Stati Uniti, sentenza contro il “don’t ask don’t tell”
Un giudice federale ha stabilito la sospensione immediata della norma che vieta ai gay dichiarati di arruolarsi nell'esercito
di Elena Favilli
Un giudice federale americano ha stabilito con una storica sentenza che l’esercito non potrà più applicare il don’t ask don’t tell, la legge che consente a gay e lesbiche di arruolarsi nell’esercito a patto di tenere segreta la propria omosessualità.
Il giudice Virginia Phillips ha accolto la richiesta che era stata presentata da un gruppo che si batte per i diritti dei gay e ha deciso che l’esercito statunitense deve «immediatamente sospendere e interrompere qualsiasi indagine, espulsione, o provvedimento che possa essere stato preso applicando la norma del don’t ask, don’t tell». In una sentenza precedente il giudice aveva dichiarato incostituzionale la legge, perché in violazione del quinto emendamento della costituzione americana, ma non aveva ancora emanato un divieto permanente come quello di ieri. Il Dipartimento della Difesa americana avrà sessanta giorni di tempo per impugnare la sentenza e ricorrere in appello.
A fine settembre il senato era stato costretto ad accantonare il voto sull’abolizione del don’t ask don’t tell dopo avere verificato che sarebbero mancati i voti per l’approvazione definitiva. I Repubblicani avevano fatto ostruzionismo chiedendo che la votazione finale si tenesse soltanto quando il Pentagono avrebbe completato uno studio sugli effetti che l’abolizione del don’t ask don’t tell potrebbe avere sulle truppe e i cui risultati sono attesi per il primo dicembre. Il capo di stato maggiore Mullen e il ministro della difesa Gates si sono invece detti entrambi favorevoli all’abolizione della norma.
Nella sentenza – emessa dopo due settimane di processo nella corte di Riverside, in California – il giudice Phillips ha stabilito che la norma viola i diritti dei militari dell’esercito: «Inoltre, la legge non prevede nessun rimedio adeguato per prevenire le continue violazioni dei diritti dei membri dell’esercito e nessuna misura per compensare tali violazioni subite».
Dall’entrata in vigore della legge nel 1993, circa 13mila persone sono state allontanate dall’esercito a causa del loro orientamento sessuale. Nella maggior parte dei casi si è trattato di esclusioni seguite alla rivelazione volontaria da parte dei membri dell’esercito, ma i gruppi che si battono per i diritti dei gay denunciano che in molti casi la legge è stata usata come pretesto per liberarsi da colleghi indesiderati, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Lo scorso 25 settembre un’altra sentenza di una corte federale aveva ordinato di reintegrare nell’esercito il maggiore Margaret Witt, espulsa dall’aviazione americana nel 2006 dopo che l’ex marito della sua compagna aveva informato le autorità militari del suo orientamento sessuale.