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  • Martedì 12 ottobre 2010

Serie tv, i migliori primi episodi

Ne abbiamo elencati dodici: a volte sono indicativi della bellezza della serie, a volte no

Il pilot è il primo episodio di una serie tv: il primo impatto del prodotto sul pubblico, la prima occasione in cui al pubblico è permesso di incontrare i personaggi e comprendere le loro storie. Porta sulle spalle la responsabilità di spiegare senza annoiare, di appassionare al punto da spingere gli spettatori a guardare l’episodio successivo, di stupire e affascinare assicurandosi così una fetta di pubblico fedele fin dalle prime battute. Spesso è proprio il pilot a decidere le sorti di una serie: non sono rari i casi in cui il rinnovo o la cancellazione di un titolo sono decisi in base agli ascolti del primo episodio. Salon qualche tempo fa ha steso una classifica dei dieci migliori, noi del Post non siamo d’accordo e vi proponiamo i nostri dodici preferiti. Due in più, per abbondare.

12. Glee
Forse non un pilot da top 10, ma indubbiamente quello che è riuscito, l’anno scorso, a generare più entusiasmo iniziale. Dopo anni a malsopportare serie su liceali noiosi, problematici e immersi in un eccesso di autocoscienza, Glee prometteva ironia, buona musica e una discreta dose di cattiveria. Il pilot racconta la rinascita del Glee Club, il coro della scuola, sotto la nuova direzione del professore Will Shuester e l’opposizione sfrenata dell’allenatrice delle cheerleader. I personaggi presentati sono divertenti, eccessivi, sopra le righe ed estremamente autoironici: col tempo si è rivelata l’ennesima serie mielosa e prevedibile, obbligata a dare una morale positiva a tutti i costi. Intendiamoci, fa ancora degli ascolti eccellenti. Secondo noi Ryan Murphy, il creatore della serie, doveva restare sull’idea originaria di farne semplicemente un film, perché il pilot è estremamente riuscito.

11. Flashforward
Siamo tutti d’accordo: la serie nata per raccogliere l’eredità di Lost è stata un fallimento assoluto e nessuno si è lamentato troppo quando la ABC ha deciso di chiuderla, alla fine della prima stagione, per gli ascolti troppo bassi. Ma tra un disastro e l’altro — esempi: la recitazione del protagonista Joseph Finnies, i cliché ripetuti nella sceneggiatura — il primo episodio brilla per potenza narrativa e visiva. L’aggancio iniziale è fulminante: per 2 minuti e 17 secondi tutti gli abitanti della Terra hanno un “black out” e vengono sbalzati nel futuro, sei mesi dopo, per poi tornare coscienti nel presente. Se l’innesco, tratto dal romanzo Avanti nel tempo di Robert J. Sawyer, è affascinante in sé e obbliga alla visione della seconda puntata, le immagini apocalittiche delle conseguenze del black out — ovvero uno svenimento collettivo di due minuti — sono inaspettate e davvero potenti. In tutto il mondo migliaia di incidenti stradali, aerei caduti e treni deragliati; milioni di persone morte, affogate in mare, sotto i ferri di un’operazione chirurgica o semplicemente cadendo dalle scale.

10. Studio 60 on the Sunset Strip
Siamo sul palco del più seguito e illustre programma di comicità, satira e varietà degli Stati Uniti, esplicitamente ispirato al Saturday Night Live. Wes Mendell, regista e principale autore dello show, a un certo punto sale sul palco e interrompe lo sketch in corso. Fa tornare gli attori dietro le quinte e avverte gli spettatori che lo spettacolo non sarà un granché. Il pubblico ride, pensa che la scena faccia parte del copione, ma si accorge presto che qualcosa non va. Mendell parte con una tirata sulla qualità penosa degli show televisivi e sulla pavidità dei network, mediocri, schiavi della pubblicità e terrorizzati dal rischio di poter offendere questo o quello. Quando la regia taglia la diretta è troppo tardi: Mendell sarà inevitabilmente licenziato. Giusto quel giorno però si insedia la nuova presidente della rete, la adorabile Jordan McDeere, che decide di affidare lo show a una coppia meravigliosa: un autore allontanato qualche tempo prima (interpretato da Matthew Perry ed esplicitamente ispirato alla vita dell’autore della sceneggiatura della serie, Aaron Sorkin) e il suo produttore esecutivo nonché migliore amico (Bradley Whitford, il Josh Lyman di The West Wing). Da lì parte una storia bella, divertente, sfaccettata e scritta in modo eccellente, quasi tutta giocata dietro le quinte dello show. La serie durerà una sola stagione, falcidiata dagli ascolti non all’altezza delle aspettative, ma è un gioiello vero.

9. Firefly
Una di quelle serie che, quando le racconti, la gente intorno storce il naso: un western ambientato nello spazio, però ci sono anche i pirati, però forse sono più banditi, e poi delle mutazioni genetiche che generano alcuni dei cattivi più inquietanti che la tv ci abbia mostrato, senza contare il sottotesto politico. La FOX, spaventata dai costi di produzione e convinta che la serie non avrebbe mai avuto successo, ha esercitato uno dei peggiori casi di mobbing su un prodotto televisivo: gli episodi sono stati trasmessi in disordine, senza alcuna forma di promozione e a diverse fasce orarie, per poi interrompere la produzione al quattordicesimo episodio. Per fortuna i cofanetti DVD ci hanno dato la possibilità di vedere la serie integrale, e nell’ordine corretto: il pilot, un doppio episodio che racconta in parte le origini dei protagonisti, ex combattenti dalla parte perdente in una fantascientifica guerra civile interplanetaria, ora reinventatisi pirati spaziali, e un po’ ci butta da subito nel vivo dell’azione, tra commerci illegali, dialoghi emozionanti, personaggi splendidi e una consistente dose di ironia. Una curiosità: nonostante tutti i quattordici episodi che compongono la serie siano di altissimo livello, nel 2004 la FOX decise di trasmettere come pilot “The Train Job”, che è unanimemente riconosciuto come l’episodio più debole. Una seconda curiosità: nonostante la trasmissione televisiva sia stata un flop, le vendite dei DVD sono state tali da permettere di realizzare un film conclusivo distribuito poi al cinema.

8. Lost
Tutti sappiamo come inizia Lost, e parlarne ora ci riporta ad una situazione precedente a viaggi nel tempo, mostri di fumo e articolati scontri tra scienza e fede. Il disastro aereo del volo Oceanic 815, in viaggio da Sydney a Los Angeles, ha dato inizio prima di tutto ad una storia di naufraghi, di sopravvivenza e di convivenza forzata tra individui con storie personali che, col tempo, scopriremo incrociate e sovrapposte. La ABC aveva ordinato qualcosa che potesse battere gli ascolti di Survivor, reality paragonabile (alla lontana) alla nostra Isola dei Famosi, imitandone il set tropicale e la spettacolarità: il pilot di Lost risente molto, e in positivo, di questa fonte di ispirazione. Ma fa di più: lascia intuire un sottotesto di misteri che ancora non superano come forza drammatica le storie personali dei protagonisti, ma che sono riusciti a catalizzare l’attenzione dello spettatore incollandolo allo schermo per sei interi anni. La conclusione è dibattibile, ma il pilot è un successo.

7. Battlestar Galactica
Se vogliamo considerare come pilot la miniserie introduttiva, in cui conosciamo i personaggi e assistiamo al genocidio del genere umano da parte dei cylon, rischiamo di trovarlo un po’ noioso. Ma il primo episodio della prima stagione, 33 minutes, è un piccolo capolavoro di tensione drammatica: la flotta di astronavi umane con a bordo i superstiti è in fuga dall’armata Cylon, che ogni trentatre minuti riesce a individuare le loro coordinate nello spazio e a sferrare un attacco. Conosciamo i personaggi in un momento concitato, svegli da giorni, drogati di farmaci e tesi in una lotta per la sopravvivenza apparentemente senza speranza. Una partenza fortissima per una delle serie più belle degli ultimi anni.


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6. Prison Break
Il grande classico della fuga di prigione reinterpretato tra complottismi di varia natura, enormi tatuaggi che celano contorte planimetrie, amore fraterno: Prison Break è la storia di Michael Scofield, ingegnere brillante e cittadino rispettoso delle leggi, che inscena una rapina pur di avere accesso al carcere in cui è detenuto suo fratello, nel braccio della morte per un omicidio che non ha commesso. Altro esempio di serie con una parabola qualitativa discendente, ma non si può negare che sia partita col botto.

5. Kings
Si sa: i canali via cavo possono permettersi di realizzare prodotti più lenti e sofisticati di quelli trasmessi dalle reti in chiaro. Kings, trasmesso l’anno scorso dalla NBC, è un’eclatante eccezione, infatti è stato cancellato dopo soli dodici episodi: tutti splendidi, e partiti con uno dei migliori pilot mai prodotti. Tutto, dalla scenografia ai dialoghi fino alla recitazione di un cast eccezionale è curato nel minimo dettaglio. La storia è quella del re Silas, che governa sull’immaginario regno di Gilboa, e di David, soldato di umili origini portato a corte dopo aver salvato la vita del principe ereditario.

4. 24
Sera, vigilia delle primarie del partito democratico in California. David Palmer è un giovane, brillante e carismatico senatore nero candidato alla presidenza. Il CTU — il Centro Antiterrorismo degli Stati Uniti — è convinto che possa essere vittima di un attentato nell’arco delle successive 24 ore, e per questo richiama in servizio l’agente Jack Bauer. La figlia di Bauer, Kim, è uscita con degli amici. Sua moglie è a casa, e a un certo punto andrà a cercarla. Inizia così il primo episodio della prima stagione di una delle poche serie tv degli ultimi anni in grado di introdurre un’innovazione formale — gli eventi procedono in tempo reale, minuto per minuto — che, insieme a una sceneggiatura perfetta, fulmina lo spettatore già dalla prima puntata e lo costringe ad avere bisogno fisico della seconda. E della terza. E della quarta.

3. Twin Peaks
Secondo molti Twin Peaks segna il momento di passaggio alla serialità televisiva di qualità. I suoi spettatori si sono interrogati per mesi sull’identità dell’assassino di Laura Palmer, seguendo percorsi narrativi intricati e spesso ai limiti dell’assurdo. E c’era già tutto nel pilot, a cominciare dall’irreprensibile apparenza della provincia americana che, appena scalfita dalle indagini per l’omicidio di una delle ragazze più popolari della cittadina, rivela un mondo di ipocrisia, vizio e criminalità. I personaggi sono tratteggiati alla perfezione già dalle prime battute, così come il contesto, erede in egual misura del cinema d’autore e del mondo delle soap opera.

2. The West Wing
Un pilot è un manuale impeccabile su come vadano presentati e introdotti i personaggi di una serie tv. In quaranta minuti Aaron Sorkin — senza che il pubblico se ne accorga troppo — delinea i caratteri dei cinque membri dello staff del presidente degli Stati Uniti e contemporaneamente aumenta di minuto in minuto l’attesa per l’apparizione dello stesso presidente; il tutto infilando nella storia temi politici particolarmente caldi come il rapporto con le istituzioni religiose. Il capolavoro arriva, ovviamente, proprio con l’entrata in scena del presidente, che in maniera incredibilmente naturale riesce a risolvere una situazione critica e allo stesso tempo a dichiararsi il “Dio” della serie. Avremmo voglia di spiegarvi come, ma vi rovineremmo la puntata.

1. Breaking Bad
“Sembra un film”: questa frase è ormai priva di senso, dal momento che spesso oggi le serie tv richiamano ancora più attenzioni dei film al cinema. Ma tre anni fa la situazione era diversa, e quella frase era la reazione più comune dopo i titoli di coda del pilot di Breaking Bad. I primi quaranta minuti mettono già tutto in campo: una recitazione straordinaria — una spanna sopra a quella della maggior parte delle altre serie — una regia matura e personale, un innesco a metà tra l’intensità drammatica di un Million Dollar Baby (un insegnante di chimica che, con un figlio disabile e un altro in arrivo, scopre di avere il cancro) e l’azione di uno Scorsese (l’insegnante decide di sintetizzare e vendere metanfetamine per lasciare denaro alla famiglia dopo la sua morte), il tutto ambientato ad Albuquerque, un’affascinante città fantasma sul confine con il Messico. Ok, Twin Peaks e The West Wing fanno parte dello stesso campionato, ma Breaking Bad ha una cosa che gli altri non hanno: va ancora in onda. Quindi, finché siete in tempo, guardatevi le tre stagioni andate in onda finora e mettevi in pari in tempo per la quarta.