Gli scricchiolii del regime cinese
Ventiré ex alti funzionari fedeli al governo hanno diffuso una lettera online chiedendo riforme e democrazia
di Elena Favilli
Domani il Partito Comunista Cinese si riunirà per l’inizio della sua annuale assemblea plenaria. Il programma ufficiale prevede la discussione del nuovo piano economico quinquennale e l’assegnazione di alcuni nuovi incarichi, tra cui la promozione del vicepresidente Xi Jinping all’interno della Commissione Militare Centrale (il più alto organismo direttivo militare del paese), ultimo passo prima della sua probabile successione all’attuale presidente Hu Jintao. L’attesa è però su qualcosa che ufficialmente non viene riconosciuto dalle autorità di governo ma di cui negli ultimi mesi si è parlato sempre con maggiore insistenza: la possibile spaccatura all’interno del partito tra un fronte aperto alle riforme e uno fedele alla linea più conservatrice del regime.
Questa settimana – a sei giorni dal premio Nobel per la pace all’attivista condannato a undici anni di carcere Liu Xiaobo – ventritré veterani del partito hanno diffuso online una lettera aperta in cui denunciano la censura imposta dal governo e chiedono maggiori riforme, maggiore rispetto dei diritti e della Costituzione e maggiore libertà di stampa e di espressione. Il documento è stato subito oscurato dalle autorità, ma alcuni siti sono comunque riusciti a farlo circolare e centinaia di persone in tutto il paese hanno iniziato a sottoscriverlo.
Si tratta di un fatto molto rilevante perché stavolta la denuncia non è stata formulata da un gruppo di dissidenti o reduci di Tienanmen, ma da ex alti funzionari, giornalisti e accademici fedeli al governo e per questo ha acquistato un peso politico ancora più significativo. Nel documento si legge che la censura esercitata dal governo su internet è «uno scandalo nella storia mondiale della democrazia» e che «la mano nera del dipartimento centrale della propaganda è un potere occulto che viola la costituzione, ponendosi al di sopra del comitato centrale del partito».
I firmatari denunciano anche i paradossali tentativi del governo di censurare il suo stesso premier Wen Jiabao, che più volte negli ultimi mesi si è espresso in favore dell’apertura a riforme economiche e politiche e della libertà di espressione: «Che diritto ha il Dipartimento Centrale della Propaganda a censurare le parole del premier? Che diritto ha a derubare il nostro popolo del suo diritto a conoscere quello che il premier ha detto?». Il quotidiano canadese The Globe and Mail è riuscito a parlare con uno degli ex funzionari che hanno scritto la lettera: «C’è una fazione del partito che sta spingendo per l’approvazione di riforme politiche e personalmente credo che il potere di questa fazione non sarà ignorato: troppo spesso dall’esterno le persone pensano che il partito sia un blocco di ferro», ha detto Xiao Mo, ex capo del dipartimento dell’Accademia Cinese per le Arti. L’obiettivo dei firmatari, ha aggiunto, è sostenere il premier Wen Jiabao nel suo tentativo di aprire il regime alle riforme.
L’assemblea del partito arriva in un momento di particolare attenzione internazionale sulla Cina. Dopo l’assegnazione del premio Nobel a Liu Xiaobo anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ne ha chiesto ufficialmente la liberazione. Le autorità di Pechino hanno definito una «oscenità» la decisione di assegnare il premio a un «criminale» detenuto da oltre un anno, chiudendo quindi a qualsiasi possibilità di liberarlo. Anche la moglie di Liu Xiaobo, Liu Xia, è stata arrestata dalle autorità cinesi dopo avere fatto visita al marito in carcere subito dopo la notizia del Nobel. Al momento è segregata nel suo appartamento di Pechino senza la possibilità di fare telefonate e vedere persone, è riuscita solo a comunicare con qualche messaggio via Twitter confermando di avere incontrato il marito in prigione e di avergli dato la notizia del premio.