Il referendum in Sudan potrebbe saltare
Nord e sud del paese non trovano un accordo sui requisiti elettorali, in ballo c'è il controllo sul petrolio
Il referendum previsto per gennaio in Sudan potrebbe saltare a causa delle tensioni fra i vari gruppi etnici che vivono nelle zone più ricche di petrolio del paese. Il voto è fissato per il prossimo 9 gennaio e se dovesse svolgersi regolarmente decreterà quasi sicuramente la secessione del sud. Lo stesso giorno gli abitanti del distretto di Abyei saranno chiamati a decidere attraverso un ulteriore voto a quale delle due nuove nazioni vorranno essere annessi. Abyei è una città di circa 50mila abitanti nella zona centromeridionale del Sudan ed è considerata di importanza strategica fondamentale perché situata in un’area ricchissima di giacimenti petroliferi. Nel maggio del 2008 fu quasi completamente distrutta in seguito agli scontri tra le forze dell’esercito di liberazione del sud (Sudan People’s Liberation Army) e quelle del governo centrale di Karthoum, che se ne contendono da sempre il controllo esclusivo.
Un rappresentante del governo di Karthoum, Dirdiri Ahmed, ha detto oggi che i negoziati in corso con le autorità del sud nella capitale etiope Addis Abbeba sono a un punto morto e che probabilmente il referendum di Abyei non potrà svolgersi come previsto il 9 gennaio: «Abbiamo deciso di trovare una soluzione alternativa al referendum», ha detto. Nord e sud non sono riusciti a trovare un accordo sul diritto di voto della tribù nomade dei Misseriah: le autorità del sud sostengono che non hanno diritto a votare perché non vivono stabilmente in quella regione e accusano il nord di volere truccare i risultati del referendum facendo confluire gran parte della tribù nomade verso Abyei apposta per le elezioni. I Misseriah considerano Abyei la loro casa e hanno già fatto sapere che saboteranno il referendum e ricorreranno alla violenza se non potranno votare.
Il Sudan è uno dei paesi più devastati dalle guerre civili. Alle vittime del conflitto in Darfur si sommano quelle delle guerre tra nord e sud del paese: dal 1983 al 2005, più di due milioni di persone morirono e quattro milioni furono costrette a lasciare le loro case. Il confine tra le due porzioni di territorio è tutt’ora conteso e le parti si accusano a vicenda di avere iniziato a schierare i soldati nelle sue vicinanze. A inizio ottobre il presidente della regione meridionale del Sudan, Salva Kiir, aveva chiesto al Consiglio di sicurezza dell’ONU di inviare e schierare delle forze di pace sul confine. Se a gennaio il referendum non ci sarà, o se i risultato saranno alterati, il conflitto sarà probabilmente inevitabile. Entrambe le parti hanno continuato ad armare i loro eserciti dal 2005 e quindi è probabile che lo scontro tra nord e sud sarà ancora più violento che in passato.