanda i Verdi sono riusciti sempre ad avanzare, anche in presenza di un arretramento del campo progressista. Anche nel bipartitismo inglese gli ambientalisti si sono fatti notare, strappando per la prima volta ai laburisti la rappresentanza di un collegio uninominale, quello della modaiola Brighton.
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