Inizia oggi il recupero dei minatori cileni
A mezzanotte la capsula scenderà e preleverà il primo minatore dei 33 bloccati a 700 metri dalla superficie
Aggiornamento: MSNBC scrive che l’orario di inizio delle operazioni di recupero è stato anticipato, e dovrebbero iniziare alle 6 di pomeriggio ora cilena. Il primo minatore dovrebbe quindi risalire in superficie entro la mezzanotte.
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In Cile c’è grande attesa per questa notte, quando a mezzanotte una capsula d’acciaio scenderà i 622 metri del tunnel completato tre giorni fa e risalirà portando in superficie il primo dei 33 minatori che, se tutto andrà bene, nei prossimi due giorni torneranno ad abbracciare le proprie famiglie e metteranno fine agli oltre due mesi di isolamento nella miniera in cui sono rimasti intrappolati lo scorso 5 agosto.
Ogni tragitto della capsula durerà circa 30 minuti, e abbiamo già scritto quale sarà l’ordine di uscita dei minatori: prima i più capaci a dare indicazioni agli altri su come gestire eventuali problemi durante il percorso, poi i più anziani e gli ammalati e infine i più forti fisicamente e psicologicamente. Nelle scorse ore è stato effettuato un test sulla capsula trasportatrice (la Phoenix I), tutto è andato bene, e ora si stanno finendo di installare delle strutture in metallo in cima al tunnel per prevenire eventuali smottamenti. BBC scrive che circa un migliaio di giornalisti da tutto il mondo stanno arrivando per assistere all’evento, e che le mogli e le fidanzate dei minatori, accampate sulla superficie della miniera, contano le ore che le separano dai loro uomini scegliendo cosa indossare al momento dell’incontro.
Tra poche ore arriverà anche il presidente Sebastian Piñera, che dalla vicenda ha tratto anche un enorme beneficio politico. Nell’anno del suo bicentenario, la storia dei minatori ha unito il Cile come mai prima d’ora: i balconi sono pieni di bandiere cilene e l’atteggiamento ottimista e la presenza costante del presidente hanno portato le sue percentuali d’approvazione ai più alti valori di sempre. Il Cile è uscito nel 1989 da una lunga dittatura e il Washington Post scrive che, nel corso di questi vent’anni, il paese non ha mai ricevuto le attenzioni della comunità internazionale: non ha né un’economia forte né prodotti d’esportazione particolarmente celebri, non ha né una nazionale calcistica all’altezza di Brasile o Argentina né una popstar famosa a livello mondiale come la colombiana Shakira. La vicenda dei minatori, per quanto iniziata drammaticamente, ha quindi ridato vita alla nazione, che per la prima volta ha potuto dimostrare la propria forza e la propria determinazione.
In questi mesi, a parte qualche isolato caso di momentanea depressione, l’atmosfera nel rifugio dei minatori è stata positiva. Gli uomini regolavano il giorno e la notte usando l’illuminazione artificiale e passavano il tempo facendo esercizi, giocando a carte o a domino e parlando con le proprie famiglie. La stessa cosa, però, non è successa in superficie. Vivian Sequera di Associated Press ha scoperto una serie di “gelosie e rivalità” tra i familiari dei minatori, con cui è stato a lungo a stretto contatto.
«Qui la tensione è molto più alta che laggiù. Loro sono calmi» ha detto Veronica Ticona, la sorella del minatore 29enne Ariel Ticona.
Sequera scrive che in molti gli hanno confessato come i rapporti un tempo cordiali siano diventati, nell’arco dei due mesi, astiosi e conflittuali. I familiari hanno iniziato a discutere su chi dovesse prendere parte alle videoconferenze che si tenevano ogni fine settimana, chi dovesse ricevere le lettere e addirittura chi dovesse parlare ai media. A causa della situazione, il capo degli psicologi che hanno assistito i minatori ha deciso che, una volta usciti, i minatori potranno inizialmente incontrare da una alle massimo tre persone, scelte direttamente da loro stessi.